In un settore dei pagamenti sempre più in fermento tecnologico e normativo, la domanda e i progetti delle grandi aziende stanno crescendo di conseguenza. Tra chi si è attrezzato per seguire questa evoluzione nel nostro Paese c’è sicuramente Pay Reply, società specializzata del Gruppo Reply nel mondo dei pagamenti, presente fin dal 2013. Come racconta Tiziana Natale, Partner Pay Reply “La nostra società è nata con una connotazione più orientata a un business di servizi. Più di recente, vista anche la velocità dei cambiamenti nel mondo dei pagamenti, abbiamo cercato di specializzarci su due gruppi specifici di clientela. I nostri clienti tipici sono infatti sia le istituzioni finanziarie in senso lato (banche, istituti di pagamento, Psp, AISP) sia le aziende che devono intervenire sulle esperienze di pagamento dei propri clienti, magari per ingaggiarli meglio da un punto di vista del marketing o farli pagare con strumenti diversi da quelli tradizionali”.
Competenze a 360 gradi
Ma come nasce l’esigenza di queste due categorie di soggetti di innovare le proprie soluzioni di pagamento digitale? Quasi sempre all’origine c’è un business case economico-finanziario, ovvero la necessità di ottenere con gli strumenti di digital payment dei maggiori ricavi o dei minori costi commissionali. “L’aspetto core per noi resta quello di mettere in piedi l’infrastruttura tecnologica sottostante, ma data la velocità dei cambiamenti ci stiamo attrezzando anche per diventare una boutique che copra tutto il processo: individuazione del business case, definizione delle esperienze d’uso e successiva realizzazione. Tutta questa catena deve essere estremamente ravvicinata: dal momento che le esigenze nei cambiamenti cambiano ogni sei mesi, tutte le capacità e le competenze devono essere concentrate in un unico gruppo di progetto. Noi ci stiamo dotando delle competenze necessarie per coprire questo ciclo a 360 gradi”.
Le banche puntano sul Cloud
Da un punto di vista tecnologico, questo significa per Pay Reply interfacciarsi con l’eredità dei sistemi legacy tipici di questo settore. Ma anche, sempre più spesso, sviluppare dei progetti basati sull’utilizzo del Cloud: “Il Business dei pagamenti è fortemente influenzato in tutte le sue componenti dalla tecnologia, sia per quanto riguarda la domanda che dal punto di vista architetturale. Sicuramente l’utilizzo del cloud in certi ambiti – in particolare tra il middleware e l’applicativo tradizionale – si sta rivelando un importante facilitatore: la nuvola assicura la possibilità di avere risorse disponibili in modo dinamico e un costo variabile. Sino a poco tempo fa, per realizzare progetti analoghi bisognava perlomeno organizzare batterie di server, con tutte le tempistiche del caso. C’è poi da dire che nell’ultimo anno e mezzo le istituzioni finanziarie hanno abbattuto le barriere psicologiche che avevano nei confronti del cloud. Fino all’inizio del 2019, infatti, i grandi progetti cloud non erano tipici delle banche, che al massimo adottavano un approccio sperimentale o su applicativi non core business. Ora il mondo del credito ha abbattuto questo limite piscologico affrontando progetti core con soluzioni cloud. Questa rivoluzione agevola i tempi di approvvigionamento logistico: in una settimana diventa possibile mettere in piedi un setup di progetto realmente assimilabile all’ambiente di produzione”.
Il ruolo dei wallet
Il cloud, però, non è l’unico cambiamento tecnologico che interessa i grandi progetti del mondo dei pagamenti. I dispositivi per la Smart Home, come Google Home o Alexa, stanno iniziando a spingere soluzioni di pagamento basate sulla biometria e persino sulla voce. Inoltre, il machine learning sta assumendo un ruolo crescente quando si parla di sicurezza o di antifrode. “Penso che il 2021 sarà l’anno dei wallet. In particolare dei cosiddetti Closed loop wallet brandizzati dai marchi, progettati per consentire il pagamento, ma che in questa fase di pandemia si stanno rivelando particolarmente utili per velocizzare il processo di checkout. Penso ad esempio al retail, dove questi wallet possono evitare il fenomeno delle code in cassa, grazie alla possibilità per il cliente di effettuare i pagamenti attraverso la scansione di un QR code via App. Una soluzione che, tra l’altro, è in grado di assicurare dei risparmi economici importanti”, evidenzia Natale.
L’impatto del Cashback
In Italia, in questi ultimi mesi, il tema della modernizzazione dei pagamenti è stato fortemente influenzato dal Programma Cashback e dal piano Italia Cashless: “ Nonostante le difficoltà e le modalità discutibili, il successo del programma è stato evidente: le maggiori banche nazionali hanno impiegato anni per arrivare ad avere 4-5 milioni di clienti on line, in un paio di mesi invece siamo arrivati a 15 milioni di utenti che trafficano con l’app I/O. Questo dinamismo ha delle conseguenze positive su tutti i provider e su tutti i soggetti che realizzano progetti in questo ambito: la domanda diventa inevitabilmente più dinamica, fosse solo per il fatto che chi ha delle soluzioni deve fare delle modifiche e degli adeguamenti, per essere in linea con la normativa”. In questo contesto, la strategia di Pay Reply per il prossimo futuro è chiara e punta con decisione sulle competenze: “Il mondo dei pagamenti è stato molto statico per decenni, poi ha conosciuto di recente una notevole accelerazione. In questo contesto manterremo sempre la nostra dimensione, cercheremo di distinguerci dalla concorrenza, che spesso ha puntato quasi esclusivamente sulle tecnologie innovative, guardando anche all’integrazione con le soluzione legacy. È importante avere anche queste competenze: servono persone che conoscano tutte le componenti architetturali coinvolte nel mondo dei pagamenti”, conclude Natale.