PSD3, OPEN FINANCE, EURO DIGITALE

Euro digitale: opportunità, sfide e l’importanza della programmabilità

Sondando l’euro digitale: tra potenzialità latenti e imminenti sfide, la non-programmabilità si rivela decisiva nella proposta Commissione Europea sull’euro valuta digitale

Pubblicato il 12 Lug 2023

Roberto Garavaglia

Innovative Payments and blockchain Strategic Advisor

Euro digitale
Roberto Garavaglia

L’introduzione di un possibile euro digitale segna un punto di svolta significativo nella politica monetaria dell’Unione Europea. Con la proposta di regolamento sull’euro digitale diffusa il 28 giugno 2023, la Commissione Europea stabilisce un percorso per la sua attuazione, delineando importanti implicazioni sia per i cittadini che per le imprese.

Notabilmente, la proposta specifica che l’euro digitale non sarà una valuta programmabile, sollevando una serie di interrogativi fondamentali.

In questo contributo, inserito nello speciale editoriale “PSD3, OPEN FINANCE, EURO DIGITALE“, esploreremo in dettaglio l’idea di un euro digitale come valuta di pagamento, esaminando il regolamento proposto dalla Commissione.

Discuteremo inoltre il concetto di pagamenti programmabili e moneta programmabile, investigando i potenziali casi d’uso che potrebbero emergere se l’euro digitale fosse programmabile, così come le opportunità e le sfide che ne potrebbero derivare.

Infine, rifletteremo sulle conseguenze che potrebbero derivare dalla mancata inclusione della programmabilità nell’euro digitale, e come ciò potrebbe influenzare il processo di digitalizzazione dell’economia europea.

Un euro digitale come valuta di pagamento

L’introduzione di un euro digitale rappresenta un’opportunità significativa per modernizzare l’infrastruttura finanziaria europea. Questa nuova forma di moneta non mira a sostituire il contante, ma piuttosto a fornire un’alternativa alle attuali soluzioni di pagamento digitale basate su carte. Ciò potrebbe offrire ai cittadini e alle imprese un’opzione di pagamento più versatile e inclusiva.

L’euro digitale, essendo una forma di moneta pubblica, potrebbe garantire un accesso più ampio e democratico ai servizi finanziari. A differenza delle carte di credito e di debito, che richiedono l’intermediazione di banche e società di carte di credito, un euro digitale potrebbe essere accessibile a tutti, indipendentemente dal loro status finanziario o dalla loro posizione geografica. Ciò potrebbe contribuire a ridurre la disparità finanziaria e a promuovere l’inclusione finanziaria.

Inoltre, l’euro digitale potrebbe offrire una maggiore sicurezza e resilienza rispetto alle soluzioni di pagamento private. Essendo emesso e regolato dalla Banca centrale europea, l’euro digitale sarebbe protetto dalle fluttuazioni del mercato e dalle crisi finanziarie che possono colpire le società private. Inoltre, potrebbe offrire una maggiore protezione contro frodi e attacchi informatici.

L’introduzione di un euro digitale, tuttavia, comporta anche delle sfide.
È necessario garantire la privacy e la sicurezza dei dati degli utenti, gestire i rischi di cyber sicurezza e assicurare che la transizione verso l’euro digitale non escluda coloro che sono meno abili nell’uso della tecnologia. Queste questioni richiederanno un attento esame e una regolamentazione adeguata.

Il regolamento sull’euro digitale… a colpo d’occhio

Scopo di questa sezione dell’articolo è fornire una rapida panoramica delle specifiche del progetto dell’euro digitale, delineando le sue funzionalità, i suoi obiettivi e le sue implicazioni per i cittadini e le imprese dell’Unione Europea.

Per agevolare la lettura abbiamo evinto in 10 punti essenziali la proposta di regolamento diffusa il 28 giugno 2023.

  1. Creazione ed emissione
    L’euro digitale sarà una passività delle banche centrali verso gli utenti[1], che dovranno stabilire una relazione contrattuale con i fornitori di servizi di pagamento per aprire conti di pagamento in euro digitale[2].
  2. Regolamentazione e supervisione
    La moneta digitale sarà regolata secondo la nuova Direttiva sui Servizi di Pagamento (PSD3)[3]. Inoltre, specifiche autorità competenti saranno incaricate di monitorare l’attuazione e l’osservanza del regolamento relativo all’euro digitale.
  3. Corso legale
    L’euro digitale avrà status di corso legale, con obbligo di accettazione da parte dei beneficiari, salvo eccezioni.
  4. Esenzioni
    Vi sono eccezioni all’obbligo di accettare l’euro digitale per soggetti come le microimprese e le entità no-profit, se l’accettazione di metodi di pagamento digitali comparabili risulta sproporzionata.
  5. Distribuzione
    Banche e altri fornitori di servizi di pagamento (PSP) avranno un ruolo chiave nella distribuzione dell’Euro Digitale a individui e imprese.
  6. Pagamenti e EUDI wallet
    L’Euro Digitale potrà essere gestito tramite strumenti esistenti o un wallet dedicato offerto dalla BCE, con possibile integrazione con l’EUDI Wallet europeo[4].
  7. Transazioni online e offline
    L’euro digitale potrà essere utilizzato per transazioni sia online che offline, garantendo un’ampia accessibilità.
  8. Commissioni e privacy
    Le commissioni sono regolate, mentre la privacy è garantita a un livello simile a quello del contante.
  9. Prevenzione del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo
    Limiti di transazione e detenzione sono previsti per prevenire il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo.
  10. Limiti, inclusività e stabilità
    L’euro digitale non produrrà interessi e sarà soggetto a limiti per preservare la stabilità finanziaria. Il suo design garantirà l’inclusività per diverse categorie di utenti.

Il destino dell’euro digitale

Nonostante la pubblicazione della proposta di regolamento possa far pensare a un imminente lancio dell’euro digitale, la realtà è che siamo ancora lontani da quel giorno. Il progetto, avviato nel 2021, si trova attualmente nelle fasi di studio e analisi.

I risultati dei primi test, che serviranno a chiarire i dettagli dell’euro digitale, non verranno pubblicati prima della fine del 2023. Solo allora, sarà disponibile un documento che valuterà la potenziale soluzione e la sua strutturazione. Questo sarà un passaggio cruciale per delineare il futuro dell’euro digitale, ma non sarà l’ultimo.

Infatti, solo se questa fase di valutazione e sperimentazione avrà successo, verrà avviata la successiva, quella dell’implementazione. Questo è un processo complesso che necessita di un’attenta pianificazione, e secondo le prime stime della task force della Banca Centrale Europea, non potrebbe concludersi prima del 2026.

L’impatto della mancata inclusione della programmabilità nell’euro digitale

In attesa di capire se e quando si potrà avere un euro digitale, vogliamo ora soffermarci su uno degli aspetti più delicati della proposta di regolamento: la non programmabilità della valuta digitale di banca centrale.

Scopo di questa sezione del contributo è stimolare una riflessione sulle concrete opportunità che un euro digitale potrebbe (ovvero dovrebbe ?) avere, laddove ne fosse prevista la possibilità di programmazione e, per contro, quali debolezze potrebbe comportare nel processo di digitalizzazione dell’economia europea, un suo impedimento.

L’euro digitale non è programmabile

The digital euro shall not be programmable money”; questa affermazione che compare all’articolo 24, comma 2 della proposta di regolamento, viene preceduta da una considerazione (nelle note di accompagnamento del dispositivo comunitario), secondo cui  “L’euro digitale non sarebbe una moneta programmabile e non potrebbe quindi essere utilizzato per limitare la spesa o indirizzarla verso beni o servizi specifici: in quanto forma digitale della moneta unica, dovrebbe essere completamente fungibile.”

Per comprendere gli impatti che tale decisione può avere sul futuro dell’eventuale euro digitale, è necessario procedere con ordine, condividendo alcune definizioni e proponendo talune considerazioni.

Iniziamo, dunque, con l’offrire una spiegazione del significato di “pagamenti condizionali”, una macrocategoria nella quale ricadono sia i “pagamenti programmabili” sia la cosiddetta “moneta programmabile”.

Cosa sono i pagamenti condizionali

I pagamenti condizionali rappresentano un’innovazione fondamentale nell’ambito dell’economia digitale; si caratterizzano per la loro natura programmatica e possono anche seguire una logica intrinseca predefinita, basata sugli attributi della valuta digitale stessa.

In sostanza, i pagamenti condizionali sono trasferimenti di denaro per i quali le condizioni vengono specificate in anticipo, e non impostate ad hoc durante il processo di pagamento.

Un approccio alternativo alla verifica centralizzata dei pagamenti viene abilitata dall’uso combinato di smart contract[5] e Distributed Ledger (DLT)[6], ossia tecnologie basate su registri distribuiti che consentono l’esecuzione automatizzata di transazioni di pagamento, nel rispetto di una governance (più?) decentralizzata

Smart contract e blockchain

I cosiddetti “smart contract” sono programmi informatici che operano su DLT. La loro esecuzione vincola automaticamente due o più parti in base a parametri precedentemente determinati.

Nonostante il nome, i “contratti” non devono essere intesi in senso legale. Spesso, gli smart contract eseguono semplicemente accordi che due parti hanno concluso in precedenza.

L’uso di blockchain[7], una sottoclasse delle DLT, è fondamentale per l’esecuzione di smart contract, poiché consente di registrare le transazioni in modo efficiente e permanente. Attraverso la blockchain, l’accordo contrattuale concordato da entrambe le parti può avere luogo indipendentemente e senza intervento umano.

Differenze fra pagamenti programmabili e moneta programmabile

Anche le tecnologie di pagamento tradizionali possono abilitare la “programmabilità” dei pagamenti (sottolineiamo dei “pagamenti”, non della moneta). Tuttavia, il loro utilizzo per l’automazione dei medesimi presenta uno svantaggio fondamentale: il processo di pagamento e quello di liquidazione di una transazione rimangono separati. Inoltre, il coinvolgimento di intermediari terzi, nel ruolo di coloro che, per usare una definizione di chi scrive, operano come “datori di fiducia”, comporta costi aggiuntivi e rischi di insediamento.

In sintesi, dunque, intendiamo con “pagamenti programmabili” la possibilità offerta di programmare l’esecuzione di un pagamento al verificarsi di certune condizioni, il rispetto e il monitoraggio delle quali avviene esternamente alla blockchain, prevedendo — talora — il ricordo a intermediari terzi.

Con “moneta programmabile”, invece, ci riferiamo alla possibilità tecnicamente insita in una valuta digitale di essere programmabile, sulla base di una logica intrinseca predefinita ancorata agli attributi della valuta digitale stessa.

Pagamenti programmabili con sistemi di pagamento tradizionali

I sistemi di pagamento tradizionali, basati su strumenti di pagamento esistenti come addebiti diretti, bonifici o pagamenti istantanei, richiedono che pagatori e beneficiari si conoscano e siano identificabili tramite IBAN.

L’impiego di tali strumenti permette di soddisfare esigenze di programmabilità semplici, in quanto richiedono solo un’esecuzione tempestiva senza dover soddisfare condizioni complesse.

Tuttavia, per la moneta programmabile, tali sistemi e strumenti si rivelano inadeguati.

I sistemi di pagamento convenzionali, a onor del vero, potrebbero però essere combinati con Applicazioni Decentralizzate (Dapp) basate su smart contract, tramite un “trigger”: un ponte tecnologico che funge da sistema di esecuzione del contratto.

Questo trigger permette alla Dapp di avviare un pagamento nel sistema di pagamento convenzionale passando le informazioni necessarie. In tal caso, è opportuno rimarcarlo, i pagamenti condizionali avverrebbero al di fuori dell’infrastruttura di pagamento, e dovrebbero fare affidamento su API web, che a loro volta avvierebbero un pagamento basato su strumenti tradizionali come, ad esempio, i bonifici o i bonifici istantanei.

L’impiego di moneta programmabile come “Cash-on-Chain”

La moneta programmabile può essere efficacemente impiegata nelle transazioni di pagamento per lo scambio di asset, titoli o altri beni. Queste transazioni si inscrivono in due macro-tipologie di procedure chiamate:

  • Cash-on-Delivery (CoD), che descrive una transazione in cui il pagamento di un bene o servizio viene effettuato quando il bene o servizio viene consegnato;
  • Delivery-versus-payment (DvP), che descrive un tipo di transazione concernente titoli dove il pagamento in contanti deve essere effettuato prima o durante la consegna.

Il Cash-on-Delivery stabilisce che le merci devono essere pagate al momento della consegna, altrimenti vengono restituite al venditore. Delivery-versus-Payment è un accordo per cui i titoli vengono consegnati all’acquirente solo dopo che il pagamento e stato effettuato.

Le caratteristiche di programmabilità di una moneta digitale come potrebbe essere, laddove se ne prevedesse l’opportunità d’impiego, un euro digitale, consentirebbero un uso a titolo di Cash-on-Chain (ossia contante tokenizzato) e potrebbero rappresentare un’ottima opportunità negli utilizzi congiunti agli NFT[8], laddove utilizzati come moneta di scambio nell’esecuzione di un qualsiasi negozio giuridico:

  • in una logica Cash-on-Delivery, per gli NFT che rappresentano beni immateriali (per esempio un brano musicale o un’opera d’arte digitale programmabile);
  • in una logica Delivery-versus-Payment, per gli NFT che rappresentano un bene materiale per cui è previsto che l’acquirente riceva anche il bene fisico di cui è stata fatta la tokenizzazione.

Casi d’uso supportati da un euro digitale programmabile

Riportiamo a titolo prettamente esemplificativo e non esaustivo alcuni casi d’suo emergenti per i quali un euro digitale, laddove fosse programmabile, potrebbe rappresentare un’ottima soluzione.

Abilitazione dei pagamenti M2M (Machine-to-Machine)

Macchine dotate di sensori IoT (Internet of Things) potrebbero essere abilitate tramite algoritmi a pagare per prodotti o servizi (ad esempio: manutenzione predittiva delle macchine, forme cooperative decentralizzate di produzione, ecc.).

Automazione dei pagamenti basata sulla consegna

La programmabilità dei pagamenti con smart contract e NFT può creare nuove opportunità per la commercializzazione dei diritti di proprietà intellettuale.

La rivendita di opere d’arte digitali può innescare pagamenti all’artista molto tempo dopo che l’artista ha venduto l’opera d’arte al primo acquirente.

Nel commercio internazionale, la consegna di una lettera di credito digitale potrebbe innescare automaticamente il pagamento per i beni con denaro digitale in un conto deposito.

Pooling di dati

La programmabilità di un euro digitale potrebbe supportare la Strategia dei Dati dell’Unione Europea come strumento di retribuzione, sostenendo i trasferimenti di dati tramite smart contract. Combinando in un’unica operazione i trasferimenti di dati e il software che li accompagna con un euro digitale, potrebbero essere abilitati e finanziati nuovi casi d’uso per l’apprendimento automatico federato.

Combinazione di pagamenti con la segnalazione fiscale

La programmabilità di un euro digitale potrebbe innovare i pagamenti dell’IVA e combinarli con la segnalazione ai fini fiscali.

Un commerciante potrebbe accettare di aderire a un sistema automatizzato di regolamento dell’IVA. Il sistema potrebbe essere implementato in vari modi. I commercianti potrebbero automatizzare i loro pagamenti IVA e i governi potrebbero automatizzare i rimborsi.

Atomic swap

Titoli, utilities, certificati e valute tokenizzate possono essere scambiati “atomicamente”, il che significa che ciascuna delle fasi della transazione (per quanto complessa) viene eseguita simultaneamente e indissolubilmente.

Quando una parte di una transazione viene regolata su DLT, una parte in contanti o, più propriamente “cash-on-chain”, dovrebbe essere parimenti eseguita su DLT.

In generale, un euro digitale faciliterebbe tali soluzioni; in particolare, i principi IOSCO richiedono che le regolazioni dei titoli avvengano in denaro della banca centrale. Una parte in contanti di una transazione di titoli su DLT richiederebbe quindi un euro digitale compatibile con DLT.

Alcuni test sono già in corso con successo in diverse grandi giurisdizioni (ad esempio il  Progetto Jura[9]), coinvolgendo banche centrali e banche non denominate in euro.

Alternative per la moneta programmabile

In alternativa all’euro digitale, qualora questo non potesse effettivamente essere usato come moneta programmabile, vi sarebbero (rectius vi sono) soluzioni che ne compenserebbero il limite, non senza, tuttavia, l’esposizione di rischi importanti che vanno debitamente considerati.

Gli stablecoin

Un approccio alternativo per ottenere la programmabilità della moneta consiste nell’uso di criptovalute stabilizzate, note come stablecoin, che non sono emesse da una banca centrale ma sviluppate e distribuite da organizzazioni e entità private.

Tuttavia, gli stablecoin presentano preoccupazioni significative per la stabilità finanziaria. A causa della limitata capacità delle entità private di emettere stablecoin e garantire la liquidità, rispetto alla capacità delle banche centrali, l’emergenza degli stablecoin può difficilmente essere paragonata ai potenziali benefici di stabilità che possono essere raggiunti con un’alternativa di moneta di banca centrale tokenizzata.

I depositi bancari tokenizzati

Un altro approccio per la programmabilità è offerto dai depositi bancari commerciali tokenizzati.

Le banche commerciali, in quanto entità private, possono emettere token utilizzabili per transazioni con smart contract. La tokenizzazione può agire come un cambiamento radicale per l’economia europea, consentendo l’adattamento di nuove tecnologie, la digitalizzazione dei processi aziendali e la creazione di nuovi modelli di business.

Tuttavia, rispetto alla valuta emessa dalle banche centrali, le soluzioni private comportano un rischio di credito, sono inclini alla concentrazione e a una minore concorrenza a causa dell’esistenza di effetti di rete, sono quindi più suscettibili a guasti operativi su larga scala e non sono completamente inclusive.

Le ragioni per non rendere programmabile l’euro digitale

Nei precedenti paragrafi abbiamo spiegato cosa sono i pagamenti condizionali, chiarendo le differenze fra pagamenti programmabili e moneta programmabile. Si è altresì offerta una breve disamina delle opportunità che arriderebbero al processo di digitalizzazione dell’economia, laddove si avesse un euro digitale programmabile. Infine, abbiamo illustrato le possibili alternative, dando conto delle debolezze e dei rischi.

Ora riprendiamo l’analisi della proposta di regolamento per un euro digitale, presentata il 28 giugno scorso, e delineiamo i punti in cui appare del tutto evidente come la Commissione voglia rimarcare la non programmabilità della valuta digitale di banca centrale.

Obiettivo di questa sezione del contributo è riflettere sulle ragioni per cui tale scelta sia stata fatta, commentandone le assunzioni che, talora, appaiono fra di loro contrastarsi.

Programmabilità vs. fungibilità

L’argomento della programmabilità dell’euro digitale è un tema di rilevanza cruciale per le sue implicazioni sull’uso pratico e sulla natura della moneta digitale stessa. La Commissione, nelle sue comunicazioni, ha insistito sulla non programmabilità dell’euro digitale, ponendo l’accento sul fatto che non dovrebbe avere restrizioni intrinseche, come condizioni di spesa predefinite, e dovrebbe essere completamente fungibile.

Tuttavia, questi punti sollevano alcuni interrogativi importanti relativi alla tecnologia sottostante e al concetto di fungibilità.

La tecnologia sottostante all’euro digitale

La programmabilità dell’euro digitale (riteniamo di averlo ampiamente chiarito nei precedenti paragrafi di questo contributo) è un aspetto che dipende in larga misura dalla tecnologia sottostante.
La programmabilità è uno degli attributi fondamentali delle criptovalute basate su blockchain o su DLT, che permette di impostare certe condizioni per le transazioni.

Orbene, nel contesto delle comunicazioni della Commissione, non è chiaro come l’euro digitale potrebbe essere esente da questa caratteristica senza fare alcun riferimento alla tecnologia che lo rende possibile. Ciò fa sorgere dubbi sulla “praticabilità” di tale affermazione, poiché le limitazioni tecniche possono avere un impatto significativo sulle possibilità di programmazione dell’euro digitale.

Il rischio di perdere la fungibilità dell’euro digitale

In secondo luogo, il concetto di fungibilità della moneta digitale di banca centrale non dovrebbe essere messo in discussione se l’euro digitale fosse programmabile.

La fungibilità si riferisce alla proprietà di uno strumento finanziario di essere intercambiabile con altri strumenti finanziari dello stesso tipo. Se l’euro digitale fosse programmabile, ciò non significherebbe necessariamente che non sarebbe fungibile.

Anche se la moneta programmabile può avere certe restrizioni, questo non la rende meno intercambiabile. Le unità dell’euro digitale programmabile sarebbero comunque fungibili tra di loro, poiché le loro caratteristiche sarebbero definite a livello di programmazione.

Chi non potrebbe programmare l’euro digitale

Ampliando l’analisi sulla non programmabilità dell’euro digitale, emergono ulteriori punti di riflessione.

Le comunicazioni della Commissione Europea suggeriscono che l’euro digitale non sarà programmabile dalle autorità pubbliche. Questo significa che né la Banca Centrale Europea, né altre autorità pubbliche avrebbero il potere di definire restrizioni sull’uso dell’euro digitale.

Tuttavia, rimane aperta la questione se enti privati, come le banche commerciali, avrebbero la possibilità di programmare l’euro digitale. Non viene fornito alcun dettaglio specifico in merito e la questione rimane aperta per un ulteriore dibattito.

L’opportunità che enti privati possano programmare l’euro digitale avrebbe profonde implicazioni per il suo funzionamento, la sua accessibilità e la sua adozione da parte degli utenti.

Una fungibilità condizionata al rispetto delle regole

In merito alla fungibilità di una moneta programmabile come l’euro digitale, si potrebbe argomentare che la sua fungibilità sarebbe limitata dal rispetto delle regole scritte nello smart contract.

Tuttavia, è importante ricordare che ciò non implica necessariamente restrizioni sulla fungibilità dell’euro digitale in generale. Se l’euro digitale non fosse utilizzato come moneta programmabile, non ci sarebbero restrizioni sulla sua fungibilità. Questo significa che, a meno che non vengano imposte restrizioni specifiche tramite la programmazione nei soli casi d’uso che potrebbero avvalersi della sua programmabilità, l’euro digitale rimarrebbe completamente fungibile.

Considerazioni finali

In conclusione, la posizione della Commissione Europea sulla non programmabilità dell’euro digitale solleva questioni importanti e complesse, sottolineando la necessità di una maggiore chiarezza e di un dialogo più profondo sul tema.

L’interazione tra programmabilità e fungibilità, il ruolo degli enti privati e la tecnologia sottostante alla moneta digitale sono tutti elementi fondamentali per comprendere come l’euro digitale potrebbe evolvere e funzionare nella pratica.

Il divieto di programmabilità dell’euro digitale può comportare una perdita di opportunità. La programmabilità offre potenzialmente una serie di vantaggi, come una maggiore efficienza nelle transazioni, la possibilità di automatizzare i pagamenti in base a determinate condizioni e un livello di trasparenza più elevato. Privarsi di queste funzionalità potrebbe limitare la gamma di utilizzi dell’euro digitale e renderlo meno competitivo rispetto ad altre forme di denaro digitale.

Ciò è particolarmente rilevante nel contesto della concorrenza con gli stablecoin, che possono essere emessi da enti privati nel territorio dell’Unione Europea secondo il regolamento MiCa già da giugno 2024. Questi stablecoin, in molti casi, potrebbero essere programmabili, offrendo un insieme di funzionalità che l’euro digitale, nella sua formulazione attuale, non sarebbe in grado di eguagliare.

Inoltre, ci potrebbe essere una sfida significativa dalle altre Central Bank Digital Currencies (CBDC), molte delle quali stanno esplorando attivamente l’implementazione della programmabilità. Se queste CBDC programmabili fossero lanciate, potrebbero fornire vantaggi che l’euro digitale, nella sua attuale configurazione non programmabile, non può offrire.

Nonostante queste preoccupazioni, l’obiettivo finale dovrebbe rimanere la creazione di un euro digitale che possa servire in modo efficace le esigenze dei cittadini europei e dell’economia dell’Unione Europea. In ogni caso, l’importanza di questi aspetti richiede un dialogo aperto e continuo tra tutte le parti interessate per assicurare la massima efficacia dell’euro digitale.

Rimane quindi la questione: in uno scenario globale in cui la programmabilità delle monete digitali può rappresentare un elemento di forte competitività, sarà l’Unione Europea in grado di mantenere l’euro digitale al passo con l’evoluzione tecnologica e le esigenze del mercato, pur mantenendo i suoi principi di fungibilità e indipendenza dalle autorità pubbliche?

L’interrogativo rimane aperto, una domanda a cui le future decisioni e strategie dell’Unione Europea dovranno necessariamente rispondere.


NOTE

[1] L’euro digitale sarà un debito diretto della Banca Centrale Europea o delle banche centrali nazionali nei confronti degli utenti di euro digitali.

[2] L’euro digitale verrà emesso  per un importo pari al valore nominale del corrispondente debito sul bilancio consolidato della Banca Centrale Europea e delle banche centrali nazionali degli Stati membri la cui moneta è l’euro.

[3] L’attuale direttiva sui servizi di pagamento è la direttiva (UE) 2015/2366, altresì nota come PSD2. Il processo di revisione della direttiva ha portato la Commissione europea a proporre, in data 28 giugno 2023, una nuova proposta di direttiva sui servizi di pagamento, accompagnata da un regolamento di attuazione.

[4] Gli EUDI wallet sono previsti nella proposta di regolamento c.d. “eIDAS2” che modifica il Regolamento (UE) n. 910/2014 per quanto riguarda l’istituzione di un quadro per un’Identità Digitale Europea.

[5] Insieme di istruzioni espresse in linguaggio informatico e visibili a tutti, eseguite automaticamente su una blockchain al verificarsi di predeterminati eventi. Una volta attivato lo smart contract, la sua esecuzione e garantita e non arrestabile. In alcune piattaforme uno smart contract e anche in grado di ricevere e inviare transazioni.

[6] Una DLT è una tecnologia in cui tutti i nodi di una rete possiedono la medesima copia di un database che può essere letto e modificato in modo indipendente dai singoli nodi. Nelle tecnologie basate sui registri distribuiti le modifiche

al registro vengono regolate tramite meccanismi di consenso che permettono di raggiungere un’intesa sulle varie versioni del registro, nonostante vengano aggiornate in maniera indipendente dai partecipanti della rete.

[7] La blockchain è un protocollo (o tecnica) che caratterizza alcune architetture implementate sui registri distribuiti, dove il registro è strutturato in blocchi di transazioni validate, concatenati gli uni agli altri mediante l’impiego di tecniche crittografiche e meccanismi di consenso distribuito basati su criptoasset.

[8] NFT (Non-Fungible Token) è un “gettone digitale” impiegato per rappresentare un bene materiale o immateriale, la cui unicità e autenticità sono assicurate tramite l’impiego della crittografia e della tecnologia basata sui registri distribuiti. Il bene analogico viene rappresentato nel suo valore d’origine, permettendo la realizzazione di un surrogato digitale immune al rischio di replica.

[9] Jura esplora il trasferimento diretto delle valute digitali delle banche centrali all’ingrosso (wCBDC) in euro e in franchi svizzeri tra le banche commerciali francesi e svizzere su un’unica piattaforma DLT gestita da una terza parte. Le transazioni di asset tokenizzati e di valuta estera sono regolate in modo sicuro ed efficiente utilizzando meccanismi di di Delivery-versus-Payment (DvP) e Payyment-versus-Payment (PvP). L’esperimento è condotto in un contesto di near-real setting, utilizzando transazioni di valore reale e rispettando gli attuali requisiti normativi. Si tratta di una collaborazione pubblico-privata che coinvolge la Banque de France, il BIS Innovation Hub Swiss Centre, la Banca Nazionale Svizzera e un consorzio del settore privato.

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