In un report dal titolo ‘Global Perspective on Retail: Online Retailing’, Cushman & Wakefield fornisce un’interessante fotografia dello stato dell’e-commerce nel mercato del commercio al dettaglio, e di come le imprese del settore stanno gestendo l’integrazione del canale online con i negozi fisici. Dall’analisi, il Regno Unito emerge come il mercato di online retailing più avanzato, seguito da USA, Germania, Francia, Paesi Bassi e Sud Corea.
Quanto all’Italia, il report conferma l’immagine di un Paese dalle grandi possibilità, ma che non riesce in gran parte a concretizzarle: al 10° posto mondiale come dimensioni potenziali del mercato, l’Italia precipita al 28° come capacità infrastrutturale di supportare l’online retail. Altra contraddizione tra la spesa italiana in online retail reale del 2012 (12° posto mondiale con 5.725 milioni di dollari), e quella pro-capite (27° posto). L’Italia risulta debole su tutti i fattori abilitanti, tranne il numero di abbonamenti telefonici pro-capite (4° posizione mondiale): siamo oltre il ventesimo posto per networking readiness, numero di abbonamenti internet, performance logistiche, infrastrutture energetiche, numero di carte di credito, cybersicurezza.
Se l’Italia riuscisse a risalire la china, potrebbe capitalizzare un mercato di online retail che vale il 4% del retail totale, ma cresce sensibilmente di più (18%). Lo scenario, spiega il report, vede l’affermarsi di un commercio al dettaglio multicanale in cui le imprese di maggior successo riescono a combinare un’attività online che permette di personalizzare al meglio prodotti, servizi e offerte al cliente, con una rete di negozi insostituibile nel permettere l’accesso fisico al prodotto e una ‘customer experience’ sempre più coinvolgente.