Alessandro Longo
L’obbligo per negozi, commercianti e professionisti di accettare pagamenti elettronici via bancomat fa passi avanti, ma con ritardi e tentennamenti. Il problema di fondo non è tanto che quest’obbligo ha ormai, ufficialmente, mancato la data d’avvio prevista dal decreto Sviluppo bis di ottobre 2012, cioè il primo gennaio 2014. Un ritardo, per una rivoluzione di tale portata, era dopotutto da mettere in conto. Il vero problema è più sostanziale: il “puzzle” dei decreti attuativi e degli interessi in gioco è così complicato che potrebbe richiedere anni per essere risolto. Non per niente siamo del resto il Paese che è riuscito a far slittare di quattro anni il decreto attuativo sulla fatturazione elettronica.
Oppure – ed è l’ipotesi al momento più verosimile – l’obbligo potrebbe effettivamente scattare già da quest’anno, ma senza di fatto essere efficace, poiché mancano le sanzioni per commercianti, esercenti e professionisti che non lo rispetteranno. La situazione ad oggi è la seguente: «La palla è nelle mani di Banca d’Italia, che deve dare un parere su una bozza di decreto attuativo Mise-Mef», fanno sapere al nostro sito dagli uffici competenti presso il Mise (Ministero dello Sviluppo Economico). Il decreto dovrà poi tornare al Mef (Ministero dell’Economia e Finanza) per la firma.
Non ha fatto invece ancora passi avanti un secondo decreto, pure necessario: quello che rivedrà le commissioni bancarie per il POS, come previsto dal decreto “Salva Italia” di dicembre 2011. Insomma, sono tanti e variegati i tasselli che dovranno andare ciascuno al proprio posto, con il coinvolgimento di due ministeri (Sviluppo economico, Economia e finanze), Banca d’Italia, e ovviamente le categorie interessate (commercianti, professionisti) che hanno comunque voce in capitolo sulla questione, e fanno pressioni sul Governo, chiedendo chiarimenti e garanzie.
Interessato solo chi fattura più di 200mila euro (per ora)
Dalla bozza, che abbiamo potuto leggere, risultano alcuni limiti all’obbligo del POS. Dovranno installarlo, per accettare “carte di debito” (non si menzionano quelle di credito), solo gli esercenti il cui fatturato dell’anno precedente è superiore a 200 mila euro e comunque solo per pagamenti “superiori alla soglia minima di 30 euro, per la vendita di prodotti o la prestazione di servizi”. Il limite sul fatturato vale fino al 30 giugno 2014.
Con un altro decreto, entro 90 giorni dall’emanazione di questo che ora è in bozza, “possono essere individuati modalità e termini di adeguamento per i soggetti esclusi fino al 30 giugno 2014” (cioè quelli che fatturano meno di 200 mila euro). Il nuovo decreto inoltre potrà estendere gli obblighi ad altri strumenti di pagamento elettronici, “anche con tecnologie mobili”.
L’altro decreto Mise-Mef, sulle commissioni bancarie, è necessario perché ora i costi connessi al POS sono poco trasparenti e, secondo varie stime, anche più alti della media europea. Il decreto prevederà appunto l’obbligo per le banche di rendere visibili le diverse componenti del costo e il principio secondo cui i costi totali debbano calare di anno in anno man mano che si diffondono i pagamenti elettronici. Al momento spetta al Mise sbloccare questo decreto. Dovrà valutare se farlo anche alla luce del parere parzialmente positivo dato dal Consiglio di Stato.
Ma, alla fine, risolti anche questi nodi, perché gli esercenti dovrebbero dotarsi di POS se la norma non prevede sanzioni? «Comunque l’obbligo potrebbe avviare un circolo virtuoso in cui le banche miglioreranno le condizioni di utilizzo del POS e i commercianti si sentiranno più motivati a adottarli», dicono dal Mise. Al momento però gli stessi commercianti non sembrano così entusiasti, a giudicare dalle proteste di Confcommercio, che teme alti costi imposti dalle banche. Ci credono invece alcune aziende tecnologiche, tra cui Vodafone: ha lanciato l’offerta Mobile POS appunto per cogliere l’opportunità data da questo obbligo futuro. E’ un dispositivo Pos wireless senza canoni, solo con costi di commissione, analogo a quelli offerti da aziende specializzate come Payleven e Jusp. Con la differenza però di poter contare sulla forza commerciale di Vodafone. Come spesso accade, la tecnologia è pronta, l’offerta pure, mentre la domanda e il legislatore arrancano.