Pubblicate le nuove regole per le commissioni delle transazioni con carte di pagamento

Pubblicato il 01 Apr 2014

Roberto Garavaglia

Innovative Payments and blockchain Strategic Advisor

Roberto Garavaglia

Il 31 marzo 2014 è sicuramente una data importante per il nostro settore, quello dei pagamenti elettronici. A distanza di oltre 14 mesi dalla prima proposta di schema, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale[1]il decreto ministeriale 14 febbraio 2014, n. 51.

Il decreto del Ministro dell’Economia e Finanza (di concerto con il Ministro dello Sviluppo Economico), altresì noto come “Decreto Merchant Fee”, detta regole sull’applicazione delle commissioni che gli esercizi commerciali pagano all’acquirer, per l’accettazione di pagamenti con carte di credito, debito e prepagate ed entrerà in vigore dal 29 luglio 2014.

Un po’ di storia

Il decreto MEF in questione è “figlio” del decreto “Salvaitalia”[2], il quale aveva stabilito che, entro il 1° giugno 2012, venissero  definite le regole generali per assicurare una riduzione delle commissioni a carico degli esercenti in relazione alle transazioni effettuate mediante carte di pagamento, tenuto conto sia della necessità di assicurare trasparenza e chiarezza dei costi, sia di promuovere l’efficienza economica nel rispetto delle regole di concorrenza.

Poiché  le suddette regole non sono state adottate nei termini di legge da parte degli organismi del mercato incaricati, ai sensi dell’art. 12 – comma 9 e per gli effetti dell’art. 12 – comma 10 dello stesso decreto legge, le medesime avrebbero dovuto essere fissate con successivo provvedimento del Ministero dell’economia e delle finanze (MEF), di concerto con il Ministero dello sviluppo economico, sentite la Banca d’Italia e l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM).

Una prima proposta di schema del provvedimento previsto, era stata dunque diffusa dal MEF il 14 dicembre 2012; su di essa, avevano espresso parere favorevole sia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM)[3] sia Banca d’Italia[4] e, per essa, si era  udito il parere del Consiglio di Stato, espresso dalla Sezione consultiva per gli atti normativi, nell’Adunanza dell’8 maggio 2013.

Con il decreto c.d. “Sviluppo-bis”[5], come noto, è stato introdotto a decorrere dal primo gennaio 2014, l’obbligo di accettazione dei pagamenti effettuati con carta di debito da parte dei soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, termine successivamente prorogato al 30 giugno 2013, dal decreto c.d. “Milleproroghe” del dicembre dello scorso anno[6].

Quali previsioni dispone il decreto “Merchant Fee” 

Al fine di conseguire obiettivi di maggiore trasparenza e chiarezza delle commissioni, promuovendo con ciò l’efficienza del sistema dei pagamenti basati su carte, il provvedimento del MEF potenzia in particolare i vincoli di trasparenza, limitando il c.d. “blending”, ossia l’applicazione di tariffe uniformi (o “a pacchetto”) che non si differenziano per tipologia di carta impiegata, aumentando la possibilità di confronto delle commissioni pagate dall’esercente, prevedendo, al tempo stesso, tariffazioni allineate alle economie di scala e di scopo e tese a rendere più convenienti anche i micropagamenti.

Nel dettaglio si ha, dunque, che, gli acquirer sono tenuti a distinguere le commissioni da applicare per ciascuna tipologia di carte di pagamento (debito, credito, prepagate) anche in relazione ai diversi circuiti di riferimento e ad ulteriori eventuali specifiche caratteristiche funzionali delle carte stesse.

Gli acquirer, inoltre, dovranno differenziare l’importo delle commissioni sottoponendole a revisione almeno annuale (correlata anche al volume e al valore delle operazioni di pagamento effettuate presso l’esercente, nonché alla revisione delle eventuali MIF[7]), tenendo parimenti conto delle economie di scala e di scopo collegate, appunto, ai volumi generati presso ciascun esercente ovvero presso gruppi di esercenti unitariamente convenzionati.

All’uopo, è opportuno ricordare come, nel parere del 10 gennaio 2013 espresso dall’AGCM sullo schema di decreto, l’Autorità riteneva che, nell’ottica di garantire all’esercente un’informazione completa e immediatamente fruibile, sarebbe occorsa l’introduzione di un indicatore sintetico di costo (ISC) tale da permettere all’esercente, in modo semplice, la comparabilità degli oneri previsti dal servizio di convenzionamento offerto dai diversi acquirer.

A ulteriore compendio degli aspetti di pubblicità e trasparenza sulle commissioni, il decreto MEF dispone che i gestori dei circuiti di carte di pagamento accettate in Italia debbano obbligarsi a render noti, e aggiornati in modo chiaro, completo, trasparente e facilmente accessibile (attraverso il proprio sito web), le MIF applicate alle operazioni di pagamento effettuate in Italia, provvedendo ad informare adeguatamente circa eventuali provvedimenti adottati dalle autorità europee e nazionali preposte alla tutela della concorrenza.

La corretta informativa su detti aspetti, deve essere resa all’esercente dagli acquirer, in fase di convenzionamento e aggiornata con cadenza periodica almeno annuale.

Per i pagamenti d’importo non superiore a 30 euro (c.d. “micropagamenti”), al fine di promuovere anche per essi l’utilizzo di strumenti alternativi al contante, gli acquirer applicano delle commissioni di valore ridotto, ossia “inferiori a quelle generalmente applicate nel caso di operazioni effettuate, con qualunque modalità, tramite terminali evoluti di accettazione multipla[8]

Su questa precisa disposizione, è opportuno osservare come il testo riferisca espressamente ai terminali evoluti definiti ad “accettazione multipla” (POS con tecnologia di accettazione multipla ovvero tali da permettere l’accettazione di strumenti di pagamento con diverse tecnologie, aggiuntive rispetto a quella «a banda magnetica» o a «microchip»). Questo potrebbe far pensare che il legislatore abbia voluto introdurre un richiamo, ancorché non esplicito, alla tecnologia contactless.
Laddove così potesse intendersi, vale ricordare come il Consiglio di Stato (nell’adunanza più sopra richiamata), avesse osservato che ciò avrebbe potuto potrebbe risultare distorsivo del mercato.
All’epoca di tale valutazione (ricordo, maggio 2013), la preoccupazione espressa dal Consiglio di Stato, basava infatti sulla considerazione che la presenza di tecnologia differente per le transazioni di basso importo, fra cui annoverava a titolo esemplificativo la tecnologia contactless, fosse una tecnologia non ancora diffusamente disponibile e la cui implementazione su tutto il territorio nazionale avrebbe dovuto richiedere tempi non brevissimi.

È pertanto auspicabile che, su questo specifico punto, possano intervenire ulteriori chiarimenti, tenuto conto che, se l’intento fosse quello realmente di promuovere la tecnologia contacless e, in previsione, anche quella mobile, sarebbe opportuna una ulteriore specificazione.
Quale impatto sul decreto c.d. “Obbligo POS”

In conclusione, appare lecito domandarsi quale sarà l’impatto del provvedimento ministeriale appena pubblicato, sulla previsione di obbligatorietà di accettazione delle carte di debito per l’acquisto di beni, servizi e prestazioni professionali, di cui ho trattato in precedenza su Pagamenti Digitali.

Chi avesse voluto attendersi un provvedimento volto a introdurre un limite sulle commissioni (io non ero fra questi), rimarrà probabilmente deluso; il decreto, infatti (ad eccezione di quanto previsto per i micropagamenti) pone in enfasi i soli aspetti relativi alla trasparenza e confrontabilità delle commissioni.

A mio avviso, credo tuttavia che, proprio tale giusto assetto, sia assai rilevante al fine di promuovere l’efficienza economica dei pagamenti basati su carte, nel rispetto delle regole di concorrenza (come previsto dal decreto “Salvaitalia”). Per quanto concerne gli aspetti prettamente quantitativi, legati al carico ed al valore delle commissioni, è probabilmente necessario attendere ancora gli sviluppi della proposta di provvedimento comunitario, presentata dalla Commissione Europea il 24 luglio 2013, che pone un cap alle interchange fee; una proposta, questa, di cui ho ampiamente trattato su Pagamenti Digitali, seguendone gli sviluppi tuttora in itinere.

NOTE

[1] G.U. n. 75 del 31/3/2014

[2] Decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214

[3] Con nota n. 0010877 del 10 gennaio 2013

[4] Con note n. 0044746/13 del 15 gennaio 2013 e n. 0178059/13 del 20 febbraio 2013

[5] Decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221

[6] Decreto legge del 30 dicembre 2013 n. 150, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2014 n. 15, in vigore dal 1° marzo 2014

[7] Per la precisione occorre chiarire che la MSC, ossia la commissione pagata dall’esercente all’acquirer, contiene la MIF (ossia la commissione che l’acquirer deve riconoscere all’issuer)

[8] Art. 7 – comma 1 del decreto MEF in questione

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