Apple Pay, CurrentC, le banche e gli operatori: è guerra sui pagamenti mobili

Pubblicato il 04 Nov 2014

Alessandro Longo

Il 2015 sarà l’anno della guerra tra piattaforme di pagamento mobile (contactless) e già se ne vedono i segni. Negli Usa è scoppiata in tutta evidenza: Apple Pay si sta scontrando con CurrentC (tecnologia voluta da grandi catene di negozi, come WalMart, Best Buy e Target). In Italia Apple Pay se la vedrà con le piattaforme basate su sim Nfc e quelle cloud delle banche. Sta per cominciare insomma il Risiko del pagamento mobile contactless. Sarà importante seguirlo. Ci rivela infatti quali sono i rapporti di forza e i (grandi) interessi in gioco, intorno a quello che finora è stato un servizio di nicchia.

Per Apple Pay un avvio dirompente

Negli Usa da ottobre c’è Apple Pay, servizio collegato agli iPhone, che custodiscono (criptati), su chip, i dati delle carte di credito degli utenti. Dopo il lancio, ha registrato un milione di attivazioni in 72 ore, ha detto il Ceo di Apple, Tim Cook.

È possibile quindi, con Apple Pay, pagare contactless nei negozi fisici che lo accettano. «Anche se Apple Pay utilizza l’Nfc standard, il negoziante deve comunque aggiornare il software del proprio Pos per abilitare questo tipo di pagamento, che funziona tramite lettore di impronte digitali», spiega Valeria Portale, che si occupa di questi temi per gli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. Il servizio funziona inoltre solo con carte di credito fornite da banche con cui Apple ha fatto accordi. C’è bisogno infatti della collaborazione della banca per verificare che i dati criptati corrispondano a quelli effettivi della carta. Non solo: «Apple mira a fare del servizio un accentratore di tutti i tipi di pagamenti, anche quelli e-commerce. Una strisciata sul lettore d’impronte e paghiamo subito, nei negozi online che accettano il servizio», aggiunge Portale. E’ una grande comodità, soprattutto per gli acquisti mobili, non dover digitare la carta di credito (tanto che anche Samsung ha un servizio simile, basato sul lettore di impronte dei suoi smartphone).

CurrentC, la risposta dei retailer

A fronte di queste mire egemoniche di Apple, si para la soluzione dei merchant americani. CurrentC salta i circuiti di carte di credito. L’utente fa una scansione QrCode e riceve l’addebito direttamente sul conto corrente (di cui avrà dovuto inserire i dati nell’app CurrentC). Il servizio arriverà solo l’anno prossimo, ma fa già parlare di sé perché le catene che l’hanno promosso (una cinquantina) hanno disabilitato l’Nfc sui propri pos, in modo da boicottare Apple Pay. Negli Usa si parla già di guerra di standard, come Vhs contro Betamax, con la maggior parte degli esperti schierata a favore di Apple Pay (considerato più sicuro e più veloce da utilizzare). A noi osservatori italiani non interessa tanto sapere quale delle due tecnologie sia la migliore; ma, piuttosto, notare qual è la posta in gioco. Ed è la stessa che vale per l’Italia. In ballo c’è il controllo dell’utente attraverso i sistemi di pagamento utilizzati. I merchant vogliono depotenziare i circuiti di carte di credito e altri possibili intermediari (come Apple), per due vantaggi: uno è immediato (eliminare i costi di commissione); l’altro è di più ampio respiro: controllare i dati dell’utente (il suo “profilo”): per poterlo “fidelizzare” con coupon e carte fedeltà; per poterlo conoscere meglio grazie alla scienza dei big data. Questa battaglia si spiega solo comprendendo a fondo la portata rivoluzionaria dei pagamenti mobili. Si tratta del primo sistema che consenta di legare strettamente l’utente a tutti i suoi pagamenti. A differenza delle carte di credito, i cellulari sono connessi a internet e a un profilo utente; consentono un’interazione a due vie. Chi controlla i servizi di pagamento mobile (con i relativi dati dell’utente e la possibilità di contattarlo, di analizzarlo), si conquista un posto da primo attore sul palcoscenico del futuro.

E Google non sta a guardare

L’altro attore interessatissimo alla partita è Google, forse anche più di Apple visto che il suo modello di business è basato sui dati. Il servizio Google Wallet li archivia sulla cloud e forse arriverà in Europa l’anno prossimo, quando è atteso Apple Pay. In Italia per ora i pagamenti contactless sono il regno degli operatori mobili, in accordo con le banche, che però si apprestano a diventare alleati infidi. Con la tecnologia Hce (cloud) possono fare a meno degli operatori mobili. Intesa San Paolo sta già sperimentando l’Hce. Ci saranno banche che faranno pagare solo attraverso i propri sistemi, rifiutando accordi con operatori (Unicredit è tra quelle che finora si è schierata contro la soluzione sim).

D’altro canto, in teoria anche gli operatori mobili potrebbero fare a meno delle banche: ma dovrebbero diventare “payment institutions”, un passo che finora sono stati restii a fare. Nell’equazione dobbiamo considerare anche che gli italiani sono più fidelizzati alla propria banca che al proprio operatore; «è più facile cambiare operatore che conto corrente», dice Portale. Insomma, mettendo in conto tutti questi fattori, per gli operatori mobili sarà tutt’altro che facile conservare il controllo sui pagamenti Nfc nel prossimo futuro. La battaglia sta per cominciare e farà vittime.

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