Bitcoin: cresce la diffusione, cala il valore

Pubblicato il 27 Gen 2015

MiCAR

Alessandro Longo

BItcoin è pronto a mettersi alle spalle le incertezze di un 2014 in cui ha sofferto di grande volatilità (ha perso due terzi del valore). Ha ora le carte in regola per entrare in una fase nuova, di maggiore maturità. Lo dimostra, da ultimo, l’annuncio del primo exchange dotato di licenza, quindi con garanzie: lanciato da Coinbase, negli Stati Uniti.

Ma è solo l’ultimo tassello di un percorso che vede una crescita di interesse da parte di investitori e soggetti “istituzionali”, mentre il fenomeno Bitcoin continua a mettere radici nel mondo. «Se vediamo i dati del 2014, è cresciuto tutto con la sola eccezione del cambio», dice Fernando Ametrano, docente all’università Milano-Bicocca e tra i primi studiosi della materia. I portafogli sono raddoppiati in un anno (a 7,9 milioni, a dicembre 2014); idem i merchant (82 mila). Gli Atm sono aumentati di 85 volte (ora 341).

«Ci sono stati 335 milioni di investimenti venture nel 2014, in Bitcoin, con una crescita del 342 per cento sul 2013. Siamo arrivati a un livello superiore a quello degli investimenti nelle dot com durante la bolla degli anni ‘90», aggiunge.

«È vero che la valutazione in dollari è calata del 70 per cento e da qui si può dare il consiglio di stare alla larga dagli investimenti in bitcoin se non si è esperti». Warren Buffet ha dato un consiglio simile nella lettera di fine anno, ma più tranchant: “statene alla larga” (“stay away”).

«E tuttavia, se mettiamo la capitalizzazione dei Bitcoin, in dollari, su una scala logaritmica invece che lineare scopriamo che in realtà la tendenza di fondo è in crescita».

Luci e ombre

Franco Cimatti, presidente di Bitcoin Foundation Italia

«Ciò che conta non è la fluttuazione del cambio, frutto di speculazioni, ma il fatto che il numero di transazioni continua a crescere e non è mai crollato», aggiunge Franco Cimatti, presidente di Bitcoin Foundation Italia. «Nonostante il calo del prezzo, la tecnologia Bitcoin non si è “rotta” e infatti viene ancora usata. Come prima, più di prima”», dice Cimatti.

Eppure, lo stesso mondo Bitcoin anela a una maggiore stabilità, segno che questo è un fronte ancora da portare a maturità. Coinbase aprirà negli Stati Uniti il primo exchange con licenza, che darà garanzie a individui e istituzioni sugli scambi (in cambio di una commissione dello 0,25 per cento). Darà inoltre copertura assicurativa contro il rischio di furti, come quelli che hanno colpito pochi giorni fa Bitstamp (è sparito l’equivalente di 5 milioni di dollari) e nel 2014 MtGox (exchange poi fallito), per colpa di attacchi informatici.

Una buona notizia, in questa stessa direzione di una maggiore “ufficialità” del Bitcoin, era arrivata il 21 gennaio scorso: 75 milioni di investimento nella startup Coinbase da parte (tra gli altri) del New York Stock Exchange, delle banche Bbva e Usaa Bank, e dell’operatore di comunicazioni Ntt Docomo. E a dicembre si è aggiunta Microsoft tra i supporter della moneta: è diventata la più grande azienda che accetti i pagamenti in bitcoin, per app e giochi. Insomma, si è innescato un circolo virtuoso: da una parte riconoscimenti da grandi soggetti; dall’altra, iniziative che mirano a rendere più affidabile e garantita l’economia del Bitcoin.

Consigli per chi investe

«Erano già nati, comunque, strumenti per minimizzare il rischio dell’oscillazione valutaria», precisa Stefano Pepe, tra i massimi esperti di Bitcoin in Italia. «Ci sono servizi come Bitpay che si fanno carico di questo rischio e fanno il cambio immediato, da Bitcoin in euro/dollari o viceversa, in caso di acquisti in quella moneta». «Possono gestire senza problemi le fluttuazioni grazie all’enorme mole di bitcoin posseduti e a grandi valori di transato». «Ma si sviluppano anche modi con cui il singolo investitore può proteggersi dal rischio», aggiunge Pepe. «Io, per esempio, mi difendo comprando, in bitcoin, quote di società che gestiscono le transazioni e che condividono gli utili con gli azionisti. Queste società guadagnano sempre, qualunque sia il prezzo, dato che applicano un costo di commissione». «In questo modo, anche quando il prezzo cala posso raccogliere utili. Quando risale, è invece opportuno vendere bitcoin e quote», spiega Pepe.

Pepe riconosce però che questa grande fluttuazione del valore può effettivamente ostacolare il successo della valuta.

«Non credo che il cambio sarà stabilizzato. Almeno finché non ci saranno grandi investitori istituzionali, in grado di correggere oscillazioni troppo marcate». Allora, Bitcoin resterà «uno strumento non adatto per immagazzinare denaro, ma certo utile per scambiarlo», dice Cimatta.

Affidabilità e sicurezza della moneta invece dovrebbero crescere grazie agli ultimi grandi investimenti dei venture: «aiuteranno le startup a fare il salto dall’amatorialità a una struttura regolamentare e di compliance che ricordi quella delle banche», dice Pepe. «Pensiamo a Bitpay: fino a ieri ha dovuto pagare di tasca propria giuristi esperti, a supporto, per mille dollari al giorno. Adesso potrà contare sui 170 milioni di investimenti venture ottenuti nel 2014».

Bitcoin resta un fenomeno di nicchia, nell’universo monetario. Per metterlo nella giusta proporzione, si pensi che nel 2014 il transato giornaliero è stato di 50 milioni di dollari, contro i 32 miliardi di Visa e Mastercard.

Eppure, sta dimostrando di essere in grado di crescere. Non solo in volume ma anche in maturità. Tutto lascia pensare che quest’anno farà il grande salto: combinando- per la prima volta- il meccanismo rivoluzionario che lo caratterizza (la decentralizzazione sostenuta dalla crittografia) con criteri di affidabilità mutuati dal mondo finanziario tradizionale.

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