Domenico Aliperto
Passare da 35 mila a 100 mila utenti iscritti e trasformare un business di dimensione locale in un’attività di respiro nazionale. È questa l’ambizione di Ubiq, startup nata come spin-off dell’Università di Parma nel 2012 e attiva nei servizi di cashback dedicati al largo consumo da maggio 2015 con la mobile app T-frutta. L’obiettivo è ambizioso, ma raggiungibile: alle spalle di Ubiq da oggi infatti c’è SIA, che ne ha acquisito il 69% della compagine azionaria (attraverso un aumento di capitale dopo il raggiungimento della quota del 51%). Se per Ubiq è una grande opportunità per industrializzare il servizio offerto dalla mobile app T-frutta, per SIA è l’occasione di differenziare il proprio portafoglio di attività entrando in un settore ancora acerbo in Italia, ma dal potenziale straordinario, soprattutto per chi come lo specialista delle soluzioni tecnologiche dedicate alle transazioni elettroniche punta a diffondere la cultura delle transazioni digitali.
«Nella Penisola il giro d’affari legato al couponing cartaceo si aggira intorno ai 70 milioni di euro, mentre per quanto riguarda gli strumenti mobile il comparto è ancora tutto da inventare», spiega Davide Pellegrini, fondatore e presidente di Ubiq. «Il nostro modello di business è fondato sulla ritenuta di una fee rispetto al cashback erogato dalle aziende clienti ai consumatori finali. Le commissioni dei coupon digitali sono assai inferiori a quelle applicate nel mondo cartaceo, dove arrivano al 14% del rimborso». Del resto, il paragone è tra una modalità distributiva a costi prossimi allo zero e operazioni di stampa e spedizione che richiedono di volta in volta risorse non indifferenti. «La grande sfida per noi», continua Pellegrini, «è riuscire a perfezionare l’industrializzazione del sistema, garantendo ai nostri utenti gli standard di qualità e di servizio offerti da SIA. I numeri ci sono: il target di riferimento è quello degli under 54, il meccanismo dà tassi di redemption elevati, parliamo del 35%. La prossima tappa è il lancio sul territorio nazionale entro l’estate 2016, per cui sono imprescindibili un irrobustimento del motore analitico e lo sviluppo di partnership con i clienti di SIA. A breve potremo ufficializzare i nuovi accordi, spero nell’ambito dell’elettronica di consumo».
La logica che mette in moto T-frutta è semplice: dopo aver scaricato la app (disponibile per iOs e Android) e aver autorizzato Ubiq al trattamento dei dati personali, basta inserire nella piattaforma un conto corrente o un account PayPal al quale sarà inviato il cashback. L’applicazione genera quindi un volantino digitale con i prodotti in promozione, suddivisi per categorie merceologiche. L’utente può recarsi in qualsiasi negozio, supermercato o centro commerciale che disponga dei prodotti e che emetta uno scontrino parlante, acquistarli e, una volta a casa, utilizzare T-frutta per fotografare con lo smartphone la ricevuta. L’applicazione invia automaticamente al sistema il documento, che viene processato, e autorizza in caso di esito positivo dell’operazione il cashback, che viene accreditato direttamente sul conto del consumatore. In alternativa è possibile richiedere il saldo via assegno circolare («Eventualità che non si è mai verificata», assicura Pellegrini) o donare la somma a soggetti terzi. Naturalmente, più viene utilizzato, più il sistema progredisce nella capacità di generare offerte mirate a specifici cluster di utenti.
Se per Ubiq, che finora ha generato revenue per 800 mila euro, l’obiettivo nel medio termine è triplicare le revenue, per SIA l’acquisizione si inserisce in un quadro strategico di sviluppo delle competenze interne e di differenziazione in nuovi mercati, anche tramite meccanismi di buy out. «Il piano 2016-2018 prevede il mantenimento di un tasso di crescita che finora è stata organica. Adesso, attraverso i nuovi azionisti, valutiamo acquisizioni in Italia e all’estero», dice Massimo Arrighetti, amministratore delegato di SIA, che parla di un incremento medio del fatturato dell’8% dal 2011, arrivando agli attuali 426 milioni di euro, con utili che invece hanno fatto registrare un +30%. Il manager sottolinea che in SIA non sono mai state fatte scelte tecnologiche di campo: «Forniamo tutti i servizi di pagamento possibili, dalla monetica al bonifico tradizionale, fino alle transazioni P2P via mobile offerte da Jiffy, con una proposizione che non copre solo l’ultimo miglio, ma anche l’infrastruttura e l’ecosistema sottostanti, inclusi gli strumenti di sicurezza e di clearing. Jiffy», conclude Arrighetti, «ha raggiunto i 250 mila utenti attivi, classificandosi come la prima piattaforma di pagamento P2P del SEPA (Single Euro Payments Area). Il sistema non è ancora connesso a T-frutta come veicolo di ricezione del cashback, ma non escludiamo che a breve arrivi anche questa implementazione».