redazione
Riuscire a portare in breve tempo l’Italia sullo stesso livello della media europea per quanto riguarda il transato pro capite dei pagamenti cashless sembra un’utopia più che una sfida. Eppure gli strumenti per farlo ci sono. Li ha identificati il tavolo di lavoro “Incentivazione dei pagamenti elettronici”, che a partire da luglio 2015 ha messo a confronto l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano con alcuni dei principali attori del mercato (da BPM a UBI Banca passando per il Consorzio Bancomat, la divisione consumer di BPER, Edenred, Ingenico, Intesa Sanpaolo, Mastercard e SIA), oltre che con ABI, Confesercenti, IEPC (Italian e-payment coalition), Agenzia delle Entrate, Agid, Banca d’Italia, ministero per lo Sviluppo economico e Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato. Un progetto che, dopo aver analizzato lo status quo italiano – con focus sull’infrastrutturazione rispetto ai terminali di accettazione e sulle ragioni economiche e culturali della scarsa diffusione dei pagamenti elettronici – ha scandagliato le iniziative che all’estero hanno contribuito all’aumento delle transazioni cashless diventando use case potenzialmente applicabili anche al contesto tricolore. Di queste, i meccanismi di detrazione fiscale e le lotteria applicate agli acquisti effettuati tramite carte, wallet e sistemi di e-payment sono sembrate le più promettenti per il caso specifico. Il modello di stima dell’impatto delle iniziative scaturito dal lavoro di analisi è stato presentato la settimana scorsa in occasione della divulgazione dei risultati dell’edizione 2016 dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce.
«Per colmare il ritardo nella diffusione dei pagamenti digitali in Italia rispetto alla media europea, è a nostro avviso necessario muoversi in due direzioni: consolidare l’offerta di servizi innovativi che facciano davvero leva sull’attrattività del Mobile e mettere in atto un piano di incentivi promosso dal soggetto pubblico», ha confermato Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce. Come emerge anche dal servizio dedicato alla presentazione dei dati dell’Osservatorio Mobile sull’effetto congiunto di FinTech, eCommerce, MobilePOS e contactless. «L’Italia gode di un’ottima base infrastrutturale per l’accettazione di pagamenti digitali e di una buona diffusione di carte di pagamento tra la popolazione, in linea o superiore ai Paesi europei più sviluppati, segno che il sistema finanziario ha lavorato bene per creare le condizioni necessarie allo sviluppo dei pagamenti digitali. I dati di effettivo utilizzo, tuttavia, collocano la Penisola agli ultimi posti in Europa. Secondo le nostre stime, la gestione del contante costa all’Italia circa 9,5 miliardi di euro, costi ai quali aggiungere il gettito perso per l’erario – circa 27 miliardi di euro ogni anno – derivante dalla fascia di economia sommersa legata all’utilizzo di contante, in quanto non tracciabile».
Ed è qui che interviene il modello elaborato dal tavolo di lavoro “Incentivazione dei pagamenti elettronici”. «Detrazioni fiscali e lotterie legate ad acquisti fatti con carta potrebbero già nel brevissimo termine contribuire ad avvicinare l’Italia alla media europea, sia in termini di utilizzo del pagamento elettronico, sia di peso dell’economia sommersa», ha spiegato Giovanni Miragliotta, Senior Advisor dell’Osservatorio. Assumendo infatti che gli incentivi siano in grado di erodere anche solo il 5% dell’uso del contante ogni anno questo consentirebbe di fare emergere circa 18 miliardi di euro di transato in nero annuali, pari allo 0,7% del PIL. E riconoscendo al consumatore uno sgravio dell’1% sul totale transato con carta resterebbero nelle casse dello Stato risorse per quasi 2 miliardi di euro. «L’analisi condotta dimostra l’autosostenibilità economica di un’azione di incentivazione», continua Miragliotta. «L’efficacia dell’incentivo porterebbe una crescita dei pagamenti digitali di 20 miliardi di euro all’anno, facendo superare i 210 miliardi di euro di transato al 2018 e avvicinando l’Italia all’Europa in termini di valore del transato pro capite con carta. Ma bisogna agire subito, in quanto adesso è il momento più opportuno per l’adozione di un tale programma per ottenerne il massimo ritorno, a parità di costi».
Il panorama sta infatti cambiando. E se la scelta di alcune insegne retail di spingere i pagamenti in modalità contactless su ogni potenziale situazione d’uso può portare il transato nel 2018 (a quasi nove anni dal lancio in Italia), a valere tra i 6 e gli 8 miliardi di euro, il Mobile Proximity Payment vedrà importanti lanci nel corso del 2016 e 2017 e una rapidissima crescita e diffusione, raggiungendo in meno di tre anni dal lancio un intervallo tra i 2,6 e i 4,5 miliardi di euro di transato.
Secondo l’Osservatorio, il Mobile può avere un ruolo determinante nella diffusione dei pagamenti digitali, ma gli attori dell’offerta hanno davanti a loro la sfida di rendere il servizio attraente, un servizio che s’inserisce nella fase del processo di acquisto meno apprezzata dai consumatori.
Se da una parte i remote payment stanno già integrandosi nei wallet di operatori che fanno riferimento ai più svariati settori (per esempio per il pagamento di bollettini, ricariche, documenti di viaggio per il trasporto pubblico, trasferimenti di denaro P2P), dall’altra serve ancora molto impegno sul fronte delle soluzioni di proximity payment e ancor più sulle funzionalità che il retail potrebbe sviluppare rispetto alla dematerializzazione di coupon e supporti per i programmi fedeltà.
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