Redazione
I Big Data rappresentano uno strumento di sviluppo della conoscenza, in tutte le direzioni ma spesso il rischio è quello di incorrere in un eccesso di informazioni che crea l’illusione di sapere veramente tutto mettendo in ombra i nostri limiti, con il rischio di incorrere in errori. Ecco è che è importante definire una corretta governance dei dati per selezionarli, sceglierli e investire correttamente l’attenzione sulle informazioni che servono effettivamente e concretamente al business.
Il presidente dell’A.I.I.P. Maurizio Pimpinella ha affrontato il tema in occasione del convegno organizzato da Tim e da Nordcom “It Ti semplifica la vita” proponendo di «ripartire dagli Small Data considerando ad esempio che una singola stringa di estratto conto può fornire informazioni preziosissime».
Pimpinella ammonisce di non illudersi che i Big data possano permetterci di predire il futuro, soprattutto per qaunto rigurda il mondo dei servizi finanziari e delle banche. «Siamo in un contesto – afferma – dove qualcosa come 10 milioni di italiani non hanno rapporti bancari di nessun genere e la metà del Paese non è presente su internet» Con questo scenario i 50 trilioni di device collegati, i miliardi di miliardi di Big Data prodotti ogni giorno e la capacità stimata in 15 exabyte dei depositi di dati di Google rischiano di non portare a risultati concreti. «Per passare dalla potenzialità dei dati alla concretezza dei risultati e per colmare nello specifico la lacuna tra l’Italia connessa e l’Italia che non lo è, serve un grandissimo lavoro di educazione finanziaria». Una educazione finanziaria necessaria per un corretto utilizzo delle tecnologie di incasso e pagamento, che sono poi i veri abilitatori al servizio di qualsiasi cittadino.
Per quanto riguarda poi i Big Data, Pimpinella avverte che «possedere troppi dati può indebolirci, bisogna saperne fare un adeguato utilizzo e si deve imparare a gestire ed utilizzare in modo proficuo gli ‘small data’, ovvero quelli già in nostro possesso»