Domenico Aliperto
Open banking, instant payment, strong authentication. Sono termini anglosassoni che ormai anche la comunità finanziaria italiana ha ben recepito. Anche perché si tratta dei temi che stanno indirizzando tutto il settore bancario a ridefinire piattaforme tecnologiche e modelli di business in funzione del nuovo rapporto che si sta venendo a creare con il consumatore. Alla base di questa rivoluzione ci sono due elementi fondamentali, che si riveleranno il vero ago della bilancia nell’inevitabile selezione naturale che porterà alla ribalta alcuni attori a scapito di altri: user experience e sicurezza. Anche se forse converrebbe invertire l’ordine degli addendi. Almeno così la vede Pierpaolo Taliento, VP South Emea di CA Technologies, che spiega a Pagamentidigitali.it in che modo i fornitori di soluzioni tecnologiche stanno sostenendo gli istituti tradizionali in questa fase di transizione. “Difficile stabilire un ordine di rilevanza. Ma se la security è una premessa, un abilitatore, la user experience sarà il volano del business”, conferma Taliento.
Quali passi bisogna compiere per passare dalla premessa tecnologica alla costruzione di nuovi modelli di business?
Innanzitutto è cambiato il concetto di security. Se originariamente aveva a che fare con gli strumenti utili a difendersi da potenziali attacchi, per poi diventare il perimetro all’interno del quale si accettano e gestiscono informazioni, oggi rappresenta la possibilità di condividere dati e applicazioni con diversi soggetti attraverso customer experience peculiari. In realtà nessuno ha ancora chiaro quale sarà la roadmap da seguire, ma dobbiamo farci trovare pronti affinché la tecnologia non sia una barriera per le opportunità che ci saranno offerte dal business dei pagamenti innovativi. La PSD2 è un banco di prova importantissimo, ma più che un vincolo rappresenta un’implicazione di ciò che chi vuole operare in questo settore dovrà fare comunque. La competizione trascende già il mondo delle banche, se pensiamo che tra i player più attivi ci sono i rappresentanti del Retail e della GDO, che sfruttano i programmi fedeltà per offrire ai propri clienti anche innovativi strumenti di pagamento. Telco, banche e altri soggetti dovranno puntare sulla condivisione del parco utenti e sulla costruzione di una user experience efficace per abilitare nuovi servizi complementari e per non essere sopraffatti dalla concorrenza che arriva da altri verticali.
In questo senso si aspetta una evoluzione graduale o una vera e propria disruption?
Rispetto alle società che stabiliranno i trend di mercato direi che assistiamo a entrambi i fenomeni, un gioco in parallelo di attacco e difesa. Soprattutto le banche da un lato stanno aprendo i propri asset fondamentali con gradualità, dall’altro cercano un approccio più drastico, condividendo alcune soluzioni con le terze parti sul fronte dell’API management.
In questo contesto qual è il vostro ruolo?
Noi sfruttiamo la forza di un’organizzazione globale, presente in 40 Paesi, utilizzando la tecnologia per tranquillizzare i clienti e mettendo a disposizione use case che collimino con le specifiche esigenze di business delle società per cui lavoriamo. Le applicazioni di API management sono scatole vuote se non le si riempie di contenuti e spunti. Tornando per esempio alla PSD2, bisogna ammettere che all’inizio molte banche hanno avuto una sensazione di smarrimento, che se non opportunamente affrontata avrebbe potuto paralizzare il processo di trasformazione. La nostra missione in quel caso è stata prendere le organizzazioni per mano, aiutarle a comprendere gli use case che si potevano attivare per vivere il cambiamento come un’opportunità e non come un potenziale indebolimento del business, e bilanciare le possibili perdite di quote di mercato con l’attivazione di servizi capaci di conquistarne nuove fette.
Quello che vale per i vostri clienti vale naturalmente anche per voi. Come state affrontando la trasformazione del mercato?
È un settore che tenderà indubbiamente a escludere molti vendor, sia che si parli di grossi player sia che si tratti di newcomer. In CA Technologies puntiamo su due filoni principali: l’API management, con una delle soluzioni più attrattive per il mercato, e – a differenza di tutti gli altri competitor – l’infrastruttura di strong authentication. La piazza è molto popolata, ma non vedo né fra i grandi nomi ne è tra i nuovi arrivati qualcuno che abbia queste due componenti integrate nel portafoglio.
Come si inserisce il Blockchain nel lavoro che voi e i vostri partner state svolgendo?
Blockchain è prima di tutto una idea sottostante a nuove forme di relazione. Può essere dirompente come Internet, come i Social media. È una forma di distribuzione di responsabilità, di autorità, che non è neanche pensabile in un mondo reale, e che invece è supportata nel mondo virtuale. Ma è specialmente una grande occasione per ciascuna di quelle aziende che pensano di avere nei dati e nelle relazioni con i clienti il proprio asset più grande. Noi stiamo studiando, partecipiamo a diversi gruppi di lavoro internazionali e posso dirle che in Medio oriente il tema Blockchain viene affrontato in maniera molto seria. È una prospettiva interessante per tutti i Paesi in cui la democrazia è un concetto in rapida evoluzione: l’impatto sociale ed economico di questa tecnologia sarà notevole.