I carichi di lavoro aziendali nel retail si stanno rapidamente spostando dall’infrastruttura data center tradizionale al cloud, con un crescente utilizzo del cloud ibrido. E’ quanto emerge dall’Entreprise Cloud Index report di Nutanix, ricerca commissionata da Nutanix, società specializzata nell’enterprise cloud computing, a Vanson Bourne. Si tratta di un sondaggio tra oltre 2.300 responsabili delle decisioni in ambito IT, inclusi 329 retailer in tutto il mondo, per capire dove eseguono le loro applicazioni, dove prevedono di eseguirle in futuro, quali sono le sfide cloud che devono affrontare e come le loro iniziative cloud si integrano con altre priorità e progetti IT.
Dal report emerge che l’utilizzo dei data center tradizionali nel retail passerà in due anni dall’attuale 41% al 18%, che renderanno il retail il secondo settore con la maggior penetrazione di adozione del cloud, pari al 21%. Per il 93% degli intervistati il cloud come il modello IT ideale, superando la media globale di altri settori.
Ma a cosa è dovuta questo rapida trasformazione? Innanzitutto al fatto, secondo la ricerca, che oggi il consumatore si aspetta un’esperienza di acquisto omnicanale integrata in negozio, online e attraverso nuove modalità come gli acquisti mobile, in-app o tramite smart TV. Ma allo stesso tempo i retailer devono raccogliere, analizzare e proteggere i dati, e questo li mette nella condizione di dover essere un passo avanti rispetto alle aspettative dei clienti, implementando procedure IT innovative il più rapidamente possibile.
“A fronte di un mercato caratterizzato dalla stagionalità e da picchi di traffico che impattano i carichi di lavoro durante l’anno, i retailer – spiega la ricerca – hanno l’esperienza necessaria per adattarli al cloud pubblico in base alla domanda. Oggi, l’utilizzo del cloud pubblico nel settore retail è del 15% rispetto a una media globale del 12%; e tale utilizzo è destinato a crescere fino al 22% nel corso dei prossimi due anni, superando la media globale con un margine ancora più ampio del 7%. Tuttavia, la percentuale superiore alla media di retailer che afferma che il cloud ibrido è il modello IT ideale (93%) indica che il cloud pubblico non è una panacea per il settore retail”.
Dal report emerge inoltre che iretailer sono in grado di controllare meglio la spesa cloud: circa il 69% degli intervistati del settore retail ha dichiarato che la spesa relativa al cloud pubblico è stata inferiore o in linea con il budget e solo il 29% ha dichiarato di averlo superato – rispetto al 35% delle aziende globali cross-industry.
Tra gli ostacoli principali nell’adozione del cloud ibrido la ricerca evidenzia le competenze, la sicurezza in ambito IT e i costi: globalmente, oltre la metà degli intervistati ha dichiarato che la sicurezza/conformità dei dati, le prestazioni, la gestione e il TCO sono fattori critici nel decidere dove posizionare i carichi di lavoro applicativi. Sebbene l’88% degli intervistati si aspetti un impatto positivo del cloud ibrido sul proprio business, per i retailer la mancanza di competenze – in particolare nell’ambito dell’intelligenza artificiale e del machine learning – è il secondo fattore frenante.
Rispetto ad altri settori, i retailer sono molto più consapevoli di come la strategia e l’execution IT impattino l’esperienza del cliente e il risultato finale – sottolinea Chris Kozup, senior vice president of Global Marketing di Nutanix – L’elevata adozione e la crescita pianificata del cloud ibrido nel settore retail mostra quanto i retailer abbiano compreso che il cloud ibrido sia la soluzione migliore per stare al passo con le richieste dei clienti e, al contempo, per mantenere in linea flessibilità, sicurezza e costi. Mi auguro che il settore retail continui ad essere un’eccellenza in termini di innovazione IT, creando nuove strategie per offrire ai propri clienti esperienze sempre nuove”.