Si chiama IC406 e porta il nome in codice di una nebulosa – all’epoca del battesimo – ancora da scoprire. È il nuovo incubatore di startup creato a Bari da Auriga, specialista dell’It banking e delle soluzioni di pagamento per la banca multicanale: una struttura fisica che ha l’ambizione di accogliere progetti, team di lavoro, imprese e professionalità provenienti dal territorio, ma anche un centro di competenze che fungerà da collettore di idee, con l’obiettivo di portarle nell’orbita gravitazionale di aziende e fondi di investimento con le capacità economiche e organizzative sufficienti per valorizzarle. Gli ambiti applicativi d’elezione? Intelligenza artificiale, Machine learning, Big data, analytics, Blockchain e IoT, con particolare riferimento alle attività di ricerca e sviluppo per il Fintech. Gli stessi temi che permeano la prima selezione di startup digitali, Call4Digital, lanciata contestualmente all’apertura del centro, avvenuta a inizio febbraio.
Come ormai da tradizione nell’ambito dei programmi di accelerazione, le parole d’ordine sono open innovation, networking e pragmatismo, “ma soprattutto scambio di energie”, ha commentato durante l’evento di inaugurazione della struttura Roberto De Niccolò, Product Manager di Auriga e responsabile del progetto IC406. “La volontà non è solo quella di connettersi al territorio: negli ultimi anni, infatti, abbiamo già fatto tanta strada in questo senso, intessendo relazioni a cavallo di community di sviluppatori e atenei locali, a partire dal Politecnico di Bari. Lungo questo percorso, abbiamo però notato una difficoltà: c’è una certa diffidenza nel modo in cui la startup vede l’impresa consolidata, e viceversa. Con questo incubatore puntiamo anche a far comprendere a chi offre e a chi cerca innovazione che in fondo startup e incumbent non sono realtà contrapposte, ma bensì lo stesso soggetto in due età, due fasi evolutive diverse. L’impresa consolidata non è altro che la startup tra vent’anni, e viceversa. E se la prima può trasmettere alla seconda esperienza, la seconda può liberare nella prima nuove energie”.
Un network orientato allo sviluppo
De Niccolò fa riferimento alla storia di Auriga, nata in un garage romano 27 anni fa come startup ante litteram. È stato lo stesso Vincenzo Fiore, Ceo oltre che cofondatore del gruppo, a ribadire l’approccio pragmatico con cui è stata creata e sarà gestita questa nuova nebulosa di idee. “Non vediamo IC406 come un progetto nostro, ma come un network a disposizione di chiunque vorrà contribuire: ben vengano le collaborazioni da parte di banche, aziende e associazioni del territorio, pugliese e non solo. Nel nostro settore siamo ormai chiamati a confrontarci quotidianamente con colossi – basti pensare a Google e Facebook – che sono di diversi ordini di grandezza superiori per capacità di innovazione e investimenti. Fare networking, in questo scenario, è semplicemente fondamentale”.
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Cominciare a mettere a sistema le competenze che si stanno sviluppando intorno a Bari è comunque un passo fondamentale. Salvatore Latronico, rappresentante del Distretto produttivo dell’Informatica pugliese, ha delineato lo stato dell’arte delle attività locali dedicate all’Ict e in particolare al Fintech, mettendo in evidenza un comparto in pieno fermento: “Il distretto raccoglie oltre 40 aziende, a cavallo di imprese quotate e Pmi di eccellenza, spin off di università e centri di ricerca. Il tessuto produttivo della conoscenza in ambito It produce 450 milioni di fatturato e impiega 5 mila persone. Attraverso studio condotto per segmentare le competenze, abbiamo identificato che il 34% delle tecnologie è sviluppato in ambito Fintech, e ci siamo sorpresi nello scoprire che a differenza di quanto dice la vulgata, non è vero queste competenze siano messe quasi esclusivamente al servizio della Pubblica amministrazione. Il 25% del fatturato è generato in ambito bancario e il 9% con le assicurazioni”. Giuseppe Santoro, responsabile del programma Matchup di Confindustria Bari, ha confermato che l’ecosistema pugliese è pronto a raccogliere la sfida. “Ma per vincere la partita dell’innovazione occorre accorciare il più possibile il ciclo di implementazione delle soluzioni”.
Al via Call4Digital, in collaborazione con PoliHub
A questo scopo è stata lanciata la prima selezione di startup. L’iniziativa, chiamata come detto Call4Digital, ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi, attivando percorsi di formazione imprenditoriale attraverso la formazione di team ad hoc e processi di incubazione che prevedano mentorship e fasi di test per la validazione delle idee rispetto alle reali esigenze del mercato. Il tutto, naturalmente, nel segno dell’open innovation. “La prima call è focalizzata sulle startup che hanno come settori di pertinenza IoT, Blockchain, Intelligenza artificiale e Fintech”, ha detto Antonella Comes, responsabile Marketing di Auriga. “Abbiamo deciso di dare il via al programma con il supporto di chi fa questo mestiere da anni, il Polihub, che ci aiuterà a selezionare il primo gruppo di startup che verranno inserite nella training week e poi incubate all’interno di IC406”. La selezione è già aperta, e le imprese innovative hanno tempo per sottoporre la propria candidatura fino al 2 aprile 2019. “È in realtà un segnale bellissimo per tutta l’Italia”, ha commentato Stefano Mizio, Head of Startup Acceleration Programs del Polihub. “Questo percorso è fondamentale per fornire ai giovani il giusto empowerment imprenditoriale: l’idea vale il 5%, tutto il resto è capacità di execution. Fare vera innovazione significa trasformare una visione in un soggetto che crea valore. La situazione italiana? Per me è positiva. Cresce la qualità di tutti gli attori dell’ecosistema e l’obiettivo del miliardo di investimenti è a portata di mano, ma ora la vera sfida sta nel passare dalla fase pionieristica alla creazione di strumenti che aiutino le startup a crescere, a diventare imprese”.
Innovazione e Open banking
All’inaugurazione erano presenti anche Matteo Baido di Ubi Banca e Ezio Chiari di Intesa Sanpaolo, che nelle rispettive aziende gestiscono presidi specifici per l’innovazione e l’open banking con, nel caso di Intesa, un vero e proprio hub che gode di totale autonomia operativa, 150 professionisti dedicati e partnership strategiche con università e centri di ricerca di tutto il mondo. Sia Baido che Chiari hanno ribadito il concetto che oggi il limite nello sviluppo di soluzioni innovative non è certo tecnologico, quanto normativo. “E, al di là di questo, è necessario trovare il punto di equilibrio tra una buona idea e i master plan aziendali già avviati. La parte più difficile? Convincere chi gestisce processi, sistemi e chi fa i prodotti a scegliere e adottare nuovi strumenti”, ha detto Baido.
Fortuna che c’è una startup pronta a risolvere anche questo problema. Si chiama Supernovae e l’ha fondata Carlo Giugovaz, ex sistemista Unicredit che proprio in questa difficoltà di comunicazione ha riscontrato l’opportunità di fare business. “Siamo di fatto un broker di innovazione tra le due realtà, facciamo sposare le idee con le persone. Oggi collaboriamo con 123 startup, metà delle quali straniere, che mettiamo in collegamento con le banche in cerca di nuove idee per migliorare business e processi. La situazione italiana? I soldi non mancano, specialmente se penso ai primi venti gruppi bancari. Manca la mediazione, mancano le competenze per spiegare agli investitori quali sono i veri vantaggi del mondo Fintech”.