Nonostante i numerosi passi in avanti dal punto di vista tecnologico, in Italia la diffusione dei pagamenti digitali resta piuttosto limitata e inferiore rispetto alla media europea. Lo evidenzia un’indagine della Bce integrata da Banca Italia sull’utilizzo del contante in Italia: innanzitutto il nostro risulta il paese dell’Area Euro in cui è stato rilevato il maggior numero di transazioni giornaliere per persona, in media circa 2, di cui 1,7 in contanti. La media europea si attesta invece a 1,6 transazioni giornaliere, di cui 1,2 in contanti. Complessivamente nel 2016 il contante è stato lo strumento più utilizzato per i pagamenti nei punti vendita, coprendo l’85,9 per cento delle transazioni totali (68,4 per cento in valore).
Gli strumenti alternativi al contante più diffusi sono le carte di pagamento (di debito, di credito, prepagate) con le quali sono state regolate il 12,9 per cento delle transazioni (28,6 per cento in valore). Ancora limitata, invece, la tecnologia contactless, impiegata solo per il il 3 per cento delle transazioni con carte: il 49 per cento degli intervistati ha dichiarato di non possedere una carta o uno smartphone con cui poter utilizzare questa funzione; il 23,2 per cento di possederla ma di non utilizzarla, mentre un 20 per cento adopera questo strumento almeno una volta al mese. Complessivamente, insomma, il 72 per cento del campione non utilizza la tecnologia contactless, un dato anche in questo caso superiore rispetto alla media registrata su scala europea (in media 62 per cento non utilizzatatori).
L’Italia si conferma abbastanza indietro anche relativamente alla diffusione delle carte, che sono possedute dall’88,9 per cento degli intervistati, contro il 93 per cento su scala europea. La percentuale di intervistati che ha indicato, invece, una preferenza per il contante (39 per cento) risulta superiore alla media continentale (32 per cento). La geografia influisce parecchio sulla sensibilità degli italiani nei confronti degli strumenti di pagamento: il contante risulta leggermente meno utilizzato al Nord e più diffuso al Centro e al Sud. Più in dettaglio, le percentuali più basse di transazioni in contante sono state registrate in Lombardia (80,7 per cento), Sardegna (81,7 per cento) e Toscana (82,2 per cento), quelle più alte in Calabria (94,3 per cento), Abruzzo e Molise (91,2 per cento) e Campania (90,8 per cento).
Le differenze tra regioni sono ancora più evidenti prendendo in considerazione importi spesi: in Calabria il 91 per cento del valore delle transazioni registrate è stato regolato in contanti, in Lombardia solamente il 57,5 per cento. Sulle percentuali riscontrate dalla Banca d’Italia influiscono anche le caratteristiche sociali: l’utilizzo di strumenti alternativi, in particolare le carte, è maggiore per gli intervistati con più elevato grado di istruzione o che non hanno ancora completato gli studi, per le persone con redditi medio-elevati, nonchè gli impiegati e i pensionati. Secondo l’indagine, la ragione del minore utilizzo di contante risiede nella loro “bancarizzazione”: poichè queste categorie tendono a ricevere il loro stipendio tramite accredito su conto corrente, sono più predisposte all’utilizzo degli strumenti di pagamento alternativi.