Blockchain, dai bitcoin ai documenti, dai contratti all’IoT

Pubblicato il 12 Set 2016

Illustrazione fornita da Shutterstock*

Diventerà davvero mainstream entro il 2020 la tecnologia della Blockchain? È quanto prevede l’85% degli operatori del mondo della finanza e del credito intervistati da Deloitte sullo scenario prossimo venturo della Blockchain per l’indagine “Out of the blocks: from hype to prototype”, condotta in collaborazione con Efma e presentata da CorCom.
Per il 60% degli intervistati il campo di applicazione prioritario sarà quello dei pagamenti elettronici e dei money transfer, mentre il 23% si concentrerà sul clearing & settlement di titoli e il 20% su sistemi anti-riciclaggio.
L’interesse degli operatori non è solo dichiarato: le banche stanno passando dalle sperimentazioni ai progetti concreti, con investimenti globali per 1,3 miliardi di dollari, pur in assenza di un quadro normativo ad hoc.

Non solo banche, però: e non solo transazioni finanziarie, non solo pagamenti digitali. Le caratteristiche di base della Blockchain aprono svariati ambiti applicativi, come spiega bene Marco Loro, partner di Pay Reply in un intervento Blockchain Revolution? Could be the next Internet? su pagamentidigitali.it .

Documenti sicuri con la Blockchain

Una grande opportunità è data soprattutto dalla possibilità di memorizzare documenti e informazioni criptate nel registro condiviso, per cui la Blockchain può funzionare come International Notary per la gestione di certificati di proprietà, atti di compravendita, proprietà intellettuale. L’opzione di vincolare le transazioni a regole predefinite e immodificabili permetterebbe di generare veri e propri contratti (smart contracts) la cui risoluzione è automatica, offrendo al contempo la certezza che le parti assolvano quanto pattuito.

Come si può implementare l’applicazione della tecnologia della blockchain alla luce della normativa che disciplina le firme elettroniche e lo svolgimento dei servizi fiduciari in Europa? È quanto si chiede Massimiliano Nicotra, avvocato, in un intervento su agendadigitale.eu, secondo cui il modello oggi utilizzato dai Bitcoin si presta a essere formalizzato e utilizzato ai fini della creazione di un sistema “ufficiale” di scambio di moneta elettronica. Gli strumenti alla base del sistema, già disciplinati dalla legislazione italiana ed europea, appaiono idonei a garantirne la sicurezza e la piena validità delle transazioni effettuate nonché la conformità alla normativa di contrasto al riciclaggio del denaro.

Transazioni private e servizi governativi

Le prospettive applicative della tecnologia della Blockchain sono più che interessanti, ma vanno presi in considerazione anche i limiti e le controindicazioni, soprattutto nel suo utilizzo per decentralizzare transazioni private, servizi governativi online e documenti legali. In qualità di registro pubblico permanente, la Blockchain potrebbe gestire in maniera più efficiente e a costi ridotti contratti, atti di proprietà, registri sanitari, scolastici e catastali, carte d’identità, patenti di guida, passaporti, sistemi di riscossione delle imposte ecc. Con interessanti vantaggi quali la trasparenza, l’irreversibilità e la verificabilità delle transazioni, oltre a presentare un buon rapporto tra costi ed efficacia.
Come avverte Marcella Atzori, specialista in tecnopolitica, in un suo lucido intervento su agendadigitale.eu nella valutazione dei relativi rischi e benefici, tuttavia, bisogna distinguere tra Blockchain aperte e interamente distribuite – come quella di Bitcoin e dei suoi numerosissimi cloni – e altri tipi di Blockchain private o autorizzate (cosiddette “permissioned”). In conclusione, avverte Atzori, si tratta di una tecnologia non sostitutiva, ma di appoggio al sistema corrente, a causa dei suoi limiti intrinseci. La Blockchain, ad esempio, non offre garanzie circa l’affidabilità o l’accuratezza dei dati di origine: un documento con dati errati o false informazioni sarebbe comunque convalidato dal sistema, se il protocollo è eseguito correttamente. Inoltre, la Blockchain non conserva i documenti elettronici, ma soltanto il loro hash, per cui risulta pur sempre necessaria la conservazione a lungo termine dei documenti cartacei.

Sui limiti e sulle criticità del sistema della Blockchain si sofferma anche Michele Nastri, consigliere nazionale del Notariato, in un intervento su forumpa.it secondo cui il sistema funziona con transazioni digitali in una situazione stabile e incontrovertibile: ma non sempre è così, perché per esempio un contratto può essere dichiarato nullo, risolto o rescisso. Situazioni, cioè, che la Blockchain non può cogliere, perché la rigidità è il presupposto del suo stesso funzionamento.

Blockchain e IoT

Certamente ci sono poi altri ambiti nei quali la struttura logica della Blockchain può fare una risposta molto agile alle necessità di verificabilità, irreversibilità di un atto e dunque di trasparenza. Anche negli sviluppi dell’Internet of Things iniziano ad esserci sperimentazioni e casi applicativi basati proprio sulla Blockchain. Internet4Things riporta il caso di una soluzione dedicata alla sicurezza nella gestione dati lungo la filiera dell’agrifood Blockchain e IoT per la sicurezza alimentare nella SmartAgrifood mentre proprio sul tema della identità la statunitense Chronicled ha lanciato il primo Open Registry espressamente dedicato all’IoT . Una prospettiva questa che apre agli sviluppatori che operano su Iot e Blockchain una nuova serie di prospettive in termini di interoperabilità a livello di “oggetti intelligenti”.

In sintesi, la tecnologia della Blockchain va considerata un’opportunità e portare risparmi di costi e tempi rendendo i flussi di informazioni più veloci e meno alterabili, ma non potrà mai sostituire in tutto e per tutto l’intervento umano.

La discussione sulla Blockchain sarà al centro della prima tavola rotonda del convegnol “Digital Payment Revolution” organizzato da CorCom con Pagamenti Digitali e in programma a Roma il prossimo 22 settembre.

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