Effetto fork nelle criptovalute: le scissioni della Blockchain sottesa ai bitcoin

Invito alla lettura dell’analisi realizzata da Roberto Garavaglia, in vesrione integrale sul portale Blockchain4Innovation, in occasione del “mancato” fork SegWit2x

Pubblicato il 21 Nov 2017

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A poca distanza dal giorno in cui si sarebbe dovuta consumare la fork SegWit2x, il portale Blockchain4Innovation ha pubblicato un servizio a firma di Roberto Garavaglia dedicato alle problematiche legate alle eventualità di fork e ai rischi prestazionali per i processi basati su ledger distribuiti permissionless, e non solo quelli legati alla Blockchain Bitcoin.

 Il servizio inizia l’esame mettendo in evidenza che SegWit2X avrebbe avuto lo scopo di migliorare l’utilizzo e la scalabilità dell’infrastruttura decentralizzata (DLT) che gestisce gli scambi di bitcoin, proprio laddove, in particolare nei periodi di utilizzo intensivo, il calo prestazionale è avvertito maggiormente. Con una struttura in due fasi SegWit2X prevedeva un primo step denominato Segregated Witness (attivato il 1° di agosto 2017) allo scopo di efficientare il protocollo riducendo la dimensione delle transazioni, mediante la segregazione di alcuni metadati (le firme) che accompagnano le transazioni. Il secondo step avrebbe dovuto essere attivato il 15 novembre laddove si fosse raggiunto il consenso richiesto e avrebbe dovuto condurre all’aumento della dimensione massima dei blocchi, attualmente pari ad un Megabyte.

La mancata attivazione della seconda parte di SegWit2x (ossia quella su cui maggiormente la community si era divisa), avrebbe dovuto raddoppiare la dimensione dei blocchi portandoli a 2MB per incrementare l’efficienza del protocollo e, almeno in teoria, per diminuire le fee richieste dai miners per validare più velocemente le transazioni.

Bitcoin Cash

La prima parte con cui si era iniziato ai primi di agosto SegWit è avvenuta al netto di un compromesso che ha prodotto l’hard fork dei Bitcoin Cash, una nuova catena dalla quale si è originata un’altra criptovaluta (il BCH), separata dalla quella core e irreversibile, dove i blocchi hanno la dimensione massima di 8MB. Per questa nuova blockchain, i sostenitori hanno sempre dichiarato che avrebbe potuto costituire un buon mezzo per effettuare pagamenti P2P, attese le prestazioni decisamente superiori rispetto alla blockchain parent.

I Bitcoin Gold

Nella notte di martedì 24 ottobre, si è data un’ulteriore hard fork.  Bitcoin Gold nasce con l’obiettivo di incrementare la decentralizzazione dei miner che mantengono sicura la rete e si occupano della creazione di nuovi bitcoin.

Il nuovo protocollo dei Bitcoin Gold, rende sostanzialmente ininfluente l’hardware (ASIC based) con cui è, oggi, possibile validare le transazioni di bitcoin, conferendo nuovamente la possibilità di fare mining anche a coloro che possiedono apparati meno potenti, mitigando il rischio di concentrazione dei miner e a tale proposito, la soluzione Bitcoin Gold viene anche definita “ASIC resistent”.

Laddove il miglioramento che sta alla base di queste operazioni è unicamente rivolto ad efficientare una Blockchain  finalizzata a rendere più agevole lo scambio di Bitcoin, non è detto che la strada “2x” (al momento sospesa) sia la sola ed unica strada; anzi, la fork del 1° agosto 2017 che ha generato i Bitcoin Cash, potrebbe già essere un buon esempio per ipotizzarne l’impiego in quei contesti dove la rapidità effettiva del settlement di transazioni monetarie, sia realmente l’obiettivo più importate da conseguire come nel caso del P2P Payment

Le prestazioni dei Bitcoin impongono agli utenti tempi lunghi per la conferma delle transazioni, viceversa devono affrontare un aumento delle commissioni per dare la precedenza alle proprie transazioni. L’enorme successo che ha avuto la criptomoneta ha evidenziato un problema di efficienza tipico del protocollo Blockchain e la rete si è saturata. Il servizoo analizza anche il tema della governance e osserva che Bitcoin è basata su un modello condiviso, non ha un unico decisore centralizzato in grado di determinare risoluzioni, e pertanto quando si vogliono cambiare le regole è necessario che la rete stessa sia d’accordo. Ed è proprio nel solco di tale determinazione che vanno inseriti i fenomeni di hard fork.

Le conclusioni del servizio di Roberto Garavaglia

L’analisi condotta mette in luce alcune vulnerabilità tipiche delle blockchain pubbliche, ossia quelle il cui accesso segue una logica permissionless. I casi (sempre più ricorrenti) di hard fork che producono scissioni irreversibili della catena, con la conseguente nascita di nuove criptovalute, non sono in sé deprecabili, poiché rappresentano un metodo per esprimere miglioramenti (almeno così si auspica) in cui la comunità di sviluppatori e di miner crede. La presenza di un modello di governance condiviso (o, se si preferisce, l’assenza di un modello di governo centrale) può rappresentare l’espressione democratica di un sistema decisionale, dove una pluralità di soggetti può esprimere il proprio voto per il conseguimento di obiettivi condivisi. Tuttavia, l’esercizio stesso di tale democrazia, impone la necessità di prevedere, in molti casi, scissioni interne al sistema; è proprio in queste circostanze che, come nella vita materiale organizzata da una politica intesa quale espressione di una sovranità popolare, si indeboliscono le difese e si sguarnisce il fianco, esponendo l’intera comunità a rischi che devono sapersi mitigare, agendo preventivamente … laddove possibile.

Leggi l’analisi integrale A Forza di fork

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