Per capire oggi come saranno intelligenti le città del futuro occorre allargare il concetto di “intelligenza” applicato a un ambiente complesso come una città per passare a quello di “piattaforma”. Ed è sulla piattaforma che si costruisce il percorso digitale che consente di ripensare servizi e relazioni non solo come una innovazione focalizzata sull’automazione di un servizio ma come innovazione globale per la città. Su queste piattaforme di innovazione digitale si costruiscono poi i processi di innovazione dei servizi e delle infrastrutture in modo integrato con il coinvolgimento di tanti e diversi attori a partire dai cittadini.
Dalla Smart City alla Smart City Platform
Oggi siamo in una fase in cui ci sono realtà che stanno passando dalla sperimentazione all’implementazione di questi progetti nei vari ambiti della dimensione urbana e li stanno attuando proprio per favorire l’integrazione tra diversi livelli di servizio: i pagamenti, la mobilità, la sicurezza, la gestione delle infrastrutture pubbliche, le risorse legate al facility management, la gestione dei consumi energetici, o, più in verticale, con le componenti legate all’illuminazione pubblica o alla raccolta dei rifiuti. Sono tanti gli ambiti sui quali l’innovazione digitale porta valore e apre nuove prospettive, ma appare sempre più evidente che questo valore si concretizza se viene sviluppata in chiave di integrazione.
E arriviamo così al concetto di Smart City Platform, ovvero al passaggio da soluzioni tecnologiche pensate per migliorare singoli servizi a piattaforme pensate per sviluppare e promuovere l’innovazione a 360 gradi. In occasione di Forum Pa Città 2019 abbiamo avuto l’opportunità di confrontarci con rappresentanti di pubbliche amministrazioni e con esperti proprio per vedere come nascono progetti di piattaforma per una comune e innovativa visione della città.
Il ruolo della Blockchain come piattaforma per le Smart City
Roberto Garavaglia, Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor
Il passaggio da progettualità Smart City a progettualità declinate in chiave di Smart City Platform è possibile grazie al ruolo che possono svolgere alcune tecnologie digitali, fra cui in particolare la blockchain.
Big data, IoT, Intelligenza Artificiale e Pagamenti digitali sono tecnologie e servizi che grazie all’impiego della blockchain consentono di raggiungere obiettivi di efficientamento e di automatismo dei processi (grazie anche all’applicazione di smart contract). Inoltre, davanti alla necessità di disporre di forme di governance decentralizzata la blockchain rappresenta una strada per ripensare i processi decisionali della città. consentendo un ridisegno dei flussi di gestione dei dati, senza la necessità di intermediazione. Un vantaggio questo particolarmente rilevante a fronte di scenari che possono prevedere forme di co-creazione dei dati o quando si lavora per ottenere l’impegno diretto dei cittadini nella creazione e gestione di servizi. In altre parole, quando i cittadini diventano attori primari nello sviluppo dell’innovazione della città, emerge la necessità di forme di verifica e di autorizzazione di tipo decentralizzato. Nel momento in cui i cittadini sono nella condizione di diventare smart citizen devono essere messi nella condizione di interagire con la PA in piena trasparenza e con strumenti decisionali adeguati. Ecco, ancora una volta, spazi di applicazione della blockchain.
In prospettiva queste soluzioni consentono la creazione di progetti che abilitano il cittadino a contribuire alla creazione di valore per il proprio territorio, a nuove forme di partecipazione.
Smart Contract e tokenizzazione per la diffusione di best practices
Non solo, la blockchain permette anche di favorire la diffusione di best practices, ovvero di incoraggiare e stimolare comportamenti virtuosi, grazie alla realizzazione di forme di rewarding, ovvero grazie a sistemi di remunerazione che permettono al cittadino di vedersi riconosciuto un “premio” nella capacità di co-creare il valore del proprio territorio. La transazione legata alla premialità deve ovviamente avvenire in trasparenza ed è opportuno che possa essere gestita in maniera totalmente distribuita (questo permette di pensare a nuovi casi d’uso come ad esempio per premiare chi conferisce in modo corretto i rifiuti nel rispetto delle regole della raccolta differenziata che può ricevere un “premio” in forma di token di valore per la comunità). In questo modo chi decide di portare valore nella propria città lo può fare interagendo direttamente con gli strumenti, anche fisici, nei quali si concretizza l’erogazione dei servizi stessi, con la garanzia di disporre di forme di “governance” che escludono o limitano il rischio di subire frodi da parte di “furbetti”.
La gestione dell’identità delle persone e degli oggetti intelligenti
Garavaglia porta poi l’attenzione sul tema dell’identità, un tema centrale sia per quanto attiene l’identità del cittadino, sia per l’ identità degli oggetti intelligenti. (leggi al riguardo questo servizio Pagamenti e IoT: nuovi prodotti e servizi per imprese e consumatori). Il cittadino agisce in un contesto di Smart City Platform con oggetti intelligenti che sempre più frequentemente rappresentano dei servizi. Oggetto (nel senso di Internet of Things) e cittadino devono pertanto essere identificati nella loro capacità di relazione e nel loro sistema di comunicazione. Non è pensabile gestire questo processo con sistemi di identificazione tradizionali che si basano su una struttura verticale. E’ invece possibile dare risposte a queste esigenze grazie a sistemi basati sulla blockchain che consentono di identificare entrambi gli attori senza il ricorso ad una struttura verticistica, e permettendo di ottimizzare il processo su larga scala e a livello territoriale, garantendo sempre forme di identificazione sicure.
Con StartCity Piacenza interpreta la Smart City Platform in chiave di integrazione scalabile nel tempo
Elena Baio, Vicesindaco, assessore alla Smart City del Comune di Piacenza
StartCity è un piano di Smart City avviato recentemente a Piacenza, rappresenta un progetto che nasce con una rilevanza e una portata globale come “un punto di partenza e non di arrivo“. StartCity conta infatti su due considerazioni basilari: la smart city deve servire per migliorare la qualità del lavoro della PA, definendo nuovi livelli di efficienza, e deve migliorare la qualità della vita dei cittadini. Sulla base di questi due obiettivi StartCity punta a dare vita a un progetto di integrazione e di condivisione.
Un primo aspetto importante attiene all’approccio progettuale: “abbiamo iniziato ad incontrare tutti gli assessorati e a chiedere loro di raccogliere input e analisi delle esigenze fondamentali. Poi abbiamo incontrato un numero consistente di soggetti esterni, come i rappresentanti di associazioni, gli stakeholder legati a determinati servizi o interessi, gli attori che seguono la mobilità, i soggetti privati impegnati su servizi specifici, le imprese in generale e soggetti istituzionali come Confindustria. Tanti rappresentanti dunque di esigenze, ovvero tutti coloro che “vivono” la città.
Una visione integrata della città e dei suoi servizi
Da questo confronto è emersa una visione di insieme della città e dei bisogni di innovazione che la caratterizzano, con una conoscenza più allargata e più precisa dei livelli di criticità e di urgenza. Abbiamo iniziato con progetti singoli su diversi livelli, ma sempre con una visione integrata: lo sportello del contribuente, il progetto T-Certifico, l’allestimento di laboratori aperti per un confronto con i cittadini, l’agevolazione delle credenziali SPID e attività più specifiche come ad esempio il monitoraggio dei defibrillatori nelle scuole ecc. E’ stato cioè avviato un costante lavoro per condividere una visione della città anche dal punto di vista del vissuto dei servizi e delle infrastrutture.
Mappare, coordinare, “far parlare” tutti i piani di innovazione con i cittadini
Concretamente StartCity ha visto l’attivazione di una serie di servizi e di iniziative che può essere utile vedere almeno in alcuni componenti:
- La pianificazione di un Laboratorio Aperto a tutti i cittadini come luogo di sviluppo dell’innovazione per il mondo della mobilità, dei trasporti, della logistica, del rapporto con l’ambiente, della sicurezza;
- Interventi a livello di gestione delle risorse per conseguire una riduzione dei consumi energetici e idrici nell’ambito delle facility del comune e un monitoraggio smart dei consumi stessi;
- Un focus sulla sicurezza dei cittadini con la realizzazione e il rafforzamento della rete di videosorveglianza e di controllo automatico dei transiti in forma integrata con la Prefettura e le Forze dell’Ordine e altri attori;
- La realizzazione di mobile App dedicata alla popolazione per disporre di segnalazioni relative a situazioni di degrado urbano e ambientale mirata al coinvolgimento dei cittadini e a facilitare la comunicazione con l’Amministrazione;
- La possibilità da parte dei cittadini di verificare e rettificare online le posizioni tributarie, sulla base di informazioni catastali aggiornate e la possibilità di gestire il pagamento di IMU e TASI con F-24 online via smartphone con codice QR;
- L’accesso ai certificati più comuni come quello di residenza, anche nelle tabaccherie, senza rivolgersi agli sportelli;
- La disponibilità di un’applicazione mobile diretta ai turisti in visita alla città capace di guidarli lungo percorsi tematici e di interagire con dispositivi in radio frequenza distribuiti sul territorio per attivare servizi legati ai luoghi d’interesse
Sono solo alcuni esempi di sviluppo integrato di diversi servizi nell’ambito di StartCity, ma è importante sottolineare la logica del coinvolgimento dei cittadini e della costruzione dei processi di innovazione basata sul principio: “insieme ai cittadini“.
Le automobili intelligenti nella Smart City Platform di MASA, la nuova Modena Automotive Smart Area
Luca Chiantore, Dirigente Settore Smart city, servizi demografici e partecipazione del Comune di Modena
Modena Automotive Smart Area (MASA) è un progetto di smart mobility avanzata che nasce nel segno di un’ampia integrazione: dalla sperimentazione sull’innovazione digitale per le vetture intelligenti, alla gestione dei temi legati alla mobilità cittadina per arrivare alla sicurezza stradale. Siamo partiti grazie anche alle risorse legate a un bando europeo che ha permesso a Modena di avviare un importante progetto per rigenerare un’area industriale dismessa vicina al centro città. Sulla base di questa opportunità è nata l’idea di ripensare questa area rendendola anche ipertecnologica, con la creazione di un laboratorio urbano per implementare tecnologie emergenti come IoT, cybersecurity, Artificial Intelligence e Blockchain a beneficio prima di tutto dell’innovazione cittadina e in secondo luogo con un percorso di innovazione coerente con la cultura imprenditoriale dell’area.
Un focus speciale per l’automotive: siamo nella Motor Valley
Dal punto di vista organizzativo, uno dei passaggi fondamentali è stato quello di capire come un comune, che ha una buona tradizione di trasformazione digitale, riesce a sviluppare un progetto di ricerca avanzato di questo tipo. Modena è poi al centro della Motor Valley, c’è un ambiente di innovazione sul mondo automotive che è di eccellenza a livello mondiale e ci sono tante realtà che fanno sviluppo e produzione di componentistica intelligente per il mondo automotive. Non ultimo c’è una grande attenzione e un grande entusiasmo da parte della popolazione.
Il contesto era dunque quello giusto. Il passaggio successivo è stato quello di dare vita ad un gruppo di lavoro avanzato che potesse portare avanti un progetto di ricerca con queste finalità. Abbiamo firmato un protocollo di intesa con l’Università di Modena e Reggio Emilia, creando una serie di gruppi di lavoro e un Comitato Scientifico.
Un ambiente popolato da IoT ed Edge: la Sensitive Infrastructure
Dal punto di vista della sua concretizzazione il progetto vede un ambiente popolato da tecnologie Internet of Things e Edge computing, di sensoristica avanzata di vario tipo come smart cameras, sistemi di intelligenza neurale, rilevatori di dati legati alla mobilità di vetture e persone, sensori ambientali e altro; il tutto in una infrastruttura IoT che copre in maniera uniforme tutto questo percorso. Con questa logica si è realizzata una sensitive infrastructure.
Accanto a questo abbiamo poi realizzato la communication infrastructure, ovvero una infrastruttura destinata a far parlare i sensori con il nostro data center. Abbiamo affrontato il problema legato alle reti, anche perché la sensoristica è chiamata a lavorare sia in scenari di real time, sia in scenari in cui non è necessario disporre di dati in tempo reale.
Se pensiamo che il focus centrale del progetto è rappresentato dall’automotive, dobbiamo considerare che le auto intelligenti sono basate sul principio dello “scambio di dati” con le infrastrutture della città. In questo contesto, per quanto attiene alla sicurezza, il real time è fondamentale. Sulla base dei criteri adottati, tutto ciò che è superiore ai 30 millisecondi non è real time. Da qui la scelta di indirizzare le necessità di real time verso un processing lato Edge con server e GPU a bordo strada che ricevono dati dall’auto, li elaborano e li restituiscono per attivare in real time delle specifiche azioni. Tutto il resto può essere veicolato lato Cloud con una serie di servizi che riguardano lo stato delle strade, l’andamento del traffico, lo smart parking, ovvero tutti servizi che non necessitano di info in tempo reale. Il dato in real time è focalizzato sui casi d’uso dell’automotive come ad esempio, nel monitoraggio di comportamenti tra vetture o tra vetture e persone. Il progetto punta a gestire situazioni di real time data per impedire ad esempio la collisione tra una vettura che si avvicina a un passaggio pedonale e un pedone che non avverte il suo arrivo. Il veicolo riceve dalla città il messaggio che se continua con quella velocità rischia di investire il pedone che si muove sulla sua traiettoria. Il progetto integra sistemi ADAS (Advanced Driver Assistance System) di tipo commerciale e punta a utilizzare le tecnologie più innovative come il 5G per realizzare soluzioni di safety tali da fare in modo che se la macchina che sta causando un possibile incidente, riesce a parlare con i dati di sicurezza della città, in real time, può rallentare o fermarsi.
Proprio per esplorare e sperimentare queste situazioni abbiamo creato un laboratorio urbano per dare la possibilità anche ai nostri partner di gestire queste innovazioni in un contesto reale e di testare progetti e soluzioni tecnologiche.
Una Smart Road per la Communication Infrastrutcture
La Communication Infrastructure conta su un’area collegata in fibra ottica, in forma di smart road, con armadi per la fibra ottica, con videocamere in rete e con connettività wireless. Nell’edificio più alto di Modena, abbiamo predisposto un’antenna dedicata alla gestione delle comunicazioni di MASA e serve le vetture che entrano a far parte del progetto che possono parlare con la città. Se il 4G commerciale non aveva i tempi di latenza adeguati per riuscire a gestire queste sperimentazioni in real time, adesso con il 5G siamo nella condizione di esplorare anche questa forma di comunicazione real time tra la vettura e la città. I sensori ambientali sono invece connessi in tecnologia LORA, ovvero una rete più adatta alla gestione di dati di rilevazione territoriale. In questo caso specifico questi dati permettono di monitorare anche scenari legati alla correlazione tra i flussi di traffico e l’inquinamento.
I gruppi di lavoro del progetto vedono poi una forte integrazione anche a livello di attori con il Comune, l’Università e i partner privati, con una attenzione alla individuazione dei bisogni reali e con la convinzione di lavorare per integrare la sperimentazione sulle tecnologie abilitanti con il coinvolgimento dei cittadini e nel rispetto della vocazione economica e imprenditoriale del territorio.
A Torino la Smart City Platform CO3: co-creazione, co-produzione e co-management
Alberto Guffanti Dipartimento di Informatica, Project Manager del progetto CO3, Università degli Studi di Torino
Smart City Platform vuol anche dire sviluppare forme di sperimentazione integrata per l’ osservazione, l’analisi, la individuazione del miglior rapporto possibile tra tecnologie e cittadini e per individuare le opportunità e i rischi di questa relazione.
CO3 è un progetto che si colloca in questo scenario, è una iniziativa co-finanziata dalla Comunità Europea, nell’ambito del Programma Horizon 2020, e si focalizza sull’uso di alcune tecnologie innovative disruptive per la co-creazione, la co-produzione e il co-management di servizi pubblici. Una dimensione, quella di CO3 particolarmente importante e molto vicina al concetto di integrazione e di piattaforma in particolare per il fatto che viene sviluppato insieme ai cittadini e attiene alla gestione dei beni comuni urbani. L’idea del progetto arriva da un progetto universitario di ricerca che punta a costruire un framework analitico per valutare benefici e rischi connessi all’uso delle tecnologie e al loro potenziale nel coinvolgimento dei cittadini nei servizi e nelle strutture pubbliche.
Il contesto nel quale si colloca questa attività è quella del “Commoning”, ovvero quella della modalità di gestione condivisa del bene comune urbano, che si concretizza, ad esempio, nella “gestione” di uffici dismessi che vengono messi a disposizione dei cittadini attraverso forme di collaborazione.
L’obiettivo del progetti, come evidenziato, è quelladi analizzare secondo criteri oggettivi e misurabili l’impatto sociale di queste tecnologie, evidenziare le best practices e studiarne le criticità, le complessità tecnologiche, sociali, operative e legali, in forma di progetti con una fortissima impronta multidisciplinare e non solo tecnologica.
L’Università di Torino è capofila, in particolare il Dipartimento di Informatica. Ma il progetto coinvolge, nel segno della disciplinarietà, anche il Dipartimento di Legge. Abbiamo 10 partner in 5 nazioni europee, con collaborazioni tra istituzioni pubbliche e mondo privato. Il progetto pilota che vede coinvolte le città di Atene, Parigi e appunto Torino, è partito a gennaio 2019 e durerà per tre anni. In questa fase siamo alla fine della fase di co-design. L’idea è di studiare le tecnologie, di valutarne gli outcome e disegnare un nuovo modello per l’interazione tra la PA e cittadini.
La tecnologia abilita nuove forme di relazione tra cittadini e PA: quali opportunità e quali rischi
CO3 prevede la valutazione di diverse dimensioni: il punto di vista socio-culturale, l’engagement dei cittadini, la prospettiva economica, le implicazioni legali in termini di adempimenti per la PA in relazione a privacy e data protection. Dal punto di vista delle tecnologie il progetto si articola su Blockchain, Realtà Aumentata, social network geolocalizzato, nuovi meccanismi di deliberazione e di voting, unitamente a processi di gamification. L’asse portante sul quale si articola lo sviluppo tecnologico è rappresentato dalla Blockchain e un ruolo importante spetta all’ Augmented Reality. Ci focalizziamo sull’idea di creare aree comuni ambientate, dove il cittadino può accedere tramite il proprio dispositivo attraverso una app che gestisce i dati relativi all’area. Con l’AR abbiamo anche introdotto un concetto di scarsità dello spazio condiviso, per gestire in modo responsabile tutte le risorse, in relazione alla condivisione con altri soggetti. La Blockchain porta nel progetto anche il concetto fondamentale di trasferimento di valore digitale e di asset di valore digitale. Un concetto estremamente importante che consente di rappresentare nel mondo digitale il concetto di scarsità dei beni che caratterizza il mondo fisico.
Il ruolo dei token per premiare i comportamenti virtuosi
Al concetto di scarsità dei beni del mondo fisico corrisponde anche il tema della resposnabilità, delle scelte. Se trasferisco un asset fisico da un luogo all’altro, quell’asset entra in luogo e non è più presente in quello dal quale è stato rimosso. Il digitale ci ha abituati a sovrapporre al concetto di “spostamento” di un asset il concetto di duplicazione dell’asset. Grazie alla blockchain questo principio torna ad essere rappresentato consentendo nuove forme di interazione tra mondo fisico e mondo digitale. In particolare questo permette anche di sovrapporre agli asset fisici e alle azioni con cui ci relazioniamo con questi asset del valore. In questo caso si aggiunge al concetto di piattaforma quello di area urbana aumentata, con sistemi che permettono di stabilire una relazione “economica” tra il cittadino e gli ambienti o i servizi. P
iù in concreto, un cittadino disporrà di un portafoglio elettronico su cui si possono scambiare token o monete virtuali, equivalenti alle criptocurrency, e questo valore digitale può essere usato per acquistare servizi o per ottenere benefici grazie al coinvolgimento i piccoli esercenti che possono accettano e gestiscono i token in forma di buoni sconto o di programmi di fidelizzazione. I token rappresentano una modalità di remunerazione per le attività volontarie svolte dai cittadini all’interno delle strutture dell’area comune. I token possono anche diventare un meccanismo di stimolo alla partecipazione all’interno di sistemi di democrazia partecipata.
Uno dei partner è, come indicato, la città di Torino, con la rete delle case del quartiere, in particolare con 8 strutture che sono messe a disposizione in partnership pubblico-privato ad associazioni che impegnate nella erogazione di servizi all’interno di queste strutture, come corsi di lingua, attività teatrali, servizi agli anziani o in attività collegate alla manutenzione stessa delle aree comuni.
Percorsi di utilizzo condiviso di strutture cittadine per trovare nuove forme di governance
L’idea è quella di cercare di trovare dei percorsi in cui le autorità pubbliche possano utilizzare queste nuove tecnologie, di valutarne impatto e rischi nel momento in cui sono utilizzate per una gestione condivisa del bene pubblico. CO3 è un progetto di ricerca e che nasce dal basso, con la scelta delle attività da svolgere realizzata anche in questo caso con il coinvolgimento dei cittadini e dei membri delle associazioni, per capire su quali servizi concentrarsi, senza cioè calare tecnologie e scelte dall’alto. La Smart City Platform è vista come dunque processo di co-design e di co-progettazione anche per avvicinare il più possibile la conoscenza dei servizi alla conoscenza dei bisogni dei cittadini.
Un altro tema importante di CO3 è rappresentato dalla necessità di affrontare il problema del digital divide e dal processo di rendere le tecnologie veramente di aiuto al rapporto tra cittadino e PA. In questo senso il progetto punta anche a individuare delle metriche per misurare e valutare le difficoltà nell’utilizzo di determinate soluzioni tecnologiche e i percorsi che li possono facilitare.
Smart City Governance: il ruolo della blockchain e delle benefit corporation
In conclusione vediamo, con Roberto Garavaglia, come può la blockchain favorire le condizioni per il passaggio da Smart City a Smart City Platform
Uno dei principi fondamentali della blockchain è rappresentato dalla decentralizzazione. Occorre essere consapevoli che non c’è alcun beneficio nell’impiego di blockchain, se non si pensa da subito a progettare una governance adeguata che è sia tecnologica, sia di sistema. E’ sbagliato ritenere che la blockchain possa fungere da catalizzatore che migliora con la bacchetta magica processi pregressi. Se vogliamo utilizzare correttamente la blockchain dobbiamo riprogettare i modelli di governance, pensando in una logica fortemente decentralizzata. La capacità di pervenire ad un accordo o a un consenso distribuito da parte di soggetti che non si conoscono, ma che probabilmente condividono la stessa idea di comunità, rappresenta un grandissimo valore, ed è fondamentale per dare consistenza ai principi che stanno alla base del concetto di smart city. La possibilità di attuare processi decisionali distribuiti deve poter essere supportata da forme di incoraggiamento e di remunerazione dell’impegno per coloro che attivano questi processi. Tutto questo è possibile con dei token, gettoni che rappresentano anche una modalità, per il cittadino, di veder valorizzato il proprio impegno per la collettività.
Accanto a questo aspetto c’è poi quello dei meccanismi della e-democracy, una forma di partecipazione democratica che può essere abilitata (non governata) dalla tecnologia, e che consente un processo di governance partecipativa tale da permettere ai cittadini di poter interagire e mettere a valore anche le proprie opinioni e i propri interessi in forma diretta.
Il tema della governance di questi scenari impone una riflessione sui soggetti che possono svolgere queste attività, ovvero che possono contribuire alla gestione di piattaforme nelle quali coesistono scenari diversi e integrati. In questo senso una prospettiva è rappresentata dalle realtà conosciute come Benefit Corporations, società for profit, ma che perseguono un bene collettivo.
Articolo aggiornato da Mauro Bellini l’11 dicembre 2019