Retail banking, nuove opportunità dal “matrimonio” con le Fintech

I dati dell’European survey di Roland Berger: gli istituti di credito fanno importanti progressi nella digitalizzazione, ma non trovano ancora la strada dell’innovazione. La svolta arriverà con l’intelligenza artificiale e la convergenza in ottica win-win con le realtà più giovani e tecnologiche

Pubblicato il 11 Set 2018

Gli istituti bancari stanno producendo uno sforzo importante nell’ottica della digitalizzazione dei business model, ma nonostante questo non hanno ancora avuto successo – per loro stessa ammissione – sul versante dell’innovazione del loro modo di operare. La spinta “definitiva” verso questo obiettivo arriverà probabilmente dall’Intelligenza artificiale, almeno stando alle convinzioni del 50% del campione intervistato per l’ultima ricerca di Roland Berger, “The digitalization race: can financial service providers hack the pace? Third European Retail Banking Survey – Findings and recommendations”. Dallo studio, che ha l’obiettivo di fotografare lo status quo della maturità digitale delle banche e tracciare i possibili scenari evolutivi, emerge inoltre che le banche ripongono meno fiducia, in questa prospettiva, sulla Blockchain, nei confronti della quale le banche si dividono tra “scettiche” e “indifferenti”. Quanto all’ondata “disruptive” che si annunciava sull’intero comparto con l’avvento delle Fintech, che si propongono di offrire servizi verticali eccellenti a costi molto ridotti rispetto ai competitor tradizionali, secondo i dati di Roland Berger non si è verificata, dal momento che i clienti fanno spesso fatica ad abbandonare i vecchi servizi per abbracciare quelli più innovativi. Ma emerge, secondo la società di analisi di mercato, una soluzione “win-win”, quella del matrimonio tra banche tradizionali e Fintech.

Tra i trend emergenti Roland Berger mette inoltre in evidenza il progressivo affermarsi di grandi piattaforme aperte in grado di disintermediare la relazione con le banche e offrire le migliori soluzioni ai clienti: per il 50% degli intervistati queste nuove piattaforme avranno un impatto dirompente sul settore. Infine, un avvertimento: digitalizzare i processi e l’organizzazione non basta: “Occorrono strategie realistiche e coraggiose di medio-lungo termine – si legge nella ricerca – maggiore specializzazione e un cambio di passo fronte flessibilità”.

Passando ai numeri che spiegano queste tendenze, dallo studio  – che ha interpellato 60 decision maker di banche di tutte le dimensioni dislocate in 10 paesi del Vecchio Continente – emerge che soltanto il 2% delle banche retail tradizionali si considerano un motore d’innovazione sostanziale. 

“L’impatto della digitalizzazione nel settore bancario ha portato all’introduzione dei processi cosiddetti end-to-end che permettono agli utenti finali di svolgere tutte le attività in remoto utilizzando i soli canali digitali grazie all’affermarsi dell’home-banking.- si legge in una nota di Roland Berger – Ma non solo. Online ormai si accendono conti correnti e si richiedono / concedono prestiti o persino mutui. Bypassando in toto, o quasi, lo sportello tradizionale. Tuttavia, la maturità digitale del settore bancario sembra ancora molto lontana”. 

Secondo Roland Berger, gli istituti finanziari sono ben consapevoli delle loro carenze. Solo il 2% degli intervistati del sondaggio infatti ha menzionato le banche come “innovatori”, mentre per il 47% del campione a fare la vera differenza tracciando i trend futuri sono i giganti hi-tech come Apple e Google. Seguono i player FinTech con il 42% dei consensi. “L’intelligenza artificiale, il banking a comando vocale e la realtà virtuale sono solo alcune delle aree che caratterizzeranno il futuro del settore – spiega Roland Berger – e ad oggi il mondo bancario sembra molto lontano dall’essere in grado di integrare queste nuove tecnologie nel proprio modus operandi”.

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