Redazione
Il tema dei pagamenti non è mai stato così caldo e controverso come in questo periodo. Da un lato la discussione sull’innalzamento della soglia nell’utilizzo del contante a 3mila euro ha visto crescere un dibattito sui rischi legati al “nero”, piuttosto che una “facilitazione” del “riciclaggio” di denaro proveniente da attività illecite. Dall’altro, non perde forza la spinta verso una sempre maggiore diffusione degli strumenti di pagamento elettronico.
A questo proposito c’è un tema rilevante riguardo alla soglia, in questo caso minima, di 30 Euro al di sotto della quale gli esercenti sono liberi di rifiutare l’accettazione di carte di debito. Una norma che naturalmente ostacola il processo di abbandono del contante e che, anzi, consente di mantenere salda l’abitudine o la necessità di fare riferimento comunque a pagamenti cash.
In tale contesto s’inserisce un emendamento alla Legge di Stabilità 2016, proposto dal responsabile innovazione del Partito Democratico On. Sergio Boccadutri, che mira a rimuovere il tetto dei 30 euro sotto il quale si possono rifiutare i pagamenti digitali. L’emendamento prevede anche un taglio alle commissioni per le microtransazioni di importo non superiore ai 5 euro e un regime sanzionatorio per chi non rispetta la norma (ossia rifiuta di accettare strumenti di pagamento alternativi al contante). L’obiettivo, evidente, è quello di eliminare le barriere legate non solo alle abitudini di consumatori ed esercenti, ma anche gli svantaggi che questi ultimi si troverebbero ad affrontare qualora accettassero il pagamento di microtransazioni con strumenti digitali.
La proposta emendativa va nella direzione di incoraggiare l’utilizzo di carte di credito e Bancomat e segue, dal punto di vista logico, l’attuazione di quanto previsto dal decreto c.d. “Sviluppo-bis” (decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221) con il provvedimento interministeriale del 24 gennaio 2014, che onera commercianti e professionisti ad accettare pagamenti con carte di debito, nel caso di transazioni superiori ai 30 euro. In assenza di sanzioni la norma ha sensibilizzato il mondo del commercio all’utilizzo del digitale, ma non ha contribuito a modificare le abitudini di clienti e commercianti.
Il tema naturalmente riguarda anche le commissioni e il peso delle stesse in ragione di una diffusione delle microtransazioni.
Al fine di promuovere l’effettuazione di operazioni di pagamento nazionali basate su carte di debito o di credito, anche per i microimporti (massimo 5 Euro), l’emendamento chiede altresì che i prestatori di servizi di pagamento applichino, per ogni operazione, una commissione agli esercenti di importo non superiore ai costi che lo stesso avrebbe sostenuto per l’accettazione di analoghi pagamenti in contanti.
Fissando nella data del 1° aprile 2016, il termine entro cui i prestatori di servizi di pagamento e i gestori di schemi di carte di pagamento dovranno definire le regole e le misure, anche contrattuali, necessarie per l’attuazione di tali indicazioni, in caso di mancata o non efficace definizione delle stesse, trascorso il termine di nove mesi dall’entra in vigore delle disposizioni, con successivi decreti potrà essere stabilito il valore massimo dell’importo della commissione applicata dai prestatori di servizi di pagamento ai beneficiari di ogni operazione di pagamento nazionale, basata su carta di debito o di credito, d’importo inferiore ai 5 Euro. Tale valore massimo non potrà superare i 7 millesimi di euro per transazioni con carta di debito e un centesimo di euro per ogni operazione basata su carta di credito.
Dal punto di vista delle infrastrutture (Pos) il mercato si sta oggettivamente preparando; nel corso del 2014 il numero di questi apparati è cresciuto di quasi il 20%. Una diffusione che deve essere accompagnata anche da un cambiamento nelle abitudini, sostenuto dalla consapevolezza che il contante rappresenta un costo per la collettività.
La gestione del cash rappresenta un aspetto rilevante, da tenere in considerazione per i fattori legati alla sicurezza, per i costi sostenuti dalle banche (che, naturalmente, li trasferiscono sui clienti) e per tutta la filiera collegata alla gestione fisica del denaro contante.