L’Open banking è uno delle conseguenze principali della PSD2, la normativa che sta cambiando in profondità il mondo dei pagamenti e del finance. Portando con sé la necessità, da parte delle banche, di offrire nuovi servizi a disposizione dei propri clienti, capaci di garantire quella apertura e flessibilità che sta alla radice del fenomeno Open Banking. Un tema che naturalmente è stato affrontato nel dettaglio in occasione del recente Salone dei Pagamenti di Milano, con interventi di esperti e operatori del settore.
La partnership con Kaleyra
Proprio pochi giorni prima dell’evento milanese era stata annunciata una importante partnership, quella tra Kaleyra ed Epiphany, orientata proprio a dare concretezza all’Open Banking. Come racconta a Pagamenti Digitali Paolo Spadafora, Ceo di Epiphany, “La partnership presuppone l’unione di due piattaforme, quella di messaggistica di Kaleyra e quella tecnologica e open banking di Epiphany. Questo binomio sicuramente facilita l’utilizzo delle nostre soluzioni pronte all’uso (Account aggregation, Instapay, ecc) e favorisce nuove customer journey dal punto di vista dell’utente finale. L’alleanza favorisce certo notevolmente la diffusione delle nostre soluzioni. Kaleyra, infatti, oltre a possedere la messaggistica, possiede diverse piattaforme, data center e altre strutture, oltre che un portafoglio piuttosto importante nel mondo bancario, dunque è per noi il partner ideale. Quindi direi che con questa alleanza ci posizioniamo piuttosto bene nell’Open Banking, anche perché come time to market siamo i primi a proporre una soluzione di questo tipo”.
Una strategia internazionale
La sensazione diffusa nel mondo dei pagamenti, infatti, è che i big del settore debbano ancora scendere in campo con piattaforme onnicomprensive sull’open banking, ma la partnership Kaleyra-Epiphany dimostra che la tecnologia adatta a rispondere alla normativa esiste e può essere già perfettamente funzionante. Non a caso Epiphany ha intenzione di continuare su questa strada: “La partnership con Kaleyra è il nostro modello di business tipico. Una startup come la nostra non può certo pensare di investire in sales operations in tutti i paesi potenzialmente interessanti. Stiamo perciò cercando operatori che abbiano caratteristiche di un certo tipo: che abbiano cioè già un portafoglio clienti piuttosto sviluppato e che possano fare upselling con le soluzioni open banking di Epiphany. Stiamo sempre lavorando in questo senso e a breve annunceremo alcune partnership di questo tipo in Inghilterra. Stiamo guardando anche in altre realtà, come Norvegia, Danimarca, Spagna, Ucraina, Danimarca e Austria. Parliamo con partner locali, spesso system integrator in ambito finance, che svolgendo anche un ruolo consulenziale sono chiamati a proporre qualcosa di nuovo alle loro banche clienti”.
Per Epiphany le partnership estere sono più semplici: “Paradossalmente le realtà italiane spesso tendono ad affidarsi agli operatori britannici, non valutando le aziende del nostro Paese come la nostra quasi per preconcetto e pregiudizio. All’estero questo non succede, si valutano soltanto il fattore prezzo e, ovviamente, le capacità della tecnologia”. Sul tema delle possibili novità normative per il mondo dei pagamenti digitali, di cui si è parlato tantissimo in occasione del Salone, l’opinione di Epiphany è che sia i clienti finali che i merchant non siano adeguatamente informati sui costi del contante. Dunque sarebbe necessario soprattutto un forte investimento in termini di formazione per facilitare il completamento della rivoluzione dei pagamenti elettronici.