Pagamenti innovativi, si accende il confronto tra mondo bancario e fintech

Pubblicato il 17 Feb 2016

FIDA

Domenico Aliperto

Le aziende fintech sono destinate a scalzare le banche tradizionali? User experience efficaci, contatto diretto con il cliente attraverso lo strumento più intimo che possiede – lo smartphone – e tanta aggressività commerciale, unita a una sempre maggiore fiducia dei consumatori (che va di pari passo con la crescente diffidenza nei confronti del vecchio mondo del credito), sono tutti elementi che farebbero propendere per un risposta affermativa.

Non è un caso che nel 2014, secondo Accenture, gli investimenti globali in iniziative di financial technology sono triplicati rispetto all’anno precedente, raggiungendo la quota record di 12,21 miliardi di dollari. Un altro segno concreto del nuovo Spirito del tempo è dato dall’iniziativa intrapresa dalle startup inglesi la settimana scorsa: rappresentate dall‘Emerging Payments Association nella persona del presidente Richard Wagner (titolare di Advanced Payments Solutions), le tech company hanno aperto un confronto con la Bank of England per ottenere un accesso diretto al sistema britannico dei pagamenti. Il circuito Real Time Gross Settlement (RTGS) è attualmente aperto solo ai principali istituti del Paese, ed è a loro che le startup, non in possesso di una licenza bancaria, devono rendere conto (letteralmente, visto che il servizio non è gratuito) per effettuare qualsiasi tipo di operazione. Se la banca centrale ammettesse l’ingresso dei nuovi player nel sistema, si assisterebbe a una vera e propria rivoluzione, anche culturale. «Non siamo cow boy, e le nostre aziende garantiscono la stessa sicurezza che offrono le banche», ha dichiarato Wagner. «Gli istituti di pagamento come Paypal e gli specialisti dei pagamenti elettronici come noi, che da oltre dieci anni gestiscono attività regolate, sono abbastanza competenti da lavorare in maniera autonoma». Il governatore della Bank of England Minouche Shafik non ha escluso la possibilità di modificare lo status quo, visto che il RTGS è stato progettato nel 1996, ben prima che i pagamenti on line avessero anche solo la prospettiva di diventare un business di rilievo. I contatti preliminari tra la banca centrale e l’associazione presieduta da Wagner sono solo il prologo di una discussione più ampia che coinvolgerà i rappresentanti del settore e che dovrebbe portare entro la fine dell’anno a una decisione sul ruolo delle tech company all’interno dell’ecosistema finanziario britannico.

Che posizione prenderanno le banche? Difficile a dirsi, i punti di vista e le aspettative, oltre alle strategie di sviluppo, sono molteplici. Secondo uno studio di PricewaterhouseCoopers, il 55% dei dirigenti del settore considera i nuovi player una minaccia per la propria attività. La società di consulenza suggerisce che gli istituti tradizionali dovrebbero sviluppare un modello di business che ponga al centro il consumatore nei prossimi cinque anni, pena la perdita di competitività nel mercato. Evan Bakker, ricercatore di BI Intelligence, dice che in effetti le banche stanno investendo pesantemente in innovazione, ma i primi veri risultati tardano a vedersi perché i gruppi finanziari non sono ancora riusciti a infondere la strategia del cambiamento all’interno delle organizzazioni. La sfida, secondo l’analista, è soprattutto riuscire a sviluppare nuove piattaforme superando le infrastrutture legacy.

«Le startup fintech hanno avuto l’intuizione di proporre modelli di business innovativi nel settore dei servizi finanziari ai consumatori. A differenza dei loro concorrenti tradizionali, le startup del Fintech si sono concentrate sulla creazione di soluzioni monouso, progettate per offrire una migliore esperienza all’interno di un solo prodotto o servizio», dice Dan Wagner, fondatore e CEO di Powa Technologies, gruppo britannico attivo a livello mondiale nelle soluzioni commerce. «Gli utenti stanno inviando un messaggio forte e chiaro agli istituti: la convenienza del servizio non è mai stata una priorità così grande e poter disporre di servizi bancari dovunque e in qualsiasi momento è diventato un requisito imprescindibile. Le banche tradizionali rischiano di soccombere se non riusciranno a soddisfare le mutate esigenze dei consumatori in questo settore».

Ma per Graham Williams, CEO di Stanchion Payments (multinazionale sudafricana specializzata in soluzioni di pagamento digitali), il fintech non è una rivoluzione, bensì un’evoluzione dell’intero sistema in cui operano banche e startup, visto che, nella vision del manager, il meccanismo con cui il denaro si muove nel mondo resterà fondamentalmente lo stesso. «Il settore non cambierà dal giorno alla notte», assicura Williams, «e il modo in cui gli istituti reinventeranno i propri modelli di business avrà un preciso impatto sulla disruption che ora sono chiamate ad affrontare».

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