Se il tema sul tappeto è la semplificazione per gli utenti nell’utilizzo dei servizi pubblici, nei rapporti con le imprese, nella gestione dei pagamenti in generale non si può non considerare innanzitutto il grande capitolo dei mobile payment e all’interno di questo perimetro l’aspetto dei pagamenti tramite credito telefonico. Si tratta di un tema molto caldo che suscita non pochi contrasti. Da una parte ci sono i tifosi dell’usabilità che vedono in questo modello un esempio di grande semplificazione dall’altra ci sono i paladini della sicurezza, e non solo loro, che intravvedono in questo modello non pochi rischi e non poche vulnerabilità, in gran parte ancora da risolvere. Il rapporto tra le diverse fazioni è naturalmente complicato anche dai legittimi interessi di parte: per le telco una estensione degli attuali perimetri di utilizzo del credito telefonico rappresenterebbe una opportunità di sviluppo, chi investe sui “wallet” intravvede nuovi rivali e nuovi concorrenti nell’offerta di servizi agli utenti. E poi, naturalmente e soprattutto c’è la normativa che è chiamata a regolamentare la materia.
Questo tema è stato al centro dell’intervento di Roberto Garavaglia, Strategic Advisor per i digital payment (e coordinatore editoriale di pagamenti Digitali) dell’evento IT Ti semplifica la vita organizzato da Tim e Nordcom. Puntando l’attenzione sull’oggetto principale dell’evento, Garavaglia ha sagacemente inquadrato la complessità dell’argomento con una espressione: “Tutto quello che avreste voluto pagare con il credito telefonico, ma non avete mai osato chiedere” che racchiude da una parte il desiderio di semplificazione degli utenti e, d’altro canto, la difficoltà di questa aspirazione nel trasformarsi rapidamente in realtà.
Un aspetto molto rilevante, per il consulente strategico, è legato alla complessità del quadro legislativo e, in particolare, sottolinea un importante riferimento normativo legato al provvedimento della Banca d’Italia di attuazione del Titolo II D. lgs 11/2010 del 5 luglio 2011 e in vigore dal 1 ottobre 2011. La norma definisce un perimetro di deroga con la necessaria compresenza di tre presupposti importanti, come il fatto che l’acquisto deve riguardare beni e servizi digitali, che l’operatore non deve agire esclusivamente come intermediario, ma deve apportare un valore aggiunto e infine che l’utilizzo o la consegna del bene digitale devono avvenire attraverso il dispositivo di comunicazione. Un profilo interpretativo che lascia aperti diversi spazi, ma che ad esempio non permette di far rientrare in questa casistica un titolo di legittimazione elettronico abilitato all’ottenimento di beni e servizi di trasporto.
Garavaglia inquadra poi il tema nel contesto della nuova direttiva comunitaria PSD2 e condivide la visione del nuovo perimetro di dispensa per l’impiego del credito telefonico, inclusivo anche dei biglietti elettronici e delle donazioni, acquistati ed eseguite con lo stesso mezzo. La nuova normativa europea stabilisce una specifica deroga che propone, però, un limite massimo agli importi che possono essere gestiti per l’acquisto di qualsiasi bene o servizio digitale. In particolare si tratta di valori che sono fissati in 50 euro per singola transazione e in 300 euro mensili, da considerarsi naturalmente come operazioni di pagamento che il fornitore di servizi di telecomunicazione mette a disposizione insieme ai servizi di comunicazione del proprio abbonato.
In conclusione, nel rispetto del tema dell’evento di Tim e Nordcom che aveva l’obiettivo di fissare l’attenzione sulle semplificazioni che IT e Tlc possono portare alla vita di tutti i giorni e alla vita professionale, si osserva che la sfida per allargare le opportunità di utilizzo del credito telefonico per i pagamenti digitali è ancora aperta e che i dibattiti in corso a livello politico potrebbero portare, anche in tempi ragionevolmente brevi, delle importanti novità, proprio per semplificare la nostra vita di cittadini, di utenti di servizi pubblici e di professionisti.