I consumatori italiani apprezzano sempre di più i servizi Fintech e Insurtech, offerti da un ecosistema che mostra una crescente vitalità. Eppure, forse, a questo mondo manca ancora qualcosa per spiccare il volo: in particolare, la collaborazione con il mondo bancario stenta a decollare, impedendo di conseguenza alle realtà fintech di crescere in maniera adeguata. Queste le principali indicazioni che si ricavano dalla lettura di un’apposita ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. In Italia l’ecosistema è in costante crescita ed oggi risulta composto da 564 realtà – il 53% startup, il 24% PMI innovative, il 21% scaleup, il restante 2% corporate –, che sono stati capaci di raccogliere complessivamente 2 miliardi di euro. Una cifra – riconosce l’Osservatorio – rilevante, con un valore medio di 3,6 milioni di euro, ma i fondi sono molto concentrati e l’accesso ai capitali per crescere è ancora limitato, come evidenzia il fatto che oltre il 50% delle realtà non ha raccolto alcun capitale. In positivo, nel corso dell’anno gli attori del sistema finanziario hanno sviluppato nuovi canali, prodotti e servizi digitali a disposizione di clienti (consumatori, microimprese e PMI) sempre più esigenti.
Insurtech: un ecosistema più limitato
Entrando nel dettaglio della composizione di questo ecosistema, si scopre come delle 564 realtà attive nel Fintech & Insurtech italiano, più della metà (il 52%) sia costituto da realtà strettamente Fintech, Insurtech o RegTech, che offrono servizi finanziari come prestiti e finanziamenti (nel 24% dei casi), di pagamento (28%), di asset management (18%) e assicurativi (31%). Un ulteriore 26% sono invece TechFin, realtà che offrono tecnologie specificatamente pensate per gli attori del settore finanziario e assicurativo. Il restante 22% non propone servizi finanziari né soluzioni tecnologiche, ma abilita l’accesso di attori finanziari a dati, clientela, competenze. Più limitato è invece l’universo dell’Insurtech, composto da circa 130 realtà innovative che possono essere distinte in due categorie: il 64% sono Insurtech in senso stretto, ossia offrono servizi assicurativi, mentre il 36% Tech Insurance, ossia che offrono tecnologie per gli attori del settore assicurativo. Complessivamente sono state capaci di raccogliere 120 milioni di euro di finanziamenti, pari al 6% dell’ammontare complessivo.
Cresce la propensione dei consumatori
I consumatori, evidenzia la ricerca, sono sempre più propensi all’utilizzo di servizi Fintech & Insurtech: in particolare i pagamenti via smartphone (usato già dal 54% degli italiani) e trasferimento di denaro tramite App (44%) sono le soluzioni più utilizzate. Nei servizi assicurativi, in generale, l’uso delle soluzioni digitali è meno sviluppata, con l’acquisto o rinnovo di polizze in digitale scelto dal 31% dei consumatori, la possibilità di modificare le coperture in digitale dal 18% e la gestione sinistri da mobile dal 15%. Nell’ambito della richiesta di piccoli finanziamenti, le banche sono ancora il punto di riferimento principale, con il 61% degli italiani che si rivolgerebbe a questi attori. Ma emerge la competizione di nuovi attori: il 23% sarebbe pronto a prendere in considerazione i finanziamenti legati a casa automobilistiche (+9%), il 32% quelli collegati a fornitori di gas e luce (+ 11%). Sebbene la posizione di vantaggio degli attori tradizionali (banche, compagnie assicurative, servizi postali e SGR) sembri confermata, questi mostrano tuttavia un calo dei consumatori che li vedrebbero come riferimento esclusivo (-13 p.p. rispetto al 2020). Molto più ampio, invece, è il distacco nelle assicurazioni sulla salute, dove le compagnie assicurative restano l’attore dominante, riferimento per il 75% dei consumatori.
“Nell’ultimo anno i consumatori italiani hanno dimostrato una maggiore educazione digitale in ambito finanziario, con una forte propensione a sperimentare sia nuovi servizi innovativi che attori alternativi – evidenzia Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. La posizione di vantaggio di banche e compagnie assicurative non sembra essere ancora stata compromessa, ma non è immune alla competizione di attori emergenti. In particolare, la scelta delle banche come punto di riferimento principale nell’accesso a piccoli finanziamenti non va data per scontata, mentre nella gestione del risparmio o nella scelta di un’assicurazione sulla salute gli italiani tendono a preferire in maniera più marcata gli attori tradizionali”.
Investimenti esterni ancora sotto la sufficienza
La nota dolente della ricerca è rappresentata dalle rete di relazioni e partnership costruita dal mondo fintech nazionale, nonostante alcune iniziative rilevanti avviate. Secondo il Fintech index italiano – calcolato sulle attività di investimento e collaborazione degli incumbent operanti in Italia con startup e PMI innovative Fintech – si ferma a 5,7 su 10, ancora sotto la sufficienza. Infatti, se il 69% degli incumbent ha già collaborato in qualche forma con startup o PMI Fintech e la spesa complessiva in collaborazioni nel 2020 è di 263,8 milioni di euro, anche in questo ambito è forte la concentrazione: gli investimenti in Fintech sono guidati ancora da pochi attori (e sempre quelli più storicamente attivi), con il rischio di vedere nel prossimo futuro un sistema a due velocità.
“Anche a seguito della pandemia, l’innovazione digitale è diventata una necessità e un’opportunità per tutti gli attori del settore finanziario e assicurativo e il digitale ha permesso di dare vita a nuove relazioni in un ecosistema in fermento – afferma Marco Giorgino, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. Nel Fintech e Insurtech si assiste sempre più alla volontà di collaborazione, più che di competizione, tra attori che traggono sinergie dalle proprie differenze in termini di accesso alla tecnologia, di base clienti, e di nuove modalità distributive. È però evidente che gli sforzi maggiori di collaborazione siano stati compiuti spesso solamente da una cerchia ristretta di attori: la spinta innovativa si traduce ancora poco in progetti concreti ed ora, più che mai, è, invece, il momento di intensificare questa convergenza”.