Fintech: aumenta l’utilizzo dei servizi, ma l’ecosistema deve ancora crescere

L’ecosistema Fintech & Insurtech italiano è composto da 564 realtà, che sono state capace di attirare finanziamenti per circa 2 miliardi di euro complessivi

Pubblicato il 17 Dic 2021

Fintech

I consumatori italiani apprezzano sempre di più i servizi Fintech e Insurtech, offerti da un ecosistema che mostra una crescente vitalità. Eppure, forse, a questo mondo manca ancora qualcosa per spiccare il volo: in particolare, la collaborazione con il mondo bancario stenta a decollare, impedendo di conseguenza alle realtà fintech di crescere in maniera adeguata. Queste le principali indicazioni che si ricavano dalla lettura di un’apposita ricerca dell’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano. In Italia l’ecosistema è in costante crescita ed oggi risulta composto da 564 realtà – il 53% startup, il 24% PMI innovative, il 21% scaleup, il restante 2% corporate –, che sono stati capaci di raccogliere complessivamente 2 miliardi di euro. Una cifra – riconosce l’Osservatorio – rilevante, con un valore medio di 3,6 milioni di euro, ma i fondi sono molto concentrati e l’accesso ai capitali per crescere è ancora limitato, come evidenzia il fatto che oltre il 50% delle realtà non ha raccolto alcun capitale. In positivo, nel corso dell’anno gli attori del sistema finanziario hanno sviluppato nuovi canali, prodotti e servizi digitali a disposizione di clienti (consumatori, microimprese e PMI) sempre più esigenti.

Insurtech: un ecosistema più limitato

Entrando nel dettaglio della composizione di questo ecosistema, si scopre come delle 564 realtà attive nel Fintech & Insurtech italiano, più della metà (il 52%) sia costituto da realtà strettamente Fintech, Insurtech o RegTech, che offrono servizi finanziari come prestiti e finanziamenti (nel 24% dei casi), di pagamento (28%), di asset management (18%) e assicurativi (31%). Un ulteriore 26% sono invece TechFin, realtà che offrono tecnologie specificatamente pensate per gli attori del settore finanziario e assicurativo. Il restante 22% non propone servizi finanziari né soluzioni tecnologiche, ma abilita l’accesso di attori finanziari a dati, clientela, competenze. Più limitato è invece l’universo dell’Insurtech, composto da circa 130 realtà innovative che possono essere distinte in due categorie: il 64% sono Insurtech in senso stretto, ossia offrono servizi assicurativi, mentre il 36% Tech Insurance, ossia che offrono tecnologie per gli attori del settore assicurativo. Complessivamente sono state capaci di raccogliere 120 milioni di euro di finanziamenti, pari al 6% dell’ammontare complessivo.

Cresce la propensione dei consumatori

I consumatori, evidenzia la ricerca, sono sempre più propensi all’utilizzo di servizi Fintech & Insurtech: in particolare i pagamenti via smartphone (usato già dal 54% degli italiani) e trasferimento di denaro tramite App (44%) sono le soluzioni più utilizzate. Nei servizi assicurativi, in generale, l’uso delle soluzioni digitali è meno sviluppata, con l’acquisto o rinnovo di polizze in digitale scelto dal 31% dei consumatori, la possibilità di modificare le coperture in digitale dal 18% e la gestione sinistri da mobile dal 15%. Nell’ambito della richiesta di piccoli finanziamenti, le banche sono ancora il punto di riferimento principale, con il 61% degli italiani che si rivolgerebbe a questi attori. Ma emerge la competizione di nuovi attori: il 23% sarebbe pronto a prendere in considerazione i finanziamenti legati a casa automobilistiche (+9%), il 32% quelli collegati a fornitori di gas e luce (+ 11%). Sebbene la posizione di vantaggio degli attori tradizionali (banche, compagnie assicurative, servizi postali e SGR) sembri confermata, questi mostrano tuttavia un calo dei consumatori che li vedrebbero come riferimento esclusivo (-13 p.p. rispetto al 2020). Molto più ampio, invece, è il distacco nelle assicurazioni sulla salute, dove le compagnie assicurative restano l’attore dominante, riferimento per il 75% dei consumatori.

“Nell’ultimo anno i consumatori italiani hanno dimostrato una maggiore educazione digitale in ambito finanziario, con una forte propensione a sperimentare sia nuovi servizi innovativi che attori alternativi – evidenzia Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. La posizione di vantaggio di banche e compagnie assicurative non sembra essere ancora stata compromessa, ma non è immune alla competizione di attori emergenti. In particolare, la scelta delle banche come punto di riferimento principale nell’accesso a piccoli finanziamenti non va data per scontata, mentre nella gestione del risparmio o nella scelta di un’assicurazione sulla salute gli italiani tendono a preferire in maniera più marcata gli attori tradizionali”.

Investimenti esterni ancora sotto la sufficienza

La nota dolente della ricerca è rappresentata dalle rete di relazioni e partnership costruita dal mondo fintech nazionale, nonostante alcune iniziative rilevanti avviate. Secondo il Fintech index italiano – calcolato sulle attività di investimento e collaborazione degli incumbent operanti in Italia con startup e PMI innovative Fintech – si ferma a 5,7 su 10, ancora sotto la sufficienza. Infatti, se il 69% degli incumbent ha già collaborato in qualche forma con startup o PMI Fintech e la spesa complessiva in collaborazioni nel 2020 è di 263,8 milioni di euro, anche in questo ambito è forte la concentrazione: gli investimenti in Fintech sono guidati ancora da pochi attori (e sempre quelli più storicamente attivi), con il rischio di vedere nel prossimo futuro un sistema a due velocità.

“Anche a seguito della pandemia, l’innovazione digitale è diventata una necessità e un’opportunità per tutti gli attori del settore finanziario e assicurativo e il digitale ha permesso di dare vita a nuove relazioni in un ecosistema in fermento – afferma Marco Giorgino, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Fintech & Insurtech -. Nel Fintech e Insurtech si assiste sempre più alla volontà di collaborazione, più che di competizione, tra attori che traggono sinergie dalle proprie differenze in termini di accesso alla tecnologia, di base clienti, e di nuove modalità distributive. È però evidente che gli sforzi maggiori di collaborazione siano stati compiuti spesso solamente da una cerchia ristretta di attori: la spinta innovativa si traduce ancora poco in progetti concreti ed ora, più che mai, è, invece, il momento di intensificare questa convergenza”.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati