Il mondo dei pagamenti e del banking è stato attraversato in questi ultimi anni da tutta una serie di evoluzione tecnologiche e normative, che hanno portato all’irruzione sul mercato di nuovi attori e al cambiamento delle tradizionali relazioni cliente-banca. Probabilmente all’affermazione dei pagamenti istantanei e alla riconciliazione automatica end-to-end di incassi e pagamenti a livello SEPA mancava un tassello: quello della Request to Pay (RTP). Di che cosa stiamo parlando? Si tratta di uno schema, battezzato ufficialmente dallo European Payment Council con la pubblicazione del Rulebook ad inizio dicembre, che consente di standardizzare e digitalizzare l’avviso di una richiesta di pagamento da parte del creditore al debitore. Più nel dettaglio, dietro la Request to Pay c’è un framework di servizi di messaggistica sicuro, sviluppato da EBA Clearing, che permette a un beneficiario, tramite un insieme di regole operative ed elementi tecnici, di richiedere una somma di denaro a un pagatore al fine di regolare una specifica transazione, mediante uno schema di pagamento Sepa Credit Transfer (SCT) o Sepa Credit Transfer Instant (SCT Inst).
La Request to Pay nella Global Payment Platform di TAS Group
Come è facile da capire, la Request to Pay potrebbe rappresentare per le banche, i PSP e le Terze Parti una concreta opportunità di migliorare i servizi per i propri clienti in ambito B2C, B2B e B2G, nonché di aumentare la customer engagement e, di conseguenza, anche generare nuove revenue stream rispetto alla pura gestione dell’incasso. Guardando in prospettiva, cioè dopo il go live previsto per marzo 2021, è facile immaginare una molteplicità di casi d’uso della Request to Pay, che potrebbero interessare in maniera trasversale tutte le categorie di clientela bancaria: consumatori, liberi professionisti, aziende, pubblica amministrazione, grande distribuzione, commercianti, sia sui canali di vendita fisica che on-line. Tale sviluppo interessa particolarmente da vicino un attore come TAS Group, società specializzata nei software per i pagamenti e la monetica che, nell’ambito della strategia più ampia della propria Global Payment Platform, vede la Request to Pay come un elemento capace di completare il portafoglio dei prodotti innovativi che sta realizzando in ambito monetica e pagamenti.
Come racconta a Pagamenti Digitali Stefano Macchi, Manager & Technical Sales Representative Global Payments, TAS Group “ Il nostro gruppo, in particolare con la realizzazione della Global Payment Platform, sta mettendo in atto un processo di forte convergenza tra le aree incassi e pagamenti, monetica e corporate, in ottica omni-canale e con approccio a servizi e open API. Lavorare in modo sinergico tra i vari ambiti applicativi, storicamente separati in ambito bancario, ci permette di realizzare nuovi servizi innovativi che lavorano trasversalmente su tutto il mondo dei pagamenti digitali. Indubbiamente un tema come la Request to Pay rappresenta qualcosa di pervasivo nella nostra piattaforma a vari livelli: un grosso volano per il mondo degli instant payment, per le tematiche di acquiring , di e-billing e e-invoicing, fino ai servizi da offrire ai clienti finali che beneficeranno di un’esperienza utente integrata e semplificata.
In questo senso si tratta di un’opportunità per noi, perché possiamo inserire la Request to Pay nei vari prodotti che siamo già oggi in grado di offrire al mercato nazionale e internazionale, in piena logica Open Banking e con una forte attenzione a facilitarne l’interoperabilità e l’adozione”.
Una infrastruttura basata sui microservizi
In estrema sintesi, infatti, la Request to Pay messa a punto da EBA consente alle imprese di avere a disposizione un’infrastruttura di messagistica standard, che si rivolge sia alla banca del creditore che a quella del debitore, permettendo il dialogo strutturato tra questi due soggetti. Nonostante l’approccio sia di EPC che di EBA vadano nell’ottica di armonizzare altre soluzioni esistenti, per aprirsi anche ad altre reti che dovessero emergere in futuro, la disponibilità dello standard, seppur basato su ISO20022, non garantisce da solo l’interoperabilità tra le reti, né l’effettiva reachability di tutte le controparti a livello paneuropeo. Queste fondamentali componenti possono essere garantite da un’offerta come quella di TAS, capace di coprire sia i livelli infrastrutturali (garantendo la realizzazione di nuove reti RTP e la connessione a quelle esistenti), che quelli applicativi e di canale, rendendo la User Experience semplice, sicura e totalmente digitale.
I vari elementi dell’offerta RTP di TAS integrano anche i processi di pagoPA e della fatturazione elettronica domestica, fornendo così ai creditori servizi evoluti di incasso e riconciliazione ed ai pagatori un’esperienza di pagamento digitale e cross-channel.
“Tutto questo viene realizzato con un’architettura a micro-servizi che ci permette un’ampia flessibilità funzionale e architetturale. In particolare, si ha la possibilità di gestire in modo snello e indipendente i servizi applicativi e le relative API, che diventano completamente autonomi nel loro ciclo di vita. Noi forniremo la Request to Pay chiavi in mano, la banca dunque ne potrebbe fruire anche senza cambiare nulla della sua tecnologia, oppure integrarsi con facilità con i servizi e le API già pronte per i creditori e i pagatori”, evidenzia Macchi.
Nuove opportunità sul mercato
TAS, da sempre front-runner nella semplificazione e facilitazione dell’adesione di Banche e PSP alle evoluzioni dei Sistemi di Pagamento domestici ed internazionali, vuole infatti dotare i propri clienti di una soluzione altamente flessibile ed evolvibile, capace di sfruttare la sintassi ISO20022 del framework SRTP facilitando l’interoperabilità, ma anche fornire una serie di servizi pronti ed API a valore aggiunto, con l’obiettivo di accelerare il time to market e la competitività degli operatori del mercato. Il treno della Request to Pay, comunque, è appena partito: “Siamo partiti in anticipo, ma le specifiche formali della Request to Pay sono arrivate soltanto ai primi di dicembre. Quindi in questa fase ci stiamo muovendo soprattutto per adeguare i nostri prodotti. Nei prossimi mesi ci sarà senz’altro un’accelerazione su questo fronte da parte delle banche e di quegli attori che hanno investito sull’open banking e sugli instant payments. Per questi soggetti la RTP sarà sicuramente un volano e un’opportunità ulteriore, abilitando possibilità che ora magari facciamo fatica a immaginare. Penso ad esempio ai merchant, che oggi sulle transazioni su carta devono pagare una commissione importante. Invece la Request to Pay, abilitando una transazione IBAN based, sarà offerta dalle banche probabilmente con modelli economici più vantaggiosi”, conclude Macchi.