iZettle porta in Italia un nuovo modo di concepire il mobile Pos

Pubblicato il 04 Nov 2015

Domenico Aliperto

Jacob De Geer, cofondatore e CEO di iZettle

Arriva dalla Svezia il mobile Pos che sembra fatto apposta per le microimprese tricolore. Si chiama iZettle e ha già fatto parlare di sé in altri nove mercati europei, oltre che in Brasile e in Messico, dove si sta imponendo come la soluzione di riferimento per quelle attività che trovano antieconomica la sottoscrizione per un hardware e un servizio che userebbero solo stagionalmente o in occasioni ancora più sporadiche. iZettle elimina di fatto tutti i tipici ostacoli all’adozione del mobile Pos da parte di commercianti e liberi professionisti: nessun contributo è richiesto per ricevere la periferica con lettore di banda magnetica e chip che si aggancia tramite jack audio a qualsiasi smartphone o tablet, non ci sono vincoli contrattuali per l’utilizzo del servizio, non si sostengono costi fissi mensili o annuali per accedere alla piattaforma di pagamento, mentre si paga esclusivamente sulle singole transazioni, con fee che oscillano dal 2,75% (la più elevata, da applicarsi solo nel momento in cui il merchant effettua un’unica operazione in 12 mesi) all’1%, con soglie tariffarie che si abbassano man mano che aumento il numero delle operazioni per unità di tempo.

Per richiedere l’attivazione del servizio è sufficiente ordinare on line il mobile Pos (disponibile in due versioni: quella base, gratuita, e quella più avanzata, a 70 euro, dotata di tecnologia NFC in grado di dialogare con carte contactless e mobile wallet). L’hardware viene consegnato al merchant il giorno successivo, e non deve fare altro che scaricare l’applicazione (da Apple Store o da Play Store, attualmente non esiste la versione per Windows Phone), indicare su quale conto corrente vanno accreditati gli importi delle transazioni e cominciare ad accettare pagamenti.

“L’Italia rappresenta un mercato fondamentale per noi”, ha spiegato ieri Jacob De Geer, cofondatore e CEO di iZettle, durante la conferenza stampa di presentazione del servizio che si è tenuta a Milano. Il manager ha sottolineato che i potenziali clienti di iZettle sono il 99,8% delle imprese attive nella Penisola: aziende che per dimensioni e fatturato sono tendenzialmente poco seguite dai gruppi bancari, dai circuiti del credito e dai fornitori di terminali. “Piccoli business che i grandi player tendono a escludere dalle proprie proposizioni creando elevate barriere all’ingresso attraverso fee e costi fissi di sottoscrizione. Sia ben inteso: noi non siamo nemici delle banche, né siamo loro competitor”, ha precisato De Geer. “Col nostro servizio non facciamo che estendere la portata delle banche traghettandole verso un segmento che a loro non conviene raggiungere autonomamente. Come dimostrano le nostre collaborazioni con i gruppi svedesi, finlandesi e tedeschi, o con Santander per quanto riguarda il Regno Unito, la Spagna e l’America latina, gli istituti che comprendono il vantaggio di questa complementarietà cercano anzi di attivare partnership con noi. E non temiamo nemmeno altre startup che fanno il nostro lavoro, ma che non possono contare sulle dimensioni che abbiamo già raggiunto. Il nostro vero concorrente è il cash”.

In effetti, viste le performance di iZettle (avviata non più tardi del 2010) nei mercati in cui è presente il servizio, le parole di De Geer non suonano come un’esagerazione. In Svezia un Pos su due è targato iZettle, mentre in UK (dove è già possibile pagare con Apple Pay) la percentuale ha raggiunto il 10% a due anni dal lancio. “In Messico si parla invece di un 17% del parco complessivo”, ha detto De Geer, che in Italia, vista la particolare configurazione del mercato, ha l’ambizione di replicare il risultato ottenuto in Madrepatria.

Ma iZettle non è solo uno strumento per la ricezione di pagamenti: grazie ai dati generati dalle transazioni, la piattaforma analitica sottostante al sistema è capace di elaborare informazioni utili al merchant per comprendere l’andamento del business, dai flussi finanziari alla fidelizzazione della clientela. E se a breve dovrebbero essere disponibili strumenti per pianificare ed eseguire campagne di micro marketing personalizzate in base agli acquisti e ai profili degli shopper, la società svedese ha già avviato, due mesi fa, un programma che mette a disposizione dei propri utenti una linea di credito su misura (altro tema rispetto al quale le microimprese sono spesso snobbate dalle banche). Sfruttando gli analytics sull’andamento economico di ciascuno dei propri clienti, iZettle è in grado di valutare il rischio connesso con il loro business e di erogare prestiti personalizzati che vengono poi ripagati attraverso un aumento delle fee applicate sulle operazioni cashless fino all’estinzione del debito. Non ci sono limiti di tempo, e le fee supplementari sono calcolate caso per caso. “Abbiamo scelto di non applicare tassi d’interesse sia perché non è il nostro mestiere, sia perché siamo convinti che la crescita dei nostri clienti, attraverso l’acquisto di macchinari e altri strumenti utili allo sviluppo dell’attività, sia alla base della nostra stessa crescita”, ha spiegato De Geer. Il manager assicura che grazie alla rapidità (si parla di real time risk assessment) e all’accuratezza dei dati e delle analisi, se ci sono i giusti requisiti il credito può essere erogato il giorno successivo alla richiesta.

Le liquidità arrivano dalle risorse che il gruppo ha racimolato attraverso i venture capitalist che lo sostengono, i quali hanno versato negli ultimi anni circa 150 milioni di euro. Al momento iZettle conta circa 250 collaboratori sulle due sponde dell’Atlantico, con circa un milione di sottoscrittori e 200 mila utenti attivi quotidianamente. In Italia sono un paio le risorse commerciali che hanno il compito di dare il la alla commercializzazione del servizio. Ma è facile prevedere che a breve se ne aggiungeranno parecchie altre.

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