Pagamenti P2P, fenomeno in crescita

Pubblicato il 28 Apr 2015

Alessandro Longo

I pagamenti peer-to-peer (P2P, o anche person-to-person) stanno andando verso la maturità, in Italia, come dimostrano molti annunci degli ultimi giorni, come quello della trevigiana 2Pay e i 5,5 milioni di euro di finanziamenti raccolti da un’altra startup italiana, Satispay.

Ma anche il futuro decollo di Jiffy, servizio di Sia che si appresta a espandersi su una decina di banche (per ora c’è solo Ubi Banca con Ubipay, ma da luglio arriva anche Intesa SanPaolo). Da citare anche il recente lancio di Hype, la soluzione di Banca Sella che sta riscuotendo grande interesse e che include il P2P come uno dei servizi innovativi proposti. Completa l’elenco il servizio Zac, di Icbpi (Istituto Centrale delle Banche Popolari).

Uno degli aspetti notevoli di questa tecnologia, quindi, è che le banche la stanno cavalcando da pioniere. È un raro caso di innovazione internet dove gli attori tradizionali non solo non sono in ritardo ma sono persino all’avanguardia. Non così è andata con i servizi di comunicazione interpersonale – come dimostra la storia di Skype e Whatsapp nei confronti degli operatori mobili. Per i pagamenti è diverso perché qui conta di più il fattore territoriale. Non è un caso che tra i protagonisti ci siano quindi ben due startup italiane. E anche se il capostipite di questi servizi è Paypal, ossia un over the top, i nuovi p2p hanno alcuni elementi di originalità.

«Sono molto semplici da utilizzare, essendo collegati – come Whatsapp – alla propria rubrica del cellulare. Inoltre le transazioni sono bonifici in tempo reale», dice Valeria Portale, Responsabile dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce presso il Politecnico di Milano.

Il funzionamento dei servizi

Con Jiffy e con Satispay, l’utente associa l’App (iOs, Android, Windows Phone) al proprio Iban. Seleziona poi in rubrica l’altro utente a cui mandare il denaro e se questi non è iscritto al servizio riceve un invito a registrarsi. Nel caso di Ubipay, il pagamento è immediato sul conto. Satispay invece utilizza un sistema di budget interno: l’utente decide quanti soldi vanno prelevati dal conto per alimentare il credito Satispay. Il servizio si preoccuperà, una volta a settimana, di ripristinare la cifra stabilita dall’utente. Se alla fine della settimana, l’utente è in attivo sui pagamenti, avrà il bonifico dell’eccedenza sul conto. Altrimenti, il servizio preleverà quanto manca per tornare alla cifra prefissata. Con 2Pay invece ci si registra tramite codice fiscale e si ottiene un portafoglio elettronico associato al numero di cellulare. L’utente fa bonifici per ricaricare il conto 2Pay e per spostare soldi da questo al proprio conto corrente bancario.

I costi: Satispay ha sparigliato le carte perché non fa pagare niente sotto i 10 euro di transazione; oltre, addebita 20 centesimi. Ubipay fa pagare 25 cent a transazione. Il costo è di 2 cent per 2Pay, che però addebita anche un euro per ogni bonifico che l’utente deve fare per trasferire soldi sul conto corrente (la procedura inversa è gratuita). C’è anche un canone: 2 euro l’anno (il primo è gratuito).

Per le singole persone, ma anche per il business

Insomma, i nuovi servizi p2p si pongono come innovazione sia verso i bonifici tradizionali, «più costosi e più lenti, impiegando almeno un giorno per essere accreditati», dice Portale, sia verso Paypal, che si appoggia a carte di credito e, in Italia, non ha sfondato davvero oltre i pagamenti e-commerce. I nuovi servizi peer to peer si presentano invece molto versatili e ambiscono a un utilizzo di massa. L’uso dell’Iban invece del numero di carta serve a questo scopo: in questo modo i servizi offrono transazioni davvero low cost (cosa non possibile con le commissioni delle carte di credito). Alcuni utenti inoltre possono sentirsi più sicuri a usare l’Iban invece di una carta di credito.

È con queste armi che i nuovi servizi intendono spopolare tra i commercianti, oltre che tra utenti normali. È un obiettivo in particolare di Satispay e di 2Pay. Il primo offre ai commercianti le normali condizioni, quindi li tratta come utenti a tutti gli effetti. Il secondo invece chiede ai commercianti un canone di 5 euro l’anno (il costo di transazione è il solito: 2 cent) e addebita loro l’1 per cento sul valore del cashback. Questa è una particolarità di 2Pay: i commercianti convenzionati (fisici o online) danno un rimborso in denaro all’utente, sull’importo speso, con una percentuale a loro scelta. Il rimborso è accreditato sul portafoglio elettronico e utilizzabile per qualunque transazione. I nuovi servizi p2p potranno quindi servire anche come strumento a sostegno della digitalizzazione del commercio italiano.

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