Domenico Aliperto
Il successo che sta riscuotendo Samsung Pay in Madrepatria potrebbe accelerare la commercializzazione del servizio di mobile payment nei mercati europei, Spagna e Uk in primis (il debutto negli Stati Uniti è invece già fissato per il 28 settembre). Si parla infatti di circa 500 mila utenti coreani già iscritti alla piattaforma, un record, se si considera che Samsung ha lanciato il sistema di mobile payment lo scorso 20 agosto. E a Seoul prevedono che nel giro di un mese o al massimo due gli abbonati supereranno la soglia psicologica del milione.
Anche se negli Stati Uniti Samsung dovrà fare i conti con Android Pay, lanciato poche settimane fa da Google proprio per giocare d’anticipo sul rivale asiatico, e soprattutto con Apple Pay, piattaforma più che affermata sia per questioni di rilevanza del brand sia per anzianità del progetto, le premesse per sfondare non mancano. A differenza degli smartphone del Robottino e dei Melafonini, infatti, i device Samsung possono giocare la carta della completa compatibilità con quasi tutti i tipi di Pos attualmente presenti sul mercato. Anziché trasmettere i dati della transazione esclusivamente via NFC (Near Field Communication), i dispositivi abilitati al servizio (Galaxy S6, S6 Edge, S6 Edge Plus e Note 5, con in arrivo il Gear S2) possono sfruttare un emulatore di banda magnetica (sviluppato grazie alla recente acquisizione di LoopPay), che permette al sistema di essere riconosciuto dai terminali come una qualsiasi carta di credito.
Samsung è ben conscia di questo vantaggio, e ha deciso di puntare sulla flessibilità della propria piattaforma per promuovere il servizio in funzione anti-Apple. La storica rivalità tra i due brand di hardware, finora consumatasi nelle innumerevoli battaglie sui brevetti, è infatti sbarcata in televisione: sfruttando un format che riprende le pubblicità comparative con cui Cupertino, tra il serio e il faceto, prendeva le distanze dai complicati computer IBM negli anni ’90, allo stesso modo oggi Samsung mostra quanto sia più semplice utilizzare il proprio servizio anziché quello di Apple. Ma, c’è da esserne sicuri, siamo solo alle primissime battute di una sfida che si annuncia senza esclusione di colpi.