Alessandro Longo
E’ proprio il sistema di pagamenti mobili- Apple Pay- una delle novità più dirompenti annunciate con il nuovo iPhone 6 e l’Apple Watch, il 9 settembre. Apple Pay ha le caratteristiche giuste per dare la spinta definitiva ai pagamenti mobili di prossimità, via NFC: un po’ per la grande popolarità dei marchio e un po’ per le caratteristiche intrinseche del servizio, che Apple si è sforzato di rendere molto immediato, sicuro e facile da usare. Resta l’incognita di quando (e come, esattamente) il servizio sbarcherà da noi, visto che al momento la data è certa (ottobre) solo per gli Stati Uniti. Pare però assodato l’arrivo, primo o poi, anche in Europa, secondo quanto annunciato da Visa Europe e previsto da diversi analisti.
«Aspettavamo questa mossa di Apple da diverso tempo – afferma Valeria Portale, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce. – Il mercato potrebbe subire finalmente una decisa accelerazione. Era prevedibile che il colosso di Cupertino integrasse l’NFC, lanciando un forte segnale che il futuro dei pagamenti in store utilizzerà questa tecnologia. Ma ha scelto un modello non SIM based». Secondo l’esperta, è ancora presto per sapere come reagirà l’ecosistema italiano, che invece sta portando avanti il servizio basato sulla SIM.
Come funziona il servizio Apple Pay
Il funzionamento di Apple Pay è particolare e, come accennato, diverso dai sistemi usati in Italia per i pagamenti NFC. Per prima cosa, l’utente ha bisogno del nuovo iPhone 6 o dell’Apple Watch (che arriverà l’anno prossimo), i soli (e i primi) dispositivi Apple dotati di NFC.
Un altro limite, che era ignoto prima dell’annuncio, è che il sistema funziona solo con le carte di alcune banche, che si sono accordate con Apple. Per ora le principali americane, ma Apple dichiara che il loro numero crescerà in fretta. E’ probabile che anche in Italia ci sarà questo limite: dettaglio non da poco, poiché significa che nemmeno l’arrivo di Apple Pay avrà un effetto di disintermediazione bancaria sui pagamenti mobili (com’è noto, anche gli attuali servizi degli operatori italiani passano da un accordo con le banche). Apple Pay però supporta tutti i circuiti (Visa, Mastercard e American Express).
A queste condizioni, l’utente può caricare su Passbook le carte presenti su iTunes. Passbook è l’applicazione integrata nei terminali, che già ospita i dati delle carte fedeltà e dei biglietti dell’utente. Nota bene, il trasferimento da iTunes a Passbook va fatto solo una volta, con ogni nuova carta. Apple Pay userà poi sempre i dati presenti su Passbook, per i pagamenti di prossimità.
La sicurezza della transazione
I dati utilizzati non sono però i numeri effettivi della carta di credito, bensì un Device Account Number, assegnato dal servizio, unico per ogni utente, crittato e ospitato nel Secure Element, un chip dedicato sull’iPhone e sull’Apple Watch. Questo numero non è sui server Apple. Quando l’utente paga, viene scambiato con il Pos il Device Account Number insieme con un codice di sicurezza dinamico, specifico per quella transazione. Tecnicamente, è un “pan dinamico con tokenizzazione”. I dati della carta non sono mai condivisi con il negoziante, insomma. Lo stesso livello di sicurezza c’è con i servizi italiani, dove i dati criptati sono presenti su una porzione protetta della sim.
Una grossa novità è nel modo con cui l’utente praticamente usa il servizio: non ha bisogno di una App né di un pin. Avvicina il cellulare o l’orologio Apple Watch al Pos, poggia il dito sul touch ID (il lettore di impronte che era già noto) e così convalida la transazione. Una vibrazione confermerà l’avvenuto pagamento: non è nemmeno necessario guardare il display. Ci saranno comunque app di terze parti con cui, facoltativamente, l’utente potrà gestire i pagamenti (per vederne lo storico, per esempio).
L’impatto sul mercato dei pagamenti
Va detto innanzitutto che all’inizio l’impatto di questa novità sarà limitato dai pochi dispositivi in uso (ci vorrà un po’ perché l’iPhone 6 e l’orologio si diffondano) e dall’impossibilità di utilizzare il servizio fuori dagli Usa. Sono limiti però destinati a svanire nei prossimi mesi, secondo gli esperti.
“Apple è un pezzo fondamentale del puzzle dei pagamenti mobile”, dice infatti Steve Perry, di Visa Europe. “Stiamo lavorando a stretto contatto con Apple e con le nostre banche socie per portare questo nuovo servizio al mercato in Europa”. Gli altri circuiti non vorranno essere da meno. “Ci aspettiamo un lancio internazionale non appena Apple sarà in grado di farlo”, conferma Ian Fogg, dell’osservatorio IHS. Secondo Fogg, Apple Pay può riuscire laddove altri servizi hanno fallito, cioè rendere di massa i pagamenti Nfc: perché ha tanti dati di carte di credito già memorizzati su iTunes e quindi facilmente spostabili su Passbook; per la forte integrazione hardware-software che permette di avere una buona usabilità del servizio.
“Finora i pagamenti Nfc hanno lasciato freddi i consumatori, ma se c’è qualcuno capace di cambiare le cose questa è Apple”, dice Eden Zoller, analista di Ovum. “Avrà bisogno però di estendere le partnership per riuscirci”. “Non tutti saranno contenti per il decollo del servizio”, aggiunge Zoller”: “Apple Pay avrà un impatto dirompente su servizi analoghi già disponibili, come Google Wallet e quelli gestiti dagli operatori mobili, i quali stentano ora a diffondersi nei mercati”, continua Zoller. Per l’Europa sarebbe il primo servizio over the top Nfc e forse spingerebbe anche lo sbarco di Google Wallet: cattive notizie per gli operatori, ma è ancora da vedere fino a che punto le banche potranno fare resistenza alla novità. “Per Apple non è un modo per fare più soldi, ma per diventare gatekeeper dei pagamenti mobili”, spiega John Abraham, di Analysys Mason.
Aggiunge Enrique Velasco-Castillo, pure di Analysys Mason: “Le caratteristiche di Apple Pay lo rendono comodo per gli utenti e riducono il rischio di frodi per i negozianti. I quali inoltre potranno usare la tecnologia Apple iBeacon per personalizzare l’esperienza utente in negozio”. E’ tutto ancora da scoprire il rapporto tra questo aspetto e il servizio Apple Pay.
C’è chi si aspetta invece un decollo più lento: “secondo noi, ancora nel 2018 saranno Nfc appena il 6 per cento di tutti i pagamenti mobili”, dice al nostro sito Sandy Shen, analista di Gartner. “Apple dovrà aggiungere un bel po’ di servizi Nfc per accendere il mercato: per esempio, quelli per l’identità digitale, l’accesso a edifici eccetera”. “Apple Pay è una buona notizia per il mercato Nfc, ma prima del decollo ci sarà un lento processo di sviluppo, con la diffusione dei dispositivi e dei servizi Nfc”, dice Shen. “Apple Pay resterà di nicchia per un po’ di tempo, dato il basso numero di dispositivi in circolazione e la disponibilità sul solo mercato americano”, concorda Gilles Ubaghs. “Piuttosto, ci sarà un grande impatto immediato sull’e-commerce per l’apertura di Apple Pay a terze parti tramite Api dedicate”, aggiunge. “Sarà possibile pagare online con la propria impronta digitale, senza immettere la carta di credito né la password”. Un servizio già fornito da Samsung, sempre con il lettore d’impronte su smartphone.
In un modo o nell’altro, i pagamenti mobili non saranno più gli stessi, dopo Apple Pay, anche se dovremo aspettare alcuni mesi (molti, in Italia, probabilmente) per vederne appieno l’impatto.