Valeria Portale, Polimi: «Pagamenti nello smartphone, ormai è irrinunciabile»

Pubblicato il 08 Set 2015

Valeria Portale (Osservatorio Mobile Payment & Commerce, Politecnico di Milano)

«Per i grandi “over the top” del mercato mobile, avere un sistema di pagamenti integrato nello smartphone è ormai requisito irrinunciabile», dice Valeria Portale, responsabile della ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano.

Lo conferma la raffica di recenti annunci. Saranno proprio i pagamenti mobili la novità principale di Android 6.0 “Marshmallow”, in arrivo in autunno: in particolare, la piattaforma Android Pay. E di recente ha debuttato anche anche Samsung Pay, per ora solo in Corea e a seguire negli Stati Uniti e Regno Unito, dove è già presente il rivale Apple Pay.

Valeria Portale evidenzia che «L’Italia non è nelle priorità di questi player, ma mi aspetto un lancio per la prima metà del 2016».

Android Pay, a differenza del già lanciato Google Wallet, non richiede l’uso di un’app secondaria o di un PIN. L’utente potrà tenere traccia degli acquisti e bloccare le carte di credito perse, tramite l’Android Device Manager. L’esperienza di pagamenti mobili è integrata nel sistema operativo, come una qualsiasi altra funzione. Come Google Wallet, protegge i dati dell’utente tramite “tokenizzazione”: ossia POS e cellulare si scambiano un numero virtuale che rappresenta le informazioni di pagamento.

Samsung Pay si distingue perché oltre a usare l’NFC (come tutti gli altri sistemi rivali) supporta anche la banda magnetica (quindi i POS meno evoluti), grazie alla tecnologia Magnetic Secure Transmission. In Europa, dove i POS per i chip sono diffusissimi, non è un vantaggio sulla concorrenza. Samsung Pay permette anche l’identificazione tramite impronta digitale, come Apple Pay, ora supportato da 400 banche.

A proposito di Apple Pay, l’orologio intellligente Apple Watch sta giocando un ruolo importante: l’80% dei suoi utenti usa il servizio di pagamento, secondo l’osservatorio Wristly.

Mentre c’è tutto questo fermento, «in Italia al contrario la partita sembra sospesa. Banche e operatori telefonici hanno rallentato l’estensione dei servizi e gli accordi. Sono alla finestra: cercando di capire che succederà con l’arrivo degli “over the top”: Apple, Google e Samsung», dice Portale. «Temono, nell’incertezza, di fare investimenti nella direzione sbagliata, che poi sarà spazzata dai big: così vediamo che le banche, ultimamente, preferiscono fare accordi e servizi per pagamenti peer to peer».

Per gli operatori telefonici è un ulteriore problema da gestire. Hanno ormai perso il vantaggio competitivo che veniva dal partire per primi, con sistemi di pagamento SIM-based. Il mercato infatti non è decollato prima dello sbarco degli over the top. E ora anche i loro alleati, le banche, si attrezzano per fare accordi con altri soggetti.

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