Secondo una ricerca sull’eCommerce, a firma di Sendcloud e Nielsen, gli italiani sono disposti ad accettare i resi a pagamento, preferendoli in alcuni casi a quelli gratuiti. Ecco quando e perché.
Resi a pagamento: gli italiani pronti a pagare
Ad aprire la strada ai resi a carico del cliente, sono stati i giganti del retail come H&M e Zara. Ma i consumatori sembrano aver accolto positivamente il cambiamento: l’idea di pagare per restituire la merce di cui non sono soddisfatti.
Dall’indagine, infatti, risulta che oggi più di un consumatore su 4 (pari al 28%) è disposto a pagare personalmente per i propri resi. Però, in cambio, chiede ai rivenditori di specificare in maniera esplicita le condizioni di restituzione.
La popolarità dei resi gratuiti è in declino. Mentre l’anno scorso sfiorava l’85% la percentuale di chi farebbe più eCommerce se i resi fossero gratuiti, quest’anno la quota è già calata al 65%.
La svolta è importante, anche perché riguarda un fenomeno che riguarda oltre l’82% degli intervistati. Sono più di otto gli italiani che sostengono di effettuare regolarmente il reso di un acquisto, quando non è soddisfatto di ciò che ha comprato.
La maggioranza (63%) dei consumatori ammette che le restituzioni siano dannose per l’ambiente ed esprime consapevolezza sulla scarsa sostenibilità delle restituzioni gratuite, nel lungo periodo.
Tre consumatori italiani su 5 (pari al 57%) dichiarano fastidiosi i resi. Sette intervistati su 10 (75%) abbandonano l’ordine nel carrello online se sono assenti informazioni chiare sul reso.
Nove su 10 (93%) verificano quasi sempre le condizioni di reso prima di effettuare un ordine online.
Questione di trasparenza
I consumatori italiani sono pronti ai resi a pagamento, purché i rivenditori comunichino, in anticipo e in maniera chiara, le condizioni di restituzione.
Secondo il campione, la cifra che i consumatori sono disposti a pagare per la restituzione, dipende dal valore dell’ordine.
Per un ordine online di 15,00 euro i consumatori pagherebbero circa 2,20 euro di costi di reso. Invece, per un acquisto di 150 euro la cifra potrebbe anche salire a 4,20 euro.
Secondo Sendcloud, per il 60% degli intervistati la policy dei resi dovrebbe essere trasparente su costi e sulle condizioni: permettere la restituzione direttamente sul web (51%) e inviare agli utenti un’etichetta di reso già pronta all’uso (47%).
“I rivenditori considerano spesso il processo di reso come un incubo e da anni sono alle prese con l’aumento dei costi di questa pratica. Dopo l’annuncio di Zara di iniziare ad addebitare i resi ai consumatori, la fine dell’era gratuita sembra vicina”, commenta Rob van den Heuvel, CEO e co-fondatore di Sendcloud. “Anche se per molti consumatori i resi a pagamento richiedono un po’ di tempo per abituarsi, la nostra ricerca mostra che molti acquirenti online sono oggi disposti a pagare: l’unica condizione è che la politica di reso sia trasparente e che il reso sia facile. È su questo punto che molti rivenditori hanno ancora del lavoro da fare, anche se questo problema può essere facilmente superato con un portale di resi come quello di Sendcloud, che mette a disposizione dell’utente tutti gli step per richiedere il reso in autonomia”.