redazione
Il dado è tratto. O forse sarebbe meglio dire il dato è tratto: Bitcoin ha fatto finalmente il suo ingresso in Borsa. Nell’indice Nasdaq dello stock exchange di Stoccolma, per essere precisi, dove è stato approvato un ETN (Exchange Traded Note) basato sulla crittomoneta. Questo significa che anche chi non ha le conoscenze teoriche e tecniche per puntare con le dovute cautele il proprio denaro sulla valuta virtuale, oggi può sostenerne gli investimenti in maniera indiretta. Gli Exchange Traded Note sono infatti strumenti finanziari vincolati all’andamento dell’investimento diretto dell’emittente o a contratti legati al sottostante, e dal 18 maggio quello relativo a Bitcoin (denominato Bitcoin Tracker One) dovrebbe essere reso disponibile da XBT Provider AB, che fa capo a KnC Group. “Si tratta di un modo semplice e sicuro per investire in Bitcoin che riuscirà a eliminare i freni alla partecipazione attiva di individui e aziende allo sviluppo di quella che noi crediamo sia la moneta del futuro”, ha dichiarato Alexander Marsh, ceo di XBT Provider AB.
L’ETN è trattato infatti nello stesso identico modo di tutti gli altri strumenti nel listino del Nasdaq: per investire, i clienti devono possedere un account fornito dalla propria banca, da un consulente o da un broker on line, e XTB Provider AB coprirà il valore degli ETN comprando una corrispondente quantità di Bitcoin.
Uscire dalla nicchia ed entrare in un mercato accessibile a chiunque vuol dire naturalmente potenziare sistemi e procedure di sicurezza. E Knc Group garantisce che la compagnia ha già implementato processi stratificati per la gestione e il deposito dei Bitcoin, che a seconda dell’entità dell’investimento possono essere conservati in wallet multi-signature con livelli di protezione crescenti.
La community internazionale che promuove e diffonde uso e cultura della crittomoneta, pur sostenendo da sempre che il valore aggiunto di Bitcoin sta proprio nell’assenza di regolamentazioni nazionali e sovranazionali, sembra averla presa bene. Joakim Herlin-Ljunglof, marketing manager di BTCX, Borsa di scambio di Bitcoin svedese, si dice orgoglioso che il suo Paese sia stato il primo al mondo a dare il via alle operazioni all’interno di una cornice istituzionale. Timo Schlaefer, co-founder e CEO di Crypto Facilities, broker londinese specializzato in Bitcoin e derivati, è ugualmente soddisfatto: “Buono a sapersi che i principali ostacoli alla diffusione di Bitcoin siano stati rimossi. Inoltre l’iniziativa apre il mercato a investitori che non sono autorizzati a detenere crittovalute per questioni regolatorie.
Intanto negli Stati Uniti crescono le attese per il debutto di Bitcoin alla borsa di New York. Barry Silbert, creatore del Bitcoin Investment Trust, ha rivelato di essere al lavoro per mettere in listino il proprio fondo il prima possibile. “Abbiamo già selezionato uno studio legale per avviare il processo di registrazione ed essere riconosciuti dalla SEC (Security and Exchange Commission, ndr)”. Ma Silbert non è l’unico operatore a voler giocare questa partita: i gemelli Winklevoss (famosi anche per la diatriba con Mark Zuckerberg per la paternità su Facebook), che sostengono di possedere più dell’1% di tutti i Bitcoin attualmente disponibili, sono attesa di ottenere l’approvazione del Nasdaq per la propria offerta, denominata Coin.