Domenico Aliperto
Un’esperienza che si è dimostrata estremamente positiva con i dealer ha generato una nuova prospettiva anche nei confronti dei consumatori finali. È successo a Wind che, adottando la piattaforma MyBank di Preta come strumento identificativo e autorizzativo dei pagamenti a supporto della rete dei partner commerciali, ha compreso che questa tecnologia potrebbe generare valore ed efficienza nell’ambito di transazioni anche non B2B. Ne parla Giuseppe Verdicchio, Head of Treasury & Trade Finance del gruppo.
Come è cominciato il percorso che state intraprendendo?
Nel 2012 ci siamo resi conto che avevamo bisogno di migliorare il portale attraverso cui i nostri dealer effettuano ordini e analizzano le proprie esposizioni in dare e avere. Serviva uno strumento più sicuro e al tempo stesso più veloce: la piattaforma che utilizzavamo per ricevere i pagamenti era spesso inadeguata, in primo luogo per i tempi legati al perfezionamento delle transazioni, e poi perché capitava che il sistema registrasse l’identificativo di un bonifico erogato senza che il denaro fosse stato effettivamente trasferito. Intesa Sanpaolo, ovvero la banca presso cui ci appoggiamo, ha svolto un ruolo di locomotiva nella identificazione della soluzione e ci ha così proposto MyBank, assicurandoci che la soluzione avrebbe garantito l’identificazione forte degli utenti, velocità nelle operazioni e irrevocabilità dei trasferimenti. Abbiamo scelto e implementato la piattaforma nel 2013, nel 2014 è stata avviata la fase test e nel 2015 è iniziata l’effettiva operatività.
I risultati?
Oggi ci sono circa 1200 ragioni sociali affiliate, il 38% dei nostri dealer ha già aderito alla piattaforma e per fine 2015 il target fissato è del 50%. Al 30 settembre avevamo registrato 18 mila transazioni, con un ticket medio di 1900 euro. Con MyBank il flusso che riceviamo a livello telematico dà automaticamente certezza dell’incasso effettivo: quando il sito si aggiorna evidenziando le informazioni sull’arrivo dei pagamenti siamo in grado, anche senza effettuare verifiche sul conto corrente, di sbloccare nuovi ordini. Questo si traduce in un risparmio di due-tre giorni sui tempi che occorrevano prima per svolgere le operazioni di controllo. Il vantaggio è duplice: se i dealer possono effettuare più in fretta nuovi ordini, il nostro lavoro oggi consta meno di attività di data entry e più di sviluppo strategico sulle esigenze finanziarie dei partner. Inutile dire che il cash flow è migliorato sensibilmente. Dati questi ottimi risultati, pensiamo che il 2016 sarà l’anno dell’apertura al consumer.
Sembra tutto così semplice. Cosa frena l’adozione di massa di sistemi del genere?
Molti gruppi bancari non hanno ancora colto questa opportunità. Alcuni istituti la vedono come un’alternativa al classico bonifico, senza comprendere il nesso con tutto quello che si può ottenere al di là del migliore flusso finanziario, soprattutto sul piano dell’operatività. Ma questi benefici stanno diventando sempre più evidenti e riconosciuti, e per le banche ragionare in modo tradizionale può significare perdere clienti, specialmente ora che gli istituti più piccoli puntano sull’innovazione per differenziare l’offerta rispetto ai grandi player e guadagnare vantaggio competitivo lavorando sul valore aggiunto che piattaforme simili riescono a generare.
È possibile dare vita a nuovi modelli di business sfruttando queste soluzioni di pagamento?
Per quanto ci riguarda la risposta è sì, nel momento in cui le si estendono a livello consumer. Nel caso di un carrier il metodo di pagamento è parte integrante della proposizione commerciale, e se il cliente trova una motivazione ancillare rispetto al servizio base che giustifichi la scelta di un operatore al posto di un altro, la percezione nei confronti del marchio può cambiare.
Quanto è complesso implementare una soluzione di real time payment?
Se si dispone già di un’infrastruttura a livello di e-commerce, il processo è abbastanza rapido. Con un minimo investimento, nel giro di due-tre mesi e al netto di qualche aggiustamento sul piano dell’IT, è già possibile avviare la piattaforma in maniera abbastanza indolore. Se si è sprovvisti di funzionalità e-commerce, i tempi inevitabilmente aumentano. Spesso, come ho detto prima, il problema di fondo è riuscire a farsi seguire dalla propria banca, nel momento in cui non dispone già di uno strumento che – le dico francamente – alcuni miei colleghi che lavorano fuori dal SEPA (Single european payment area, ndr) ci invidiano.