Incentivazione al cashless, i lavori al rush finale

Pubblicato il 25 Gen 2016

Domenico Aliperto

Giovanni Miragliotta, Responsabile della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano

Si sono conclusi i lavori preliminari del progetto “Incentivazione dei pagamenti elettronici” condotto dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano insieme ad alcuni dei principali attori del mondo delle transazioni cashless. Il ciclo di incontri ha visto i ricercatori del Politecnico confrontarsi con le reali esigenze del mercato per elaborare modelli e strumenti su misura per il contesto italiano, dove il contante è ancora utilizzato nell’87% delle occasioni di pagamento, contribuendo a foraggiare l’economia sommersa e dando vita a costi di sistema che possono essere stimati in una forbice che va dai 40 ai 50 miliardi di euro l’anno.

I lavori, iniziati lo scorso luglio e proseguiti con due tappe (l’11 novembre e il 13 gennaio), culmineranno nella presentazione il 18 febbraio di una strategia di incentivazione, ispirata dalle esperienze estere, adattata al caso italiano e basata su due azioni: uno sgravio fiscale e una lotteria, entrambe legate all’utilizzo della carta di pagamento. La strategia è stata messa a punto con gli input di tutti i partecipanti al progetto: da BPM a UBI Banca passando per il Consorzio Bancomat, la divisione consumer di BPER, Edenred, Ingenico, Intesa Sanpaolo, Mastercard e SIA. Sul fronte delle associazioni di categoria hanno partecipato attivamente al Tavolo di Lavoro ABI, Confesercenti e IEPC (Italian e-payment coalition), mentre il confronto con funzionari dell’Agenzia delle Entrate e dell’Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato ha consentito di validare alcuni aspetti tecnici del meccanismo di incentivazione disegnato.

Scandagliando infatti lo status quo italiano e integrando i risultati della ricerca con le esperienze maturate all’estero (in mercati comparabili con quello tricolore per dimensioni, diffusione del cashless e reddito pro capite) è emerso innanzitutto che i tentativi di incentivare le operazioni elettroniche sono passati nel nostro Paese specialmente per obblighi di legge riservati agli esercenti e operazioni spot promosse da privati nei confronti dei consumatori. In altre nazioni, invece, per l’appunto le lotterie e gli sconti Iva promossi dai governi centrali hanno favorito in alcuni casi veri e propri cambiamenti culturali, il più delle volte grazie ad azioni congiunte o coordinate che ne hanno moltiplicato gli effetti.

La situazione italiana, però, è piuttosto particolare. Nonostante l’evidenza dei vantaggi apportati da un ipotetico allineamento dell’uso del cashless alla media europea (40% delle transazioni), le scelte politiche recentemente maturate nel nostro Paese, come l’introduzione della soglia di 3 mila euro per il pagamento in contanti, sembrano andare in direzione opposta. Per questo nel delineare il perimetro degli incentivi, l’accento è stato posto innanzitutto sul ritorno per il consumatore finale, vero motore della trasformazione. Anche perché «gli esercenti godono già di vantaggi misurabili grazie all’utilizzo della moneta elettronica, soprattutto sotto il profilo della possibilità di innovazione del business», spiegano Giovanni Miragliotta e Valeria Portale, coordinatori della ricerca (svolta con la collaborazione di Ilaria Faiella) e del tavolo di lavoro. «Non vogliamo credere che il pagamento elettronico sia solo funzionale alla caccia all’evasione, sarebbe per questo progetto una missione sbagliata oltre che fuori giurisdizione del Politecnico, che si pone come orchestratore di competenze, e non come specialista fiscale. Per noi la priorità è lo sviluppo del Paese attraverso l’innovazione dei servizi, ed è per questo che l’enfasi è stata data al card holder: secondo il nostro modello, con l’aiuto dei nostri interlocutori e dell’azione politica, la user experience potrebbe diventare più efficace, e gli incentivi, se opportunamente somministrati, verranno ripagati automaticamente».

Ma diventa indispensabile puntare anche sull’aspetto comunicativo, questo perché l’iniziativa si rivelerà davvero efficace solo se attuata in tempi brevi. «Nel giro di dieci anni – tra registratori di cassa connessi, millennials che avranno maturato potere d’acquisto e diffusione di massa del mobile payment – qualsiasi forma di incentivo perderà efficacia», precisa Miragliotta. «Il momento di proporlo è adesso: è una questione di tempismo e, se riusciremo a cogliere l’attimo, in capo a un biennio potremmo ridurre sensibilmente il gap che ci separa dal resto dell’Europa, sia sul piano dell’utilizzo degli strumenti cashless sia, conseguentemente, su quello del gettito fiscale».

Per saperne di più, come anticipato, bisognerà aspettare il 18 febbraio, quando in occasione della presentazione della Ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce verranno comunicati anche i risultati del progetto “Incentivazione dei pagamenti elettronici”, a cui saranno dedicati una tavola rotonda con i partner dell’iniziativa, un confronto con le istituzioni e un keynote tenuto da Niklas Arvidsson, docente dell’università di Gothenburg e attivo nel gruppo della Cashless society. A questo link è possibile trovare maggiori informazioni oltre al form da compilare per iscriversi al convegno.

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