Roberto Garavaglia
A distanza di meno di venti giorni dalla SEPA end-date, la Commisione Europea ha diffuso una proposta di variazione del Regolamento (UE) 260/2012 (il c.d. “Regolamento End Date SEPA”) che, come noto, prevede l’obbligatorietà d’impiego degli strumenti SEPA, dal prossimo 1° febbraio.
La modifica, si apprende leggendo il comunicato, è finalizzata ad estendere sino al 1° agosto 2014, il periodo nel quale i prestatori di servizi di pagamento (banche, istituti di pagamento…) potranno, per garantire l’operatività e riducendo con ciò al minimo un effetto potenzialmente considerato disruptive , continuare ad utilizzare i sistemi di pagamento e incasso nazionali pregressi.
Sebbene, infatti, il tasso di migrazione ai nuovi strumenti SEPA, costantemente monitorato dalla Commissione e dall’Eurosistema, abbia registrato negli ultimi mesi un costante incremento, raggiungendo a novembre 2013 il 64,1% per l’SCT (bonifici) e il 26% per SDD (incassi), si è ancora ben lungi dal poter ritenere che il 100% sia un obiettivo realisticamente traguardabile per il 1° febbraio 2014.
Laddove pertanto, sostiene la Commissione, non venisse realmente differito il termine di un ulteriore semestre, il blocco degli strumenti non (ancora) conformi alla SEPA, produrrebbe serie difficoltà per tutti gli stakeholders che non fossero ancora pronti; in particolare le imprese (grandi fatturatori e piccole-medie imprese), sarebbero pesantemente impattate, vedendosi bloccati i propri incassi / pagamenti.
Pur mantenendo la data originaria come valida, la concessione di un periodo transitorio esteso sino al 1° agosto 2014, permetterebbe (questo, almeno, è l’auspicio della CE) alle banche e agli istituti di pagamento, di convenire con i propri clienti una modalità duale di gestione dei flussi non ancora conformi, che, tuttavia, avrà termine non più procrastinabile, allo scadere dei 6 mesi addizionali.
La proposta di modifica del Regolamento per diventare effettiva richiede l’approvazione del Parlamento Europeo e del Consiglio Europeo, chiamati a legiferare per tempo (ossia entro il 1° febbraio 2014). Qualora non venisse promulgata entro tale termine, la Commissione propone l’applicazione della retroattività, a far data 31 gennaio 2014.
La Banca Centrale Europea e l’Eurosistema, nella stessa giornata del 9 gennaio, ha diffuso un comunicato con cui, preso atto della richiesta della Commissione, preme per il mantenimento della data di migrazione obbligatoria al 1 febbraio 2014. Coerentemente con tale indicazione, la Banca d’Italia sottolinea il 13 gennaio 2014 “l’urgenza e la necessità che tutte le categorie di soggetti coinvolti – prestatori di servizi di pagamento, utilizzatori, gestori di infrastruttura, fornitori di servizi tecnologici – compiano ogni sforzo ed accrescano ulteriormente l’impegno per rispettare la scadenza del 1° febbraio secondo i piani già approvati”.
A che punto siamo con la migrazione alla SEPA nell’Eurozona
Ma qual è la situazione realmente “contingente” in cui versa la migrazione agli strumenti SEPA nei paesi che hanno adottato l’Euro?
Dal “Second SEPA Migration Report” diffuso dalla BCE – Eurosistema nel mese di ottobre 2013, ho evinto ed elaborato alcuni dati che propongo sinteticamente in questo articolo, fotografando a settembre 2013 lo stato di avanzamento lavori.
Per quanto concerne l’SCT (SEPA Credit Transfer), Slovenia, Finlandia, Lussemburgo Slovacchia, hanno praticamente completato il processo, mentre Grecia, Cipro, Francia, Belgio e Spagna si attestano ad una percentuale, che vede circa il 50% dei bonifici effettuati con strumenti SEPA compliant; Austria, Paesi Bassi, Portogallo e Italia procedono con percentuali leggermente inferiori (comprese tra il 20% ed il 50%), mentre Germania, Estonia, Irlanda e Malta sono sotto il 20%.
Per quanto attiene l’SDD (SEPA Direct Debit), la situazione è decisamente peggiore. Solo la Slovenia, con una percentuale molto prossima al 100%, è seguita (ad ampia distanza) da Grecia (circa il 60%), Belgio (circa il 20%) e Austria (circa il 15%); le restanti nazioni si attestano a percentuali tristemente quantificabili in singole unità di punto percentuale.
Sul fronte di una disamina qualitativa, l’Eurosistema monitora un set di indicatori del livello di preparazione alla SEPA, riferito sia ai Prestatori di Servizi di Pagamento sia alle imprese ed alla Pubblica Amministrazione.
Al terzo trimestre del 2013, la situazione era così rappresentata.
Per i Prestatori di Servizi di Pagamento, Belgio, Germania, Grecia, Spagna, Francia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, Finlandia, registrano un livello di preparazione più che soddisfacente, ossia hanno completato i processi preparatori per entrambi SCT e SDD core (per l’SDD core fanno eccezione Francia, Portogallo e Slovacchia, che si attestano ad un livello di preparazione inferiore ma pur sempre in progress ed atteso al rispetto delle scadenze).
Spagna, Irlanda, Italia e Cipro, mostrano per entrambi SCT e SDD core, un livello di preparazione inferiore rispetto alle precedenti nazioni (anche se in progress ed atteso al rispetto delle scadenze) con la sola eccezione della Spagna che, per quanto attiene il solo SDD core, si trova in situazione assai peggiore.
Per le imprese, gli indicatori riferiscono alle seguenti categorie: grandi fatturatori (come gli operatori telefonici o le utilities), Pubblica Amministrazione, piccole-medie imprese.
Si ha, dunque, che, per i grandi fatturatori , solamente Paesi Bassi ha concluso con successo il processo preparatorio per entrambi SCT e SDD core, mentre per Belgio, Lussemburgo, Portogallo e Finlandia, ciò è vero solo per l’SCT (per SDD core la situazione è in progress ed attesa al rispetto dei termini).
Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Malta, Austria, Slovacchia, dimostrano per entrambi SCT e SDD core, un livello di preparazione inferiore rispetto alle precedenti nazioni (anche se in progress ed atteso al rispetto delle scadenze), con le seguenti eccezioni valide per il solo SDD core: Germania, che si trova in situazione assai peggiore e Slovenia che, in inversione di tendenza, ha concluso con successo il processo preparatorio (per Estonia e Finlandia i dati relativi al SDD core non sono stati analizzati).
Per quanto concerne la Pubblica Amministrazione, solamente Portogallo e Slovenia hanno concluso con successo il processo preparatorio per entrambi SCT e SDD core, mentre per il Belgio, la Francia, Cipro, il Lussemburgo e la Finlandia, ciò è vero solo per l’SCT.
Irlanda, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Austria, dimostrano per entrambi SCT e SDD core, un livello di preparazione inferiore rispetto alle precedenti nazioni (anche se in progress ed atteso al rispetto delle scadenze). Per il solo SDD core, la Germania si trova in situazione assai peggiore rispetto alle precedenti nazioni, mentre per Belgio, Estonia, Grecia, Cipro, Malta, Slovacchia e Finlandia, i dati relativi al SDD core non sono stati analizzati.
Infine, per quanto attiene le piccole-medie imprese, la situazione non è proprio delle migliori.
Nel terzo trimestre del 2013 si ha, infatti, che, per il solo SCT, unicamente il Lussemburgo e la Finlandia hanno completato con successo il processo preparatorio, mentre Belgio, Irlanda, Grecia, Italia, Cipro, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Slovacchia, si attestano a un livello di preparazione inferiore rispetto alle precedenti nazioni (anche se in progress ed atteso al rispetto delle scadenze).
Germania, Estonia, Spagna, Francia, si trovano in situazioni peggiori rispetto alle precedenti nazioni.
Per quanto attiene il solo SDD core, unicamente la Slovenia ha completato con successo il processo preparatorio, mentre Belgio, Grecia, Italia, Cipro, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovacchia, si attestano a un livello di preparazione inferiore rispetto alle precedenti nazioni (anche se in progress ed atteso al rispetto delle scadenze).
Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Lussemburgo si trovano in situazioni peggiori rispetto alle precedenti nazioni, mentre per Estonia e Finlandia i dati relativi al SDD core non sono stati analizzati.
… e il futuro della SEPA?
Il titolo di questo articolo, che ricorda provocatoriamente il film di Warren Beatty del 1978, pone un quesito “euro-esistenziale”: può realmente la migrazione alla SEPA attendere (ancora, soggiungo io)? Ma, soprattutto, cosa potrà accadere se (come è lecito aspettarsi) il legislatore comunitario procederà nella direzione suggerita dalla Commissione il 9 gennaio 2014, promulgando, di fatto, l’emendamento al Regolemento (UE) 260/2012.
In primis, osservo con interesse il rapporto che potrebbe delinearsi fra legislatore e regolatore, laddove il secondo (BCE-Eurosistema), ha chiaramente ribadito che la data finale del 1° febbraio 2014 per il completamento della migrazione alla SEPA, resta pienamente confermata.
Avremo, dunque forse, uno scenario dove, l’eventuale mancato concerto dell’Eurosistema , genererà comportamenti diversi a livello di singoli Stati Membri? Ove così fosse, si andrebbe a minare pesantemente, quello che è il principio ispiratore della SEPA, ossia la creazione di un mercato (Unico) dei pagamenti armonizzato.
A tali interrogativi non possiamo che rispondere auspicando una ragionevolezza (risorsa, questa, di cui raramente si ravvisa un surplus).