Piero Todorovich
L’Italia resta il fanalino di coda d’Europa per quanto riguarda l’uso di Internet e lo sviluppo dell’e-commerce. Questo si legge nei dati di Eurostat presentati in occasione del recente evento InternetDays di Milano, secondo i quali oltre un terzo degli italiani (37%) non usa internet, contro una media europea del 22%. Solo l’11% dei connazionali fa acquisti in rete, contro una media europea del 35%.
Un gap enorme con gli altri Paesi, quindi, che potrebbe dipendere più dalla mancanza di competenze digitali delle persone che dalle carenze infrastrutturali, secondo l’opinione di Roberto Liscia, Presidente di Netcomm – Consorzio del Commercio Elettronico Italiano – e che ha ripercussioni sulla nostra economia. “Con solo il 55% di famiglie che hanno una connessione a banda larga, l’Italia è il fanalino di coda in Europa. Ma il problema sta anche nella bassa percentuale di italiani con competenze informatiche medie, che sono pari soltanto all’11%, che è poi la stessa percentuale di persone che usano correntemente l’e-commerce”.
Cosa frena lo sviluppo dell’e-commerce in Italia
L’e-commerce è un mercato in crescita, con incrementi annui costanti, dal 2009 a oggi, nell’ordine del 17-19%. Il gap tra utilizzatori di internet (63% della popolazione) e chi oggi acquista online fa ritenere che ci siano ancora ampi margini di crescita.
Dai dati Netcomm ContactLab, l’ostacolo più importante alla diffusione dell’e-commerce è la fiducia dei consumatori nei siti web che offrono i servizi. Molti dichiarano di non voler comprare senza “toccare la merce” (40%), altri hanno timore di non ricevere il prodotto (27%) o che l’eventuale recesso sia complicato (26%). Per molti c’è preferenza a usare il denaro contante (31%) e timore a usare i mezzi di pagamento elettronici online (31%).
Per contro, chi ha sperimentato servizi e-commerce in Italia risulta largamente soddisfatto dell’esperienza. Da dati Netcomm emerge anche come il 91% degli acquirenti online attribuisca al canale e-commerce un voto superiore a 7.
Secondo Liscia è quindi la mancanza di un’adeguata formazione digitale ad aumentare esageratamente i timori dal lato dei consumatori, mentre sul fronte delle figure professionali questa carenza impedisce lo sviluppo di nuovi modelli di business multicanale in grado d’integrare retail fisico e online.
Un altro aspetto interessante che emerge dai dati Netcomm infatti è che l’89% delle persone che navigano online utilizzano Internet per informarsi sui prodotti e confrontare i prezzi. Retail fisico e digitale, quindi, sono sempre più connessi tra loro. Il punto vendita diventa il luogo in cui il consumatore prende contatto e sperimenta il prodotto che succesivamente può decidere di acquistare sul posto oppure online. Ciò che diventa importante è la capacità di coinvolgere e fidelizzare il cliente, fisico o digitale, generando riconoscibilità e fiducia.