Domenico Aliperto
Dopo il debutto di Bitcoin allo stock exchange di Stoccolma ad opera di XBT Provider AB, che ha emesso un ETN in grado di seguire l’andamento della crittovaluta, la Svezia si prepara a inaugurare una nuova porta d’accesso al mondo dei pagamenti innovativi: con un background di investimenti da 10 milioni di dollari, la startup Cryex ha infatti intenzione di creare un sistema controllato dal Garante nazionale per il collegamento tra la finanza tradizionale e il mondo delle valute digitali.
Chi pensa che si tratti dell’iniziativa di qualche misconosciuto broker appassionato di operazioni speculative sulle monete virtuali si sbaglia di grosso. Alle spalle di Cryex ci sono infatti nomi di primaria grandezza nel firmamento del venture capital internazionale, a partire da White Star, Northzone e Neonet. Tra gli executive al timone di Cryex c’è per l’appunto Simon Nathanson, ex uomo forte del Nasdaq e CEO di Neonet, che ha presentato la sua nuova creatura dichiarando che “possiede un modello unico e tutti gli elementi necessari al posto giusto: un’architettura di stampo finanziario e partner tecnologici, un team esperto e un nutrito numero di investitori strategici di alto profilo provenienti dal settore della finanza”. Anche Eric Martineau-Fortin, managing partner di White Star Capital, ha espresso la propria soddisfazione nell’essere “coinvolti nello sviluppo di una soluzione davvero innovativa, in cui la tecnologia Blockchain incontra forme di compravendita più tradizionali in un ambiente regolato, finalmente attraendo le istituzioni finanziarie verso l’ecosistema delle valute digitali”.
Ma le novità in Nord Europa non finiscono qui, e soprattutto non riguardano solo il mondo borsistico e dei broker di professione. Il governo danese sta infatti valutando l’ipotesi di portare la guerra al contante alle estreme conseguenze, con una legge che darebbe il diritto ai ristoranti e ad alcune categorie di esercizi commerciali (dal fashion retail alle stazioni di rifornimento di carburante) di rifiutare i pagamenti in banconote e monete. Se un’iniziativa del genere, proposta in un Paese come l’Italia, genererebbe il panico tra decine di associazioni di categoria e di consumatori, in Danimarca è stata accolta dalla Camera di Commercio locale con grande entusiasmo. Finansradet, associazione lobbistica che riunisce industria e finanza danesi, addirittura esulta sottolineando come il provvedimento abbatterebbe per gli esercenti i costi legati alla sicurezza e al trasferimento del denaro fisico. Per molti cittadini, infine, nel caso in cui la legge fosse approvata dal Parlamento, non cambierebbe granché. Circa un terzo della popolazione danese infatti utilizza già MobilePay, la app ufficiale fornita da Danske Bank, per effettuare transazioni mobile di prossimità. Non a caso, la Danimarca è insieme alla Svezia, alla Norvegia (dove c’è la concreta possibilità che entro il 2020 il cash scompaia del tutto) e alla Finlandia (dove i Bitcoin sono riconosciuti come servizio finanziario e tassati in qualità di commodity) uno dei Paesi leader a livello mondiale per l’adozione di pagamenti innovativi.
Per ora, comunque, si tratta solo di un’ipotesi, che se dovesse trovare attuazione imporrebbe il nuovo regime a partire dal prossimo anno, escludendo fruttivendoli, farmacie, uffici postali, studi medici e dentistici. Che, a differenza di quanto succederebbe in Italia, probabilmente si stanno chiedendo per quale ragione è toccata loro questa ingiustizia.