SisalPay: grazie all’ecosistema si affronta la rivoluzione dei pagamenti digitali

Uno studio del Politecnico di Milano conferma la tendenziale crescita degli strumenti alternativi al contante. Francesco Maldari, Responsabile Payments & Services di Sisal Group, racconta la strategia per affrontare questa svolta

Pubblicato il 26 Mar 2019

Francesco Maldari, Responsabile Payments & Services di Sisal Group

Nel 2017 gli italiani hanno acquistato beni, servizi e pagato tributi per complessivi 654 miliardi di euro: è quanto emerge da un apposito studio dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, sponsorizzato da SisalPay. L’aspetto più rilevante è che la ricerca conferma il trend in atto della progressiva affermazione degli strumenti cashless: il 52% del transato viene ancora regolato in contanti, ma la flessione tra 2016 e 2017 è evidente (-2,9%), mentre è ancora più accentuato il progresso delle transazioni effettuate attraverso carte di pagamento e wallet (+11,4%, per complessivi 220 miliardi di euro).

SisalPay: ecco perchè avanza il contactless

Maldari
Francesco Maldari, Responsabile Payments & Services di Sisal Group,

Quali sono le implicazioni di questa continua avanzata per gli operatori che hanno quotidianamente a che fare con il mondo dei pagamenti? PagamentiDigitali.it ne ha parlato con Francesco Maldari, Responsabile Payments & Services di Sisal Group, realtà che attraverso il proprio brand dei servizi di pagamento SisalPay può vantare oltre 40.000 punti vendita sul territorio nazionale e una serie di applicazioni e servizi per la digitalizzazione dei pagamenti. “Abbiamo promosso questo studio indipendente del Politecnico in modo da avere un quadro definito sullo stato del mercato dei pagamenti nel nostro Paese, un settore che sta conoscendo diversi cambiamenti sia dal punto di vista regolamentare che tecnologico. Sostanzialmente la ricerca conferma quanto riscontriamo quotidianamente: in Italia assistiamo a una decisa crescita delle transazioni effettuate attraverso sistemi alternativi al contante, di tipo cashless. Parliamo delle carte, ma anche dei nuovi servizi di pagamento, a partire dal mobile. Attualmente il nostro transato cashless è arrivato a contare per circa il 30% del totale del nostro giro d’affari sui pagamenti. Il contante tuttavia continua a essere lo strumento di pagamento più utilizzato per i micro-pagamenti, su cui le recenti evoluzioni tecnologiche e normative potranno agevolare nei prossimi anni un’ulteriore fase di transizione dal contante. Un’area decisiva quella dei micropagamenti che attori come noi, indirizzano tramite nuovi strumenti digitali di pagamento. Ma non solo: queste nuove tecnologie, coniugate alla diminuzione di offerta di sportelli bancari, stanno favorendo la progressiva affermazione di modelli di proximity banking, in cui grazie a nuove applicazioni digitali è possibile coniugare le attività di pagamento con semplici operazioni da “sportello bancario”, come ad esempio il versamento sul proprio conto.

Un modello di business fondato sul dato

La diffusione degli strumenti digitali alternativi alle classiche carte di credito, oltre che dall’evoluzione tecnologica, è favorita dalla presenza di costi decisamente più bassi per gli esercenti rispetto agli ormai tradizionali Pos. Quindi naturalmente la domanda che viene da farsi è: come possono essere sostenibili questi strumenti da un punto di vista del business? “Il tema vero è che ci sono dei modelli di business che si stanno sviluppando nei quali la fonte di profitto non è tanto il ricavo transazionale, quanto l’utilizzo delle informazioni relative alle transazioni. In questo senso viene incontro la PSD2, che apre le porte ai PISP (Payment Initiation Service Providers) e agli AISP (Account Information Service Providers), i quali possono interloquire con i titolari di un conto, al fine di offrire tariffe e servizi più convenienti. È chiaro che per questi soggetti l’informazione, il dato in sé, diventa l’aspetto di più importante”.

Una politica chiara nei confronti del mondo b2b

SisalPay, dal canto suo, procede nel mondo dei pagamenti digitali con una doppia politica, da una parte nei confronti delle migliaia di esercenti affiliati, dall’altra verso i consumatori finali. “Ai nostri clienti b2b, a partire dallo scorso anno, abbiamo iniziato a offrire delle soluzioni cashless innovative con delle caratteristiche particolari: nei nostri esercizi convenzionati, che sono tipicamente bar, tabacchi ecc, ovvero di norma quelli più restii all’accettazione dei pagamenti cashless, abbiamo proposto dei servizi di acquiring con una tariffazione flat. Questo significa che si paga un certo tanto a prescindere dalla tipologia di strumento di pagamento utilizzato. Inoltre l’esercente paga solo il costo del servizio e non ad esempio il Pos (che gli viene fornito da noi) o altri costi legati alla rendicontazione. Che senz’altro costituiscono una barriera all’utilizzo di questi strumenti digitali innovativi”.

Il modello proximity banking

Per quanto riguarda il versante consumer, SisalPay da un lato propone soluzioni che abilitano la digitalizzazione dei servizi, in particolare attraverso la propria app, ma anche attraverso nuove piattaforme di pagamento cashless, come la applicazione Bill: “Bill, il nuovo sistema di pagamenti digitali che punta a diventare il “portafoglio” virtuale degli italiani, è di fatto il primo modello di proximity banking digitale in Italia: ovvero si configura come la prima piattaforma di digital payment che è possibile ricaricare anche in contanti presso gli esercenti SisalPay. Un aspetto particolarmente importante in un momento in cui le filiali bancarie tradizionali si stanno riducendo e i cittadini sono alla ricerca di servizi di questo tipo, che oggi possono essere dunque offerti dai nostri 45.000 punti vendita”. La logica di SisalPay, insomma, è quella dell’ecosistema, che da un lato coinvolge la nutrita rete di esercenti affiliati, dall’altra i partner tecnologici, che aiutano l’operatore a offrire servizi di pagamento basati su standard omogenei e sicuri.

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