La parola d’ordine che lega il mondo delle fintech e quello delle banche oggi “collaborazione”. A confermarlo è la teoria espressa recentemente da Chris Skinner, presidente del Financial Services Club, una delle più importanti reti di rappresentanza per i servizi finanziari in Europa, ripresa da un’analisi del centro studi di Borsadecredito.it. In un suo recente lavoro Skinner suddivide in cinque fasi lo sviluppo del settore.
La prima è la disruption, che in UK è iniziata nel 2005 e si è conclusa nel 2014. “In Italia, invece, i primi esperimenti di portali che hanno provato a disintermediare la finanza datano al 2015 – spiega lo studio – ma molto presto il mood è cambiato e la comunità di start-up FinTech ha capito che doveva lavorare con le banche piuttosto che sostituirle. Allo stesso modo, le banche hanno capito che le start-up FinTech stavano facendo alcune cose interessanti e così hanno iniziato a parlare con loro, a lavorare con loro e a investire in loro.
La fase due è quella della discussione, dal 2014 al 2017 per il Regno Unito: in quel triennio – spiega Skinner – si è concretizzato un atteggiamento diverso che avrebbe portato a forme più strette di partnership tra i due soggetti interessati. “Oggi, incoraggiati da Sandbox regolamentari e investimenti in seed – argomenta – le banche stanno finalmente realizzando che non tutte le start-up FinTech sono una minaccia, e la maggior parte delle start-up FinTech si stanno rendendo conto che non tutte le banche sono stupide”. Questa è secondo l’ufficio studi di borsadelcredito.it è la fase che l’Italia attraversa oggi, “seguendo a ruota il Regno Unito e andando a un ritmo molto rapido. Da giugno infatti, all’interno del Decreto Crescita, è stato introdotto il concetto della Sandbox, che consente alle startup del FinTech di avere uno spazio limitato entro cui agire in deroga alle regole di base per sperimentare e portare a regime i propri modelli di business e/o la propria offerta in tempi più rapidi e in maniera più efficace, andando avanti per prove ed errori”.
Nel 2017 poi in Uk è iniziata la fase della collaborazione, che si protrarrà, secondo Skinner, fino al 2022. Dalla voglia di far scomparire le banche, alla presa di coscienza da entrambe le parti, che esistono ampi margini di cooperazione per la creazione di vere e proprie partnership. A seguire sarà il momento dell’integrazione e infine la fase 5, quella del rinnovo, da cui nascerà il FinTech 2.0, “in cui la finanza scorrerà sulla rete poiché sarà completamente integrata come un sistema semplice, senza interruzioni, abilitato a Internet, globale e in tempo reale”.