Il Salone dei pagamenti 2020, che si sta concludendo in queste ore nella sua prima edizione completamente virtuale, è ruotato intorno a tutta una serie di argomenti chiave per il futuro del settore: l’open banking, l’economia dei dati e i nuovi servizi digitali, l’open innovation e le nuove tecnologie, la direttiva PSD2, la rivoluzione dell’euro digitale, il piano cashback del governo e altro ancora. Tutti argomenti che sono stati affrontati da esperti e professionisti del settore in occasione delle numerose tavole rotonde e workshop della tre giorni (tra cui quella in programma venerdì 6 novembre alle 14, moderata dal direttore di Pagamenti Digitali Mauro Bellini) e che saranno affrontati da Pagamenti Digitali con ulteriori approfondimenti nel corso dei prossimi giorni. Le implicazioni tecnologiche dei Pagamenti digitali sono state messe in luce da Antonio Patuelli, presidente di Abi, l’Associazione Bancaria Italiana: “Abbiamo già vissuto una rivoluzione: fino all’Ottocento il denaro era solo metallico. Da metà del secolo si è passati alla carta moneta. Dopo un secolo e mezzo abbiamo avuto la rivoluzione dei pagamenti elettronici e digitali. I cambiamenti sono continui e il mondo bancario ha contribuito, sta contribuendo e contribuirà in maniera efficiente a questa innovazione. Stiamo vivendo una fase di cambiamenti accelerati dal Covid – aggiunge Patuelli – e i pagamenti elettronici si sono rivelati più che all’altezza, non solo per le attese ma anche negli imprevisti. I presupposti alla base dei pagamenti elettronici sono la scelta libera, l’efficienza, i costi assolutamente bassi, che in Italia sono sotto alla media europea. Ma c’è soprattutto la trasparenza: dove c’è un pagamento elettronico non c’è il nero, non c’è un abuso, non c’è evasione fiscale né riciclaggio. E vale anche il reciproco, perché dove c’è riciclo, abuso ed evasione non c’è il pagamento elettronico con la bugia che manca la linea o è rotto il Pos”. Nel corso del suo intervento Patuelli ha anche delineato le prospettive dell’e-payment: “Il futuro dei pagamenti elettronici è l’ampliamento del loro utilizzo e della concorrenza di mezzi e servizi. Questo, chiaramente, in una società aperta che favorisce la concorrenza, la competizione e l’innovazione. Il primo bacino di società aperta è l’Unione europea, che è la nostra casa dell’economia e della libera circolazione, nonostante il Covid. I pagamenti elettronici, e in particolare le carte che abbiamo – prosegue – sono una specie di passaporto economico e finanziario per girare il mondo”.
L’impatto della Psd2
La digitalizzazione del settore passa anche da cambiamenti normativi: non a caso un altro tema di discussione è stata la PSD2, la direttiva europea che ha aperto la strada alla rivoluzione dell’Open Banking. “La direttiva PSD2 – ha detto il Direttore Generale di Abi, Massimo Sabatini – è la madre dell’open banking e del nuovo paradigma che l’accesso aperto ai dati sta affermando, non solo nell’innovazione degli strumenti e dei servizi finanziari, ma anche nell’evoluzione della relazione con i clienti e con gli altri operatori. Il prossimo passo è estendere il concetto di accesso aperto ai dati, avviato e regolato nell’ambito dei servizi di pagamento, a tutti i settori economici del mercato unico digitale. Per sviluppare un’economia basata su dati aperti e interoperabili, in cui tutti gli attori possano scambiare in modo reciproco e paritetico i dati di cui dispongono, con l’obiettivo di offrire servizi nuovi e sempre più evoluti a vantaggio dei consumatori e delle imprese”.
L’impatto delle Stablecoin
Un altro tema caldo nel mondo dei pagamenti digitali è quello delle criptovalute, le monete digitali alternative che stanno progressivamente trovando applicazione in numerosi contesti. In questo ambito, in particolare, si sta parlando recentemente di Stablecoin, come ha messo in luce l’intervento di Fabio Panetta, Membro del Comitato esecutivo della BCE, al Salone dei Pagamenti 2020. “Le stablecoin sono attività digitali concepite per minimizzare le fluttuazioni del loro valore rispetto a una singola valuta o a un paniere di valute. A tal fine, gli emittenti di stablecoin di norma si impegnano a detenere un portafoglio di “attività di riserva” composto da valute o titoli, a valere sul quale le stablecoin possono essere rimborsate o scambiate. Le stablecoin sono divenute oggetto di accese discussioni lo scorso anno, quando il gigante tecnologico Facebook e i suoi soci hanno annunciato Libra, la loro stablecoin globale (…). Le stablecoin globali possono concorrere al progresso nel campo dei pagamenti, ad esempio contribuendo a rendere più efficienti i pagamenti transfrontalieri e le rimesse internazionali (..) Le stablecoin possono però generare rischi di natura sia sociale sia economica. Ad esempio, un modello di attività data driven può dar luogo a un utilizzo improprio di informazioni personali a fini sia commerciali sia di altra natura, mettendo a repentaglio la privacy e la concorrenza, a danno soprattutto dei cittadini più vulnerabili. Inoltre, la diffusione di stablecoin facenti capo a operatori esteri potrebbe rendere il mercato europeo dei pagamenti dipendente da tecnologie sviluppate, gestite e disciplinate altrove. Ciò potrebbe rendere meno agevole la tracciabilità dei pagamenti nell’ambito della lotta al riciclaggio di denaro, al finanziamento del terrorismo e all’evasione fiscale”.
Oltre ai temi tecnologici e normativi del mondo dei pagamenti, al Salone dei pagamenti non sono mancati i riferimenti all’attualità finanziaria, in primis alla recentissima integrazione annunciata tra Nexi e SIA. “Nel mondo dei pagamenti digitali serve una forte specializzazione e capacità di fare investimenti e questo richiede di avere scala a livello nazionale ma anche internazionale”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Nexi Paolo Bertoluzzo nel suo intervento al Salone dei pagamenti 2020. Il numero uno di Nexi ha evidenziato come nel mondo dei pagamenti digitali la differenza – sia sul fronte dell’innovazione che dell’offerta di prodotti sicuri – sarà sempre più fatta dalle dimensioni degli attori in campo: “Se guardiamo avanti, fra 5-10 anni, avremo 2-3 grandi player paneuropei … e noi assieme a Nets e Sia vogliamo che una di queste piattaforme sia italiana”, ha aggiunto Bertoluzzo.