Vincere la cultura degli alibi tra luci ed ombre dell’innovazione

Pubblicato il 17 Dic 2014

Roberto Garavaglia

Innovative Payments and blockchain Strategic Advisor

Roberto Garavaglia

Roberto Garavaglia, Responsabile Editoriale PagamentiDigitali.it

Julio Velasco, mitico allenatore della nazionale Italiana di pallavolo ai tempi della cosiddetta “generazione di fenomeni”, fu capace di smentire la convinzione venutasi a creare prima del suo esordio in panchina, secondo cui i nostri pallavolisti non riuscivano a vincere, per via dei riflettori che, in campo, accecavano i giocatori. Una vittoria sulla cultura degli alibi, un vizio da cui l’Italia, che scommette sul terreno dell’innovazione dei pagamenti, sembra ancora non essersi del tutto affrancata.

Così Sergio Moggia, Direttore Generale del Consorzio BANCOMAT, nel suo intervento durante l’evento ABI CARTE 2014, ha voluto apostrofare un sentimento, purtroppo ancora piuttosto comune, che non permette al nostro Paese di porsi quegli obiettivi di efficienza, né consente il conseguimento di mete che, altrimenti, sarebbero più concretamente raggiungibili.

Perché molte analisi comparative ci dicono ancora che in Italia si hanno forti chiaroscuri, per cui i pagamenti elettronici crescono, ma a ritmi inferiori a quelli di altri paesi e, soprattutto, continua ad ampliarsi il divario tra l’utilizzo procapite annuo ad esempio delle carte di pagamento, circa 30 operazioni all’anno in Italia, rispetto a quello negli altri paesi UE (86 operazioni con carta all’anno nella media UE)?
Cosa osta, realmente, all’efficace sviluppo di progetti innovativi, che sappiano altresì coinvolgere un significativo numero di utilizzatori e come mai l’innovazione, chiave che genera valore per il cliente, troppo spesso s’intoppa in molte serrature?

Per Laura Cioli, Amministratore Delegato di CartaSI, vi è un problema di “impacchettamento” che si sviluppa in tre declinazioni: INFORMAZIONE e COMUNICAZIONE, occorre saper spiegare, piuttosto che “promozionare”; EDUCAZIONE e FORMAZIONE, interna agli operatori e quanto più possibile pervasiva; CANALIZZAZIONE DELLE ENERGIE, per essere più efficienti ed avere maggiore consapevolezza di riuscire negli intenti (cita l’Islanda come una nazione che ha saputo vincere la sfida del “cashless”), in questo senso “siamo un paese che si crea molti alibi”, sostiene la Cioli.

Per Giuseppe Dallona, Direttore Generale UBI Sistemi e Servizi – Gruppo UBI Banca, nella progettazione di nuovi servizi di pagamento, bisogna però stare molto attenti alla User Experience; l’opportunità sta anche nelle cose semplici ed è necessario ricordarsi che se la tecnologia abilita, di per sé non è bastevole per garantire il successo di un’iniziativa.

Maurizio Manzotti, Amministratore Delegato e Direttore Generale Setefi, sostiene che sia da ricercare un percorso improntato ad una maggiore cooperazione e collaborazione, fra soggetti che, seppure in concorrenza (OTT e istituti bancari, per fare un esempio), possono in realtà sviluppare profittevoli sinergie di tipo “coopetitivo”, fra cui si ascrive l’accordo/intesa che Apple, negli Stati Uniti, ha fatto con le banche, per lo sviluppo di ApplePay.

Per Nicola Cordone, Senior Vice President di SIA, nonostante gli sforzi fatti, forse non si è ancora creato l’ecosistema e, parlando di percezione degli utenti, afferma che si può e si deve puntare ancora molto sulla sicurezza.

Ma, tornando al titolo di questo articolo, l’innovazione nei pagamenti è un processo che, seppur inteso come inevitabile, non può dirsi scevro dall’alternanza di luci ed ombre; un gioco di chiaroscuri nel quale occorre sapersi destreggiare, avendo la capacità di discernere quanto di effimero appare sotto le vesti seduttrici di un Pifferaio Magico, da ciò che invece rappresenta il vero motore dell’evoluzione.

Ed è così che, Camillo Vanesio, Presidente del Comitato Pagamenti ABI nonché Amministratore Delegato e Direttore Generale Banca del Piemonte, nel suo discorso introduttivo alla “due giorni” Romana sulle carte, mette in luce anche il lato più “lunare” dell’innovazione “soprattutto con riferimento alla sicurezza, alla certezza dell’identità, alla tutela della privacy” e non dimenticando il  “tema delle cosiddette Monete Virtuali, che sta catturando sempre più l’attenzione di tutti gli operatori del settore, specie alla luce della rapida crescita del fenomeno in questi ultimi anni” (un tema che nell’evento dell’ABI, ha trovato spazio nel workshop conclusivo).

In conclusione, a giudizio di chi scrive, l’Italia è una nazione che ce la può ancora fare, vincendo sul terreno della competitività e dell’innovazione, se dimostra di volersi realmente affrancare da una “cultura degli alibi”, mostrando saggezza e temperanza nelle proprie decisioni, sia quelle operative sia – soprattutto – quelle politiche. Un paese che, anche nel campo dei pagamenti digitali, può brillare di luce propria, ritrovando fiducia nelle proprie eccellenze e (per dirla alla Benigni) … ricordandosi del futuro.

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